XXVIII: All the stars would shine a bloody red

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(*** e ~~~ sono per i flashback)
(La canzone ascoltatela per lo più nella parte finale del capitolo)

~☪︎~

"È vero, possiamo solo lasciarci guardare.
Ma poi scegliamo noi a quale sguardo appartenere."
~Charles Bukowski

~☪︎~

Seconda parte

Seattle, 01 dicembre

Lilith's pov

Il passato, per quanto passato. Non passerà mai.

Mai davvero, mai del tutto.

Rimarranno sempre dei piccoli frammenti che ci riporteranno involontariamente tra le sue braccia.

Che sia un colore, una canzone, una parola, un profumo o, un paio di occhi.
Un momento.

Il passato sarà sempre presente nella nostra mente inconscia.

E se non riusciamo ad affrontarlo o superarlo, coinvolgerà il nostro presente, e porterà con sé il futuro.

Alcune volte il passato rimane nel presente, perché è il destino a tenerlo per mano.

Ed è proprio il gioco del destino, che mi incanta ogni volta.
Anche ora, mentre guardo l'uomo seduto insieme a Theodore.

«Il mio ex...»

Gli occhi di Candice sono spalancati e lucidi, le pupille dilatate, visibili anche con le luci sfocate del nightclub, non sono solo l'effetto dell'alcool assunto, ma mettono in mostra tutte le emozioni che la mia amica sta provando.

«Cosa sta facendo con Theodore?» Shirley mi guarda mentre ci strigiamo l'un l'altra per poter parlare con più intimità.

Alzo le spalle, «Non ne ho idea, non l'ho mai visto o sentito nominare da lui.»

«Non importa.» Candice prende un bel respiro, «farò esattamente come se nulla fosse, torniamo a ballare.»

E senza dire altro fa ciò che ha detto, prendendo a ballare in modo sensuale a ritmo con la musica.

La guardo un po' preoccupata, ma facciamo tutte come dice.

«Però...» urla Miranda, «Non avevi menzionato quanto fosse bello.»

Trattengo a malapena una risata, perché non ha torto.

Il ragazzo in compagnia di Theodore, è parecchio bello.

Torno a guardarli, concentrando la mia attenzione su Cameron per capire se mentre guardava nella nostra direzione ha notato Candice.

Una vibrazione mi scuote il ventre e stringo le gambe.

Controllo le mie amiche, per vedere se si sono accorte del modo in cui sono sobbalzata e, fortunatamente, le trovo a ballare senza prestare attenzione a ciò che le circonda.

I miei occhi corrono verso Theodore, e mi porto una mano al petto come a sostenere il cuore che ha preso a battere con più forza.

Deglutisco cercando gli occhi di Theo, che però non riesco più a scorgere.

Nè lui, né l'uomo in sua compagnia, si trovano più sugli sgabelli nell angolo bar.

La vibrazione tra le cosce aumenta, facendomi mancare il respiro.

Smetto di muovermi per concentrarmi a non emettere nessun verso che possa tradirmi.

Mi guardo in torno, quasi pronta a cedere e implorarlo di porre fine alla mia calda tortura.

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