III : City of 𝒟𝓇ℯ𝒶𝓂𝓈

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                                                                                                   "Ma a New York,
le possibilità sono infinite."                                                                                
                   -EB Bianco

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Aeroporto di New York, 8 settembre

Lilith's pov

Shirley sfoggia una mascherina blu con sopra ricamate due ciglia bianche che simulano gli occhi chiusi mentre dorme sul sedile accanto al mio.

Fortunatamente sono riuscita a convincerla a lasciarmi il lato del finestrino, altrimenti non solo non avrei visto il cielo intorno a noi, ma avrei pure assistito al suo pisolino, e sentirla mentre e leggermente poggiata su di me basta e avanza.

Guardare l'alba dall'alto di un aereo è inspiegabilmente meraviglioso, ma ammirarla con sfondo i grattacieli di New York è tutta un'altra storia.

Ci sono tre ore, circa, di differenza tra LA e NY, ciò significa che siamo partite all'alba, e atterreremo sempre in sua compagnia.

Gli ultimi giorni sono stati emozionanti, il signor Williams ci ha portate a vedere la Hollywood Walk of Fame, dove ho fantasticoto di trovarci il mio nome un giorno, e girato per negozi, abbiamo passato un giorno intero a mare a Santa Monica, una a Venice Beach, a Malibù e ci ha fatto visitare Disneyland, l'Universal Sudios e ho realizzato il mio sogno di guardare la Hollywood sign con le luci notturne, non siamo saliti, ma è già qualcosa.
È eglio fare tutto a piccoli passi, no ?

«Signori, allacciate le cinture, stiamo per atterrare»ci informa l'hostess.

Christopher, che mi ha più volte ribadito di non voler essere chiamato così, sveglia Shirley scuotendola leggermente dalla spalla, e una volta accertatosi di avere la sua attenzione, ci fornisce i dettagli per la giornata:

«Scesi dall'aereo e fatto i vari controlli, troveremo ad aspettarci in macchina un mio collega, che ci porterà direttamente al campus di Princeton, una volta arrivati ​​lì, vi scorterò fino alla reception per prendere le chiavi dei vostri alloggi, poi ve la vedrete da sole.»

«Un modo elegante per dire "io il mio dovere l'ho fatto, non ho fatto perdere queste due in questi giorni facendo loro da babysitter e ora le abbandono a loro stesse, poco mi importa se si perdono nell'immensità di quel campus. Grazie , molto gentile»commenta ridendo Shirley.

L'uomo la guarda male, sbuffa e fa per rispondere, «Grazie mille, ha fatto più di quello che doveva;anche se ci abbandonerà, le siamo grate Chris.»mi intrometto , gli rivolgo uno dei miei sorrisi più dolci, alchè mi fa un mezzo sorriso e torna ad appoggiarsi al sedile.

Shirley si volta verso di me, ci scambiamo uno sguardo d'intesa e ridacchiamo, ci siamo proprio divertite a fare dei dispetti a questo pover uomo.

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Mezz'ora dopo siamo al ritiro valigie, la caoticità di New York la si vede anche solo qui dentro, le persone corrono, parlano al telefono o tra di loro.
C'è una confusione assurda. Non oso immaginare quello che mi aspetterà fuori.

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