XXVI: Until you kissed my lips and you saved me

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"You kissed my heart                                            before you even touched me."                           -Elise

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Lilith's pov

Fuoco.

Quanto male può causare. Quanto bene può dare.

Distrugge, riduce in cenere. Riscalda, cura.

Pericoloso, imponente.

Dannoso e allo stesso tempo importante per la vita e l'umanità.

Il suo colore caldo e forte mi appare davanti, anche mentre attraverso il corridoio silenziosamente.

Percepisco ancora il suo calore sul viso, così come sento ancora il suo odore addosso dopo aver passato le ultime due ore a fissarlo mentre i vigili del fuoco ponevano fine alla sua immensità.

Entro nella grande camera da letto di Theodore, immersa nell'oscurità, fatta eccezione per le luci della città che entrano dalle grandi pareti di vetro.

Senza soffermarmi, mi dirigo al bagno collegato alla stanza ed inizio a spogliarmi, lasciando gli indumenti su un angolo del pavimento.

Theodore ha voluto che io e le mie amiche ci fermassimo nel suo attico per la notte, e mandandomi in camera sua, dicendomi di fare "come se fossi a casa mia", prima di entrare in una grande stanza al piano di sotto, seguito da Timmy, Ter, Ty, Archer , il Signor Johnson, suo padre, suo zio e un agente dei vigili del fuoco.

Lasciando Leroy, il capo della squadra di sicurezza a controllare tutti gli ingressi dell'edificio.

Seguendo la signora Grace Candice e Miranda sono andate in una stanza e Shirley in un'altra.

Mentre io, seguendo il ricordo della volta che sono stata qui, sono andata nella direzione opposta, senza dire una parola.

Immersa nell'inquietudine che mi abbraccia da tutta la sera, mi infilo sotto il getto d'acqua calda, chiudendo gli occhi.

Ripenso al momento d'ansia che ho avuto prima di iniziare a salire sulle giostre, l'adrenalina provata grazie alle varie attrazioni.

Sento nel petto l'incanto provato durante lo spettacolo della fontana. E il mio corpo si riscalda ricordando quello che è successo dopo.

Fino al momento in cui l'inquietudine provata prima è diventata realtà.

Dopo una lunga e interminabile attesa, che speravo venisse interrotta da Theo, chiudo l'acqua ed esco dalla doccia, strizzando i capelli in un asciugamano che poi mi avvolgo addosso.

Ritorno nella camera ancora buia, e apro il cassettone del mobile, prendendo un paio dei suoi boxer e una maglietta bianca.

Piego l'asciugamano e lo lascio su una poltrona, per poi sdraiarmi sul grande letto.

Mi volto a guardare il cielo, ed inizio a contemplare la luna nell'attesa che lui arrivi in camera.

Tutto il peso della giornata mi culla insieme alla tenue luce proveniente da una New York ancora sveglia, nonostante l'ora tarda. E mentre immagino quello che staranno facendo le persone ancora sveglie, nei grattacieli lontani, ma vicini, le palpebre iniziano a scendere.

Lotto contro il loro bisogno di lasciar fuori il mondo, ma son più forti di me e cado in un regno fatto di fuoco e lettere.

Lettere che bruciano, si sgretolano.

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