Capitolo 25

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Quando arriviamo all'aeroporto di Milano, ormai è l'una di notte. Siamo tutti abbastanza stanchi a causa del viaggio, anche se siamo riusciti a dormire un po' durante il volo.

Carlos si stropiccia gli occhi, iniziando a trascinare la sua valigia verso l'uscita. "Odio i viaggi di notte" borbotta "Mi rovinano il sonno e per riprendere il ritmo ci metto una vita" continua, facendomi sorridere.

"Non preoccuparti, Carlito" dico, girandomi a guardarlo "Domani potrai recuperare un po' di ore" lo rassicuro.

Lui annuisce, poi si gira a guardare la mia valigia. "Ti serve una mano, con quella? Sembra pesante" commenta.

"Lo è" mi lamento, facendo una smorfia.

"Dammela dai, la porto io" dice lui, prendendola e iniziando a trasportarla assieme alla sua.

"Grazie" gli sorrido, continuando a camminare insieme a lui.

"Che confabulate, voi due?" cantilena Charles, raggiungendoci arrivando da dietro.

Entrambi ci giriamo a guardarlo. "La sua valigia era troppo pesante e quindi il suo schiavo gliela sta portando" spiega Carlos.

"Ma quale schiavo, smettila!" ridacchio, dandogli un colpetto sulla spalla.

Mi giro di nuovo verso Charles e gli sorrido, avvicinandomi un po' a lui. "Ehi"

"Ehi" mi fa eco "sei riuscita a dormire un po' in aereo?"

"Giusto un paio d'ore" spiego "tu invece hai dormito, ti ho visto. Eri tenero"

Lui ridacchia. "Lo sono sempre, che posso farci" dice ironico, facendo spallucce.

"Oh, sì. E sei anche molto modesto" aggiungo assecondandolo e iniziando a ridere.

Continuiamo a ridere e prenderci in giro mentre finalmente attraversiamo le porte scorrevoli d'uscita dell'aeroporto.

Il sorriso sulla mia faccia, però, si spegne non appena vedo, tra le varie persone intente ad aspettare i loro amici o parenti di ritorno da qualche viaggio, la faccia sorridente di Luca che guarda nella mia direzione.

Mi sento avvampare, quando nella mia mente iniziano a riemergere le scene della mia notte con Charles.

Il panico e l'ansia prendono improvvisamente il sopravvento su di me: non avevo di certo messo in conto di dover parlare con lui ora.

"Ehi, che succede? Hai visto un fantasma?" mi richiama Charles, girandosi verso la mia stessa direzione per cercare di capire cosa stessi guardando.

Vedo anche lui cambiare espressione quando capisce tutto. "Niki, guardami" mi dice, toccandomi il braccio.

Mi giro lentamente e lo guardo negli occhi, con le mani che mi tremano. "Sono una persona orribile, Charles. Lui è stato così carino da venire a prendermi all'aeroporto, nel mezzo della notte, a due ore di macchina da casa, mentre io l'ho tradito senza pormi il minimo problema" sussurro, con gli occhi lucidi.

"Cerca di stare tranquilla, adesso, ok? So che è difficile, ma lui sta venendo verso di te e non penso tu voglia che lo sappia così"

Le parole di Charles mi danno la minima forza per affrontare quel momento. Faccio un respiro profondo e mi giro verso Luca, che ormai è a pochi metri da me.

"Piccola!" esclama, aprendo le braccia.

Vado verso di lui e mi lascio abbracciare. "Ciao" lo saluto con un sussurro, sorridendo.

"Ti ho voluto fare una sorpresa; mi è dispiaciuto troppo andarmene in fretta, domenica" mi spiega "Mi è dispiaciuto anche non essere alla festa. Vi siete divertiti?" mi chiede, con un sorriso.

Le stesse sensazioni di qualche minuto prima minacciano di uscire di nuovo allo scoperto, ma cerco di trattenerle al meglio che posso.

"È stata un po' noiosa, in realtà" sussurro.

"Già, non ti sei perso proprio nulla" aggiunge Charles, avvicinandosi a noi abbozzando un sorriso.

"Oh, ciao" lo saluta Luca sorridendo e facendogli un cenno con la testa.

Non posso reggere a questa scena. Il ragazzo con cui sto e quello con cui l'ho tradito - e di cui sono innamorata - vicini, che parlano.

"Andiamo a casa, piccola?" mi chiede Luca "Avevo pensato che potremmo dormire insieme"

"Luca, io devo parlarti" dico di getto.

Lui aggrotta le sopracciglia. "Che succede?" mi chiede, confuso.

"Nicole, magari è meglio che ne parliate a casa, non credi?" si intromette Carlos, preoccupato.

Io annuisco. "Lo penso anch'io. Andiamo da me, ok? Ti spiegherò tutto" dico, girandomi verso Luca.

Annuisce anche lui, chiaramente confuso.

"Grazie per la valigia, Carlito" lo ringrazio, avvicinandomi per dargli un bacio sulla guancia.

Lui mi accarezza la schiena e mi lancia uno sguardo di incoraggiamento.

"Ciao, Charles. Ci vediamo a lavoro" dico, soffermandomi a guardarlo per qualche secondo in più.

Lui mi guarda negli occhi a lungo prima di rispondermi. "Ciao, capo" dice soltanto.

Carlos e Charles fanno un cenno anche a Luca, dopodiché io e lui ci avviamo verso la macchina.

Luca cerca di prendermi per mano, ma mi irrigidisco. "Nicole, puoi dirmi che cazzo succede per favore?" sbotta, iniziando a gesticolare.

Faccio un respiro profondo, prima di guardarlo negli occhi per la prima volta stasera. "Domenica è successa una cosa" dico piano.

"Cosa?" mi chiede, incrociando le braccia al petto.

"Io-io ho bevuto un po' troppo" confesso.

"Ti sei sentita male?" mi chiede lui, cercando di guardarmi negli occhi.

Scuoto la testa.

"E allora cosa è successo? Parla e basta, cazzo!" grida improvvisamente.

Le sue parole sono seguite da un lungo momento di silenzio assordante. Penso a quale sia il modo giusto per dirglielo, arrivando alla conclusione che in realtà non ce n'è uno giusto o uno sbagliato, quindi devo dirlo e basta.

"Ho fatto sesso con un altro" dico di getto.

Sul suo viso si fa spazio un'espressione profondamente delusa. "Tu cosa?"

"Mi dispiace, Luca, io non so propr-"

"Chi è?" mi interrompe.

"Che importa?" chiedo, con un filo di voce.

"Dimmi chi è, Nicole" mi ordina, duro.

Io non rispondo, cercando di rimandare il più possibile quel momento, ma Luca alza la voce di nuovo. "Mi sto incazzando, Nicole, devi dirmi chi cazzo ti sei scopata" sbotta, serrando la mascella.

"Charles" dico solo "Sono stata con Charles"

Lui mi guarda senza dire una parola per un po', poi si passa una mano tra i capelli e inizia a parlarmi, guardandomi con disprezzo. "Io non ho veramente parole per descrivere quanto mi fai schifo. Mi hai sempre parlato di lui come un semplice collega, e invece volevi scopartelo?! Ci hai pensato almeno un secondo a me, mentre lo stavi facendo?" sputa quasi.

"Lui è un mio collega. Non potevo prevedere questo..." dico in un sussurro.

"Ma potevi evitarlo! Dio, non posso credere che tu abbia preferito uno come lui" urla, alzando le braccia.

"Luca, io-io m-mi sono innamorata di lui" confesso.

Lui mi guarda, sconcertato. "Cosa stai dicendo?" mi chiede, con un filo di voce. "Stai scherzando, Nicole?" si ferma per un secondo, mentre io abbasso la testa.

"Certo che no, non stai scherzando..." si mette le mani tra i capelli, iniziando a camminare avanti e indietro.

"Sparisci" dice categorico "Non voglio più vederti, Nicole, nemmeno per sbaglio"

Lo fisso per qualche secondo, prima di prendere la mia valigia e andarmene senza dire nulla. Cosa potrei mai dire per giustificare un tradimento?

Secret - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora