uno

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in mano tengo il telefono con il navigatore impostato, con l'altra cerco di spingere la mia valigia che peserà il doppio di me.
nella spalla tengo il borsone di pallavolo.
mi ritrovo nelle periferie di milano, attorno a me ci sono dei palazzi vertiginosi che mi fanno sentire una formica.
sembro una scappata di casa, sono in condizioni indecenti, ma sinceramente poco mi frega.
credo che gli sguardi che mi sono guadagnata da quando ho messo piede nella zona siano dovuti a questo.
vi starete chiedendo, perché sono una vagabonda?
beh, io e la mia migliore amica, viola, siamo state chiamate da una società conosciuta da tutta italia.
siamo entrambe venete e pallavolisticamente parlando siamo giovane, abbiamo entrambe 16 anni.
abbiamo colto l'occasione e concordando con la nostra famiglia e la nuova società ci siamo trovate una casa qui.
non vedo l'ora di iniziare, sono super entusiasta.
dopo aver girovagato metà milano, ho trovato l'appartamento.
suono e subito la riccia di affaccia al terrazzino.
<<ue finalmente sei arrivata, pensavo ti fossi persa>>urlò ridendo.
<<beh, mi sono persa>>risi parandomi gli occhi dal sole con mano destra.
dietro di me sentii un vociare, mi voltai e vidi un gruppo di ragazzi, dato che ero sicura che avessi fatto una figura di merda, perché si, angelica non è angelica senza farle, afferrai il manico del trolley e lo trascinai verso l'entrata dello stabilimento.
le voci diminuirono, quasi scomparirono, ne era rimasta solamente una.
appena arrivo davanti alle scale, mi fermo, le guardo e sospiro.
avevo circa 3 piani da salire avrei dovuto fare di sicuro due giri.
sbuffo, alzo la valigia e con fatica cerco di salire i primi gradini.
che dire, mi facevano male le mani dopo metà rampa  di scale.
avevo il fiatone, necessitavo di prendere un po' di ossigeno.
appoggiai il bagaglio e imprecai sotto voce.
<<ti aiuto?>>domandò una voce proveniente dalle mie spalle.
ciò che videro i miei occhi era favoloso.
un ragazzo sulla ventina, alto, muscoloso, la sua canottiera bianca lasciava intravedere tutto, con i capelli corti, rasati con due tagli.
rimasi zitta per qualche istante, ero rimasta imbambolata a fissare i suoi occhi color nocciola.
<<s-si grazie>>annuii sistemandomi gli occhiali.
mi levò la mano dal manico del trolley e la sollevò.
<<cazzo ma che hai portato?>>domandò retoricamente ridendo.
<<eh tanta roba>>risi imbarazzata.
<<sei nuova, vero?>>chiese rivolgendomi una rapida occhiata.
annuii solamente.
<<immaginavo, una come te qui non durerebbe neanche metà giornata>>inclinò la testa a destra ridendo da solo.

<<a che piano sei?>>domandò affaticato.
<<terzo>>risposi secca.
facemmo una rampa in completo silenzio.

<<come mai qui?>>domandò curioso.
<<beh, perché una squadra di pallavolo mi ha chiamata insieme ad una mia amica, e non essendo di qui, abbiamo dovuto trasferirci>>risposi facendo le spallucce.
<<hai capito>>rise guardandomi negli occhi.
mi sistemai gli occhiali e lo guardai.

finalmente arrivammo davanti al mio appartamento, faceva strano dirlo, io a 16 anni ritrovarmi ad andare a vivere da sola, wow, sembra un sogno.
<<ecco qui>>appoggiò la valigia a terra.
<<grazie>>sorrisi timidamente.
stava per andarsene quando vide un uomo scendere dalle scale, mi continuava a fissare.
il moro lo guardava con sguardo omicida.
rimase lì con me affinché non vide il signore scomparire dalla sua vista.
<<io abito nell'appartamento sotto>>mi sorrise.
<<ok>>annuii.
<<beh, ci si vede>>fece il saluto del soldato strizzandomi l'occhiolino scendendo le scale di fretta.
bussai alla porta e la bionda mi aprì.
<<ho sentito e visto tutto>>mi sorrise.
<<visto?>>corrugai la fronte.
<<si dallo spioncino>>rise forte.
<<cretina!>>le mollai una leggera sberla sul braccio.
entrai ed andai in camera.
<<dobbiamo andare a fare la spesa>>disse lei.
<<prima sprepariamo tutto le valigie e poi andiamo, va bene?>>domandai.
<<si tanto è presto, non sono neanche le 9>>alzò le spalle.
attaccammo della musica a basso volume ed ognuna sistemò le proprie cose.
dopo circa qualche ora, avevamo finalmente sistemato tutto.
colsi l'occasione per fumare una sigaretta, precisamente l'ultima.
aprii la portafinestra che dava sul terrazzino, appoggiai i gomiti sulla ringhiera e me ne fumai una in santa pace.
<<angi, devi smetterla con sta roba, non fa bene, lo sai, se vengono a scoprirlo che fumi ti lasciano a casa>>mi rimproverò la mia amica.
<<cerca una tabaccheria in zona che mi devo prendere un nuovo pacchetto>>gesticolai con la mano nella quale tenevo la sigaretta.

••••

<<bionda, vedi di sbrigarti, non voglio arrivare in ritardo al primo allenamento>>mi infilai le scarpe.
le preparai il borsone dato che si stava ancora vestendo.
<<abbiamo il tram tra 5 minuti>>disse lei tranquillamente.
sbuffai sonoramente e mi avviai verso la porta di casa.
scendemmo le scale di fretta e dato che erano le 20 ed era già scuretto e faceva freddo, alzai il cappuccio e mi coprii le mani con le maniche della felpa.
mi accesi una sigaretta e ci avviammo verso la fermata dell'autobus.

non ho fatto altro che pensare a quegli occhi nocciola.

 ma come cazzo è dura senza di te // sackyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora