Chapter three

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Quando mi svegliai la testa mi martellava, per cui mi era difficile aprire gli occhi senza peggiorare le mie condizioni, aspettai a farlo cercando di utilizzare gli altri sensi.

L'odore del prato appena bagnato da un incessante pioggia mi fece venire i brividi, il rumore di quelli che dovevano essere degli zoccoli sul terreno, attirarono la mia attenzione. Il mio corpo premuto contro qualcosa di freddo e duro, mi fece mugolare dalla scomodità che mi dava mentre probabilmente a cavallo venivo cullata ancora un po'. 

Un tuono assordante mi fece saltare dallo spavento, quando avvistai il fulmine schiantarsi vicino quello che sembrava un enorme castello. Il cielo malignava, gli uccelli avvertivano pericolo e l'imponente struttura si ergeva in tutta la sua potenza davanti i miei occhi, i quali non abituati a tanta oscurità faticavano a focalizzarne i dettagli, il terreno fangoso portava tristezza senza un filo d'erba o di qualche fiore selvatico. "vi presento Dregil, Regno dell'oscurità" la voce alle mie spalle mi fece sussultare così tanto, da sbilanciarmi. Prima che potessi cadere la sua mano fasciata da guanti in pelle mi prese al volo riportandomi facilmente al mio posto "immagino siate ancora frastornata dal lungo viaggio. Anche se speravo che il pisolino di otto ore l'avesse aiutata a stare meglio" divincolai il braccio infastidita da quel tocco, non capendo bene chi fosse quest'uomo e che volesse da me. 

Presi a fissare per terra sovrappensiero, cercando di ricordare cosa successe prima che mi addormentassi, la memoria faticava e la testa mi doleva ancora, così non rimase che analizzare l'uomo dall'armatura in piombo. 

Il suo stemma non somigliava a nessuno dei regni vicini alla mia città natale. Nessun Leone, Cervo o Aquila. No non somigliava a nessun animale, quando una folata di vento impetuoso gli levo in alto il mantello scoprendo lo stemma d'improvviso impallidii, la sensazione di nausea mi prese lo stomaco. Quando mi dimenai per liberarmi dalla sua presa caddi da cavallo, misi le mani in avanti, prima di riversare tutto quello che avevo nello stomaco. "Miss si sente bene?" quando vidi il suo viso, d'improvviso tutto si fece più chiaro, lo stemma, i colori che portava, il temporale che sovrastava le nostre teste, ma soprattutto l'imponente castello in pietra.

Valutai la fuga in una terra a me sconosciuta in campo nemico, avrei avuto troppo svantaggio e sarei stata rintracciata in meno di mezz'ora. Pensai di sequestrare il coltellino sulla caviglia dell'uomo, ma notando le sue numerose cicatrici e la sua unica presenza nello scortarmi, pensai saggiamente di non sottovalutare le sue abilità. 

"forza Miss, la stanno aspettando" disse prendendomi il braccio per mettermi di nuovo a cavallo. Sospirai momentaneamente rassegnata e con mille preoccupazioni nella testa non sapendo nulla di quello che stava per accadermi o di quello che mi successe prima di dormire. Porre resistenza con un cavaliere in campo nemico non avrebbe portato a nulla, così decisi di aspettare informazioni, prima di tentare la fuga. Anche se la sensazione di impotenza aumentava all'avvicinarsi del Castello. 

La sensazione di freddo non cesso una volta dentro la struttura, "Mavelin, scorta la signorina nelle sue stanze e spiegale tutto quello che deve sapere" guardai la domestica ben vestita inchinarsi al cavaliere "certo, Sir. Yago" mi fece cenno di seguirla, anche se titubante valutai fosse meno pericolosa dell'uomo, per cui la seguii velocemente. Una volta salite le numerose scale la signora abbastanza anziana iniziò a parlare dal suo principio, "lavoro per questo castello da ormai 40 anni. Devo tutta la mia vita alla famiglia Zayrran, mi hanno accolta che avevo solo otto anni." si voltò di scatto bloccando i miei passi, il suo sguardo d'improvviso serio si rivolse al mio "Non li ho mai delusi, e mai lo farò" il suo avvertimento mi riguardava, ma aspettavo ancora con impazienza spiegazioni "perchè sono qui" prima di rispondermi mi fece entrare in una stanza piccola ma ospitale se non fosse stato per le pareti spoglie e qualche ragnatela " sei stata venduta dai cavalieri del tuo paese, come schiava di guerra per risarcire il nostro sovrano. Ti hanno venduta con il massimo prezzo, quello di una concubina. Vivrai in questo castello finche' non ripagherai con i tuoi servizi  tutti i soldi che gli devi,  fino ad allora benvenuta" per un momento trattenni il respiro, iniziai a tremare dalla paura ricordando la frase che mi disse la serva " non ho idea del perchè tu valga così tanto, ma finche' non sentirò diversamente dal mio padrone, lavorerai sotto il mio comando" annuii sospirando di sollievo "non credere che sia meglio" disse prima di lasciarmi sola nella mia stanza. 

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