cap.4

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sto tornando a casa insieme ad amine.
<<ma alla fine la tipa dell'altra sera?>>domandò dandomi una pacca sul pettorale.
<<fra, non so, non->>mi grattai la testa.
<<sai quando hai quel sesto senso che ti dice che non fa per te?>>chiese corrugando la fronte.
<<si, quel sesto senso che boh, ti fa capire che non funzionerà>>continuai.
lo vedevo che si stava trattenendo dalle risate.
<<ah sami>>mi cinse il collo con il suo braccio.
<<angelica, vero?>>mi guardò sorridendo.
annuii abbassando il capo.
<<ti capisco, anche io sono passato sulla tua stesa situazione>>strofinò un pugno sulla mia testa.
forzai una risata.
<<c'est pas facil, ma passerà>>mi guardò serio.
<<è ormai un anno, amine, un fottuto anno che sono ridotto così>>calciai un sassolino.
<<solo per colpa mia, ora potrei averla qui, con me>> pensai ad alta voce.

passammo davanti ad un campo da basket dove c'erano due ragazzi che stavano giocando a basket insieme.
una rossa ed un mulatto.

potevamo essere stati noi due.

<<beh, dagli errori si impara, no?>>domandò retoricamente.
<<si, hai ragione>>guardai il sole che stava tramontando.
mi asciugai una lacrima velocemente in modo che non mi potesse vedere e ci avviammo verso il bar vicino a casa mia, c'erano i ragazzi che, come ogni pomeriggio si trovavano per la birra delle 17.

<<guarda chi c'è qui>>si alzò in piedi bene.
feci cenno con il capo, salutai tutti e bevvi un sorso di birra.
<<comunque, avete visto quella macchina>>la indicò zaccaria.
tutti rivolgemmo lo sguardo verso il parcheggio.
<<qualcuno sa di chi sia, voglio dire, non l'ho mai vista una così per la zona>>continuò sbuffando del fumo.
<<no>>dissi scuotendo la testa in segno di negazione.
<<boh, vediamo, magari scopriremo chi è il figlio di papà>> rise vale.

parlammo un po' dei nostri impicci, degli album che la maggior parte di noi stava incidendo quando mohamed prese parola.
<<oh, dovete aiutarmi, domani viola compie 18 anni e non so che cazzo regalarle>>spense il mozzicone.
<<tutto okay?>>domandò keta corrugando la fronte.
<<si perché?>>chiese a sua volta.
<<non è mai successa una cosa de genere>>argomentò aziz.
lo mandó a fanculo in tutte le lingue che mohamed conosce.
<<un giorno alla spa, oppure portala da qualche parte, solo te e lei>>proposi.
in realtà questo era il regalo che avevo programmato per il 17esimo di angelica.
<<ci sta>>annuì ridendo.
<<però, se ti posso consigliare, non portarla in chissà che ristorante stellato o cose del genere, a lei basta una pizza>>continuai bevendo un altro sorso di birra.
<<sisi, mi ha fatto storie la prima volta che siamo usciti>>giocherellò con il clipper.
<<beh meglio una così che una che ti usa solo per i soldi, no?>>domandò anas.
<<ovvio, quello è ovvio>>annuì accendendo a vuoto l'accendino.
in lontananza si stavano avvicinando due figure, sembravano proprio i due ragazzi che avevamo visto al campo da basket.
<<no non è per di qua>>esclamò il ragazzo.
<<ma si, mi ricordo>>continuò la ragazza.
la nostra attenzione venne attirata, tutti si ammutolirono, dovevamo ascoltare ciò che dicevano.
può sembrare strano ma amiamo spettegolare, gossippare su tutto e tutti.
<<dai fidati!>>la rossa prese per mano il moro e lo tirò verso la nostra direzione.
<<ricordi quando mi hai detto che dovevo fidarmi che è successo, stavamo per finire in spagna>>parlò ad alta voce il moro con tono scherzoso.
<<dai su, non fare il tragico>>parlò la tipa.
il ragazzo cinse  collo con il suo braccio della ragazza e la tirò a se.
<<saranno questi i proprietari?>>domandò vale sottovoce dato che si stavano avvicinando.
<<può darsi>>sussurrò aziz.
<<troppo giovani, avranno neanche 20 anni>>dissi io.
<<vediamo un po'>>rivolgemmo l'attenzione verso i due.
lei era incredibilmente bella.
si avvicinarono alla palazzina dove abito io.
non capivo ma continuavo a guardarli.
lei si mise sulle punte dei piedi, si sistemò gli occhiali e con l'indice lesse tutti i nomi sui campanelli.
suonò parlò per poi mettersi in mezzo alla strada avvicinandosi così al bar.
viola aprì la la finestra del terrazzino di quella che una volta era la camera di angelica.
<<angi! andreas! ma siete pazzi?! che ci fate qui>>si portò le mani sulla bocca.
tutti si voltarono verso di me e mi guardarono sbalorditi, nemmeno loro l'avevano riconosciuta.
il mio cuore batteva irregolarmente e le gambe mi tremavano.
non potevo crederci, non poteva essere lei.
sbattei le palpebre più volte.
<<a-angelica?>>domandai ai ragazzi indicando la ragazza con l'indice tremante.
<<hai capito bene fra>>annuì mohamed, probabilmente lui ne era a conoscenza e non aveva detto nulla.
posai di nuovo gli occhi su angelica.
<<beh, mi sono persa il tuo 17esimo, non voglio perdermi pure il 18esimo>>allargò le braccia.
<<dai che fai, vieni o vuoi rimanere lì a vita?>domandò ridendo.
dopo qualche istante viola si catapultò tra le braccia di angelica e di andreas.
parlarono per qualche minuto e poi ci raggiunsero, sicuramente lei non si era accorta della mia presenza.
non appena si avvicinò al tavolo salutò tutti con un abbraccio molto timidamente.
io rimasi seduto nella sedia, non mi alzai, non ero ancora consciente.
era cambiata, cazzo se era cambiata.
si era alzata di qualche centimetro, da quanto lasciava intravedere la maglietta corta, aveva diversi tatuaggi nella zona addominale.
i capelli le erano cresciuti, aveva una specie di frangia e li aveva tinti di un rosso naturale, li aveva mossi, stile anni 90.

(così se non aveste capito, immaginatela un po' così angelica)

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(così se non aveste capito, immaginatela un po' così angelica)

si era fatta qualche piercing nel volto, uno nella narice sinistra, il septum ed il medusa.
nella pancia aveva ancora il piercing che le avevo regalato io, lo aveva intrecciato con una catenina d'oro che le faceva il giro vita.
pure le orecchie le aveva adornate da moltissimi orecchini.
il suo seno, come i suoi glutei erano aumentati, diventati più prosperosi.
<<mi siete mancati tanto>>mi guardò per poi dare un'occhiata veloce sui miei amici.
<<anche tu, non sai quanto>>la strinse amine guadagnandosi un'occhiataccia da parte mia.
annuì e si infilò  le mani nelle tasche posteriori dei suoi cargo marroncini che portava a vita bassa, al livello del ventre.
<<quanto stai?>>le chiese la bionda singhiozzando la quale si era seduta in braccio al suo uomo.
<<non so, una settimana>>sorrise senza mostrare i denti.
<<così poco>>fece il labbruccio viola.
<<devo stare dietro alla scuola>>spiegò la rossa.
<<come mai qui?>>fece il finto tonto aziz.
prima di farle questa domanda mi guardò velocemente.
<<domani è il compleanno di viòla e poi>>estrasse la mano sinistra dal pantalone mostrando il polso fasciato.
<<cazzo" lo guardò schifato vale.
"già, quindi ho colto l'occasione>>alzò le spalle.
mi guardò e forzò un sorriso.
mi alzai la superai e andai a pagare.
non so sinceramente perché mi stavo comportando così.
quando uscii tutti erano andati, era rimasta solo lei.
si stava fumando una sigaretta.
<<non hai perso il vizio eh>>sistemai le banconote dentro al portafoglio.
scosse la testa e sorrise mostrandomi i denti.
si era tolta l'apparecchio ed in compenso aveva applicato qualche brillante nei denti, quello che riuscii a intravedere era uno a croce sull'incisivo laterale superiore.
<<sei cambiata tanto>>ammisi poggiandomi su un tavolino.
annuì facendo un altro tiro.
<<beh era un complimento il mio>>risi.
<<grazie>>si sistemò gli occhiali.
<<che hai fatto?>>domandai accarezzandole lo zigomo sinistro.
<<ho preso una pallonata in faccia, si sono rotti gli occhiali e mi hanno lasciato la botta>>parlò senza guardarmi in faccia.
<<una pallonata?>>chiesi capendo che non era stata una pallonata a farle quel livido.
abbassò lo sguardo e non rispose.
<<almeno ho cambiato gli occhiali>>sdrammatizzò.
spense il mozzicone.
<<stile capo plaza>>dissi ridendo.
rimasi in silenzio a guardarla, quanto cazzo era bella.
<<beh, ora io salgo, ci si vede>>fece il saluto de soldato.
<<no aspetta angè>>si voltò di scatto.
<<dimmi>>mi sorrise.

ti amo e ti rivoglio nella mia vita, ti basta sentire questo?

<<i-io>>cercai di parlare ma le squillò il telefono.
<<scusami, è importante>>indicò il cellulare.
<<tranquilla>>scossi la testa deluso.
la vidi allontanarsi e dialogare in francese.

questo è il momento giusto.

 ma come cazzo è dura senza di te // sackyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora