Capitolo 34

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Mi sveglio controvoglia con la suoneria del telefono di Charles a tutto volume.

"Charles" lo chiamo, mormorando con gli occhi ancora chiusi, ma lui non ne vuole proprio sapere di svegliarsi.

"Charles!" lo richiamo alzando la voce e scuotendogli il braccio.

"Mmmh?" mugugna lui.

"Charles, svegliati. Ti sta chiamando qualcuno" dico, continuando a scuoterlo.

Lui prende il telefono senza nemmeno aprire gli occhi e risponde. "Sì?"

Appena sente la voce dall'altra parte, spalanca gli occhi e si mette seduto sul divano su cui ci siamo addormentati, guardando l'ora dall'orologio.

"Sì. Sì, Andre, arrivo. Cinque minuti, promesso" dice, passandosi una mano sul viso. "Ok, sì, a tra poco" riattacca.

"Ehi" si gira verso di me, guardandomi con un sorriso "Era Andrea, ho fatto tardi all'allenamento" mi spiega.

Annuisco ridacchiando. "È colpa mia, mi sa"

Lui si avvicina e mi lascia un bacio sulle labbra. "Stiamo a cena insieme, stasera?" mi chiede poi, mentre finisce di rivestirsi.

"Certo. Dove?" chiedo, contenta.

"Ti cucino qualcosa io" dice fiero "Vieni a casa mia per le 20:30, ok?"

"Perfetto. Buon allenamento" dico prima di lasciargli un bacio sulla guancia.

Lui mi sorride ed esce velocemente da casa mia.

Mi butto di nuovo sul divano, facendo affondare la testa completamente nel cuscino, e senza riuscire a togliermi il sorriso dalla faccia. Quasi non mi sembra verso che Charles mi abbia detto tutte quelle cose, dopo mesi passati tra discussioni, rancore e incertezze.

Prendo subito il telefono e chiamo Carlos, che come sempre risponde dopo pochissimo. "Nik, che succede?"

"Wooow, amico mio, anch'io sono contenta di sentirti..." lo prendo in giro per il tono con cui mi ha appena parlato.

Lo sento ridacchiare. "Certo che sono contento di sentirti. È che non mi chiami mai a quest'ora, e poi ci siamo visti a pranzo, quindi pensavo ti servisse qualcosa" spiega.

"Volevo solo parlarti di una cosa. Ce la fai a passare a casa mia? O magari ci facciamo una passeggiata" propongo.

"Vengo da te, almeno mi offri un caffè. Ho finito di allenarmi da una mezz'ora e ne ho proprio bisogno" dice, sbadigliando.

"Va bene, allora ti aspetto" dico, subito prima di riattaccare.

—————

"Eccomi, ho fatto prima che ho potuto" dice Carlos, entrando e chiudendosi la porta alle spalle.

Gli sorrido. "Grazie di essere venuto, Carlito"

Lui mi lascia un bacio sulla guancia e si siede su una sedia. "Come minimo, ora pretendo il mio caffè" ridacchia.

"Lo sto preparando" dico, indicando la moka sui fornelli.

"Bene. Allora? Che volevi dirmi?" mi chiede, appoggiandosi con i gomiti sul tavolo e guardandomi.

"Ho visto Charles, oggi" inizio.

Lui aggrotta le sopracciglia. "Ok...?"

"No, Carlos, intendo che ci siamo visti, non che l'ho incontrato per strada" spiego.

Lui strabuzza gli occhi. "Voi due mi farete impazzire" dice, facendomi trattenere una risata.

"Mi ha mandato un messaggio per dirmi che doveva parlarmi. È venuto qui e mi ha detto che Alice lo aveva lasciato perché si è accorta che lui è ancora innamorato di me" gli spiego brevemente, mordendomi il labbro quando dico l'ultima frase.

Carlos non riesce a non ridere, poi si copre la bocca con la mano.

"Perché ridi?" gli chiedo, stranita.

"No, niente. Sapevo già questa cosa di Alice e Charles e mi è venuto in mente un dettaglio" dice, ricomponendosi e trattenendo altre risatine.

Assottiglio gli occhi e inizio a guardarlo male, ma poi decido di andare avanti col racconto. "Comunque, mi ha confessato di non avermi mai dimenticata e di amarmi ancora. E poi anch'io gli ho detto tutto quello che provo"

Lo sguardo di Carlos si fa sempre più desideroso di sapere. "E...?"

"E siamo andati a letto insieme" dico, facendolo sorridere. "L'abbiamo fatto proprio lì, dove sei seduto tu ora" aggiungo prendendolo in giro, indicando la sua sedia.

Lui fa una smorfia e si alza di colpo dalla sedia, guardandomi schifato. "Che cazzo, ma un letto no?"

Scoppio a ridere vedendo la sua reazione, poi lo tranquillizzo. "Sto scherzando, Carlito. Ma se ti fa così schifo, non sederti lì finché non avrò cambiato i copri divano" dico, indicando il divano.

Lui mi guarda male e torna a sedersi sulla sedia.

"Il caffè è pronto" dico, mettendone un po' in una tazzina. "Tieni"

Carlos mette lo zucchero e beve il caffè senza dire niente.

"Ehi?" lo chiamo, aggrottando le sopracciglia. "Che hai? Perché non parli?" gli chiedo.

Lui si gira verso di me e mi guarda dritto negli occhi. "Sono contento per voi, Nik, tantissimo" inizia; gli sorrido. "Ma non ti nascondo che sono un po' preoccupato per entrambi" continua.

Aggrotto le sopracciglia. "Che vuoi dire?"

Lui sospira, poi ricomincia a parlare. "Ne avete passate tante. Questa storia va avanti dai primissimi giorni in cui hai lavorato con lui, e guarda quanto male vi siete fatti a vicenda. Ho solo paura che vi feriate ancora" confessa, abbassando lo sguardo, facendomi sorridere.

Appoggio la mano sulla sua, facendolo di nuovo guardare verso di me. "Carlos Sainz, sei proprio un angelo di amico" gli dico, con tono dolce, alzandomi e andandogli vicino. "Hai ragione, ci siamo fatti tanto male, io e Charles. Però questa volta è diverso, me lo sento. E poi ti prometto che se mai questa storia dovesse andare di nuovo a finire male, avrai tutto il diritto di insultarmi e di dirmi "te l'avevo detto". Questo basta per convincerti?" gli chiedo, con un sorrisetto.

Lui ride e scuote la testa. "Se sei felice tu..." lascia la frase a metà, stringendomi in un abbraccio. "Ti voglio bene, Nik" sussurra contro i miei capelli.

"Anch'io ti voglio bene, Carlito. Non so proprio cosa farei senza di te" dico, stringendolo forte.

"Comunque, il caffè era un po' troppo dolce" mi fa notare, quando ci stacchiamo.

Lo guardo male. "La prossima volta diciamo che te lo prepari e ci metti lo zucchero da solo, allora, mh?"

Lui scoppia a ridere. "Sei la persona più permalosa che conosco"

"Potrebbe essere vero" cantileno, sorridendo. "Mi aiuti a scegliere qualcosa da mettere stasera? Charles mi ha invitata a cena da lui"

Carlos sbuffa. "Sul serio? Non è mica la prima volta, andrà bene qualsiasi cosa metterai! Anche perché poi te la toglierà, lo sai meglio di me" conclude, con un sorrisetto malizioso.

"Ma smettila! Dai, aiutami" insisto ridendo, trascinandolo nella mia cabina armadio per un braccio.

Secret - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora