4. Voci

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Ebbe giusto il tempo di finire la frase che qualcuno uscì dal telo e Steve si ritrovò sbattuto contro una parete del capanno, con Eddie che gli puntava una bottiglia di vetro rotta al collo.

<Dustin, dammi una mano, aiuto>

<Eddie! Eddie!>

<Edward!>

Steve sentì un'altra voce, ma questa non proveniva da nessuno dei suoi amici. Mentre Dustin continuava a urlare il nome dell'altro ragazzo, lui e Steve continuavano a fissarsi.

Non solo Steve aveva sentito quella voce, ma anche Eddie: non appena il suo sguardo si era incatenato a quello dell'ex ragazzo più popolare della Hawkings High, il metallaro aveva sentito qualcuno urlare: <Steven!>

Uscirono entrambi dal loro stato di trance e si ritrovarono a fissare Dustin, che cercava di calmare Eddie, il quale teneva ancora la bottiglia spaccata al collo di Steve, terrorizzato e col cuore che batteva a mille.

All'ordine del riccio, Steve lasciò cadere il remo, ma Eddie avvicinò di più al suo collo il vetro rotto. Il ragazzo non voleva guardare in faccia il maggiore, per paura di risentire quella voce e che il suo cuore aumentasse di nuovo i battiti. Credeva fosse a causa dell'adrenalina, ma stare così vicino al famoso King Steve gli faceva uno strano effetto.

<Sono a posto, sono a posto.> si ritrovò a bisbigliare Steve, nella speranza che l'altro lo lasciasse andare.

Non l'avesse mai fatto. Per entrambi, la fisionomia del viso del ragazzo che avevano di fronte divenne più sfocata e anche il capannone scomparve: erano in un campo, sotto un salice piangente, coricati a guardare le nuvole, col vento estivo che muoveva le foglie e trasportava nell'aria l'odore dolciastro di torta di mele. La visione durò un battito di ciglia, ma li lasciò spaesati entrambi. Nessuno si accorse di nulla.

<Che ci fate qui?> chiese Eddie, mantenendo la presa sulla bottiglia e lo sguardo sul viso di Steve, che si sentì mancare.

<Ti stavamo cercando.> gli rispose Dustin, cercando di calmarlo.

<Per darti una mano.> concluse Robin. Eddie voltò la testa nella loro direzione, ma senza lasciare andare Steve.

Dustin gli presentò le due ragazze e gli spiegò che erano tutti e quattro dalla sua parte, giurando su sua madre. Dopo un ultimo attimo di esitazione, Eddie lasciò andare Steve e si sedette per terra, completamente spaesato e terrorizzato. Dustin provò a parlargli, ma lui non voleva essere toccato, troppo confuso da tutti gli avvenimenti delle ultime ore. Anche Steve si trovò ad accasciarsi a terra, ripensando alla visione e a quella voce.

Robin si mise vicino al metallaro, chiedendogli cosa fosse successo. Eddie cominciò a piangere e a Steve comparve un'altra visione: questa volta vide chiaramente il viso di Eddie, ma quest'ultimo aveva i capelli molto più corti e il viso rigato da lacrime salate, mentre teneva tra le mani un borsone da militare. <Non voglio che tu parta. Non puoi lasciarmi qui da solo!> Steve sentì un'altra voce rispondergli e capì di essere lui a dire: <Non posso rifiutarmi: potrebbero sospettare qualcosa. Ti amo Ed, non dimenticarlo mai.>

Steve tornò alla realtà e si girò a guardare Eddie piangere. Perché quelle visioni? Cosa potevano significare?

<Non mi credereste mai.>

<Provaci.> insistette Max.

Balbettando, Eddie raccontò tutto quello che era successo la sera prima: <Il suo corpo si è come... come sollevato in aria ed è... ed è rimasta ferma lì. In aria. E le sue ossa hanno...>

Iniziò a tremare e Steve si trattenne dall'avvicinarsi per posargli una mano sulla spalla, come a indicargli il suo sostegno. Si stupì di se stesso: perché voleva fare questo? Forse quelle visioni gli avevano fottuto il cervello.

Eddie riprese a parlare, sempre balbettando e tremando: <Una ad una le sue ossa hanno iniziato a spezzarsi! I suoi occhi, oddio, sembrava che ci fosse qualcosa! La sua testa, sono implosi! Non sapevo cosa fare, perciò sono... sono scappato via. L'ho lasciata lì...>

Il silenzio cadde nel capanno e Eddie si vergognò delle sue azioni al punto che non riuscì a guardare nessuno dei quattro ragazzi che aveva davanti, soprattutto Dustin e, stranamente, Steve.

Nella sua testa, sentì un'altra voce: sembrava la sua, ma stava dicendo a qualcuno di non partire, di non lasciarlo e quella che sembrava la voce dell'ex Re gli rispose di amarlo. Cercò di cacciare via le voci e le possibili visioni e, con una ciocca di capelli tra le dita, come faceva sempre quando era a disagio, chiese se lo credessero pazzo.

<No. No, non ti crediamo pazzo...> iniziò a parlare Dustin, ma tra quello che gli era successo la sera prima e le voci e le visioni che non lo lasciavano in pace, i suoi nervi erano abbastanza sotto pressione, al punto che si ritrovò ad urlare: <Senti, non prendermi per il culo, so che cosa sembra!>

<Noi ti crediamo.> gli risposero le due ragazze, ma Eddie era troppo nervoso per credere alle loro parole.

<Ascolta, quello che sto per dirti potrebbe essere... difficile, da accettare.> iniziò a spiegargli Dustin: <Hai presente la voce secondo cui Hawkings è... maledetta? Non è... del tutto sbagliata. Esiste un altro mondo, un mondo nascosto sotto Hawkings, che qualche volta sconfina nel nostro.>

<Fantasmi, vuoi dire?> chiese lui, cercando di riprendere lucidità.

<Ci sono al mondo cose peggiori dei fantasmi.> gli rispose Max, con la paura viva negli occhi.

<Abbiamo creduto che i mostri di quel mondo se ne fossero andati, ma sono tornati altre volte. Per questo dovevamo trovarti.> concluse Dustin.

<Se sono di nuovo qui, lo dobbiamo sapere.> Le parole di Max gli fecero tornare i brividi.

<Ieri sera, hai visto qualcosa?> chiese Robin.

Eddie scosse la testa. <No, non c'era niente da vedere né... né da toccare.> Steve finalmente alzò gli occhi sul viso dell'altro ragazzo e lo vide tremare. <Ho tentato di svegliarla, lo giuro. Ma non si muoveva. Era come se fosse in una specie di trance.>

<O sotto un incantesimo.> commentò Dustin, attirando la sua attenzione.

<Una maledizione.>

<La maledizione di Vecna.>

<Chi è Vecna?> chiese Steve, vedendo lo sguardo che i due ragazzi si stavano scambiando.

<Una creatura non morta, dai... grandi poteri.> balbettò Dustin.

<Un incantatore.> concluse Eddie, smettendo finalmente di tremare. Anche se la situazione non gli piaceva ancora, il fatto che gli stessero spiegando tutto paragonando ogni cosa a D&D lo aiutava a capire meglio.

<Un mago oscuro.> concluse Dustin e tutti e cinque sentirono un brivido gelido lungo la spina dorsale.

Steve guardò di nuovo Eddie e quando il ragazzo ricambiò lo sguardo, entrambi sentirono una voce cupa dire: <Un modo c'è: giuratevi amore eterno e fate un patto di sangue>

Eddie fissava il castano intensamente e un'ultima visione gli comparve davanti agli occhi: era in un letto d'ospedale, legato ai polsi e alle caviglie con delle cinghie di cuoio, molto strette. Qualcuno gli si avvicinò, forse era un medico, ma aveva una siringa in mano, contenente uno strano liquido trasparente. Lui cercò di scappare, ma le cinghie erano troppo strette e si fece solo del male. <Muoviti di meno Edward. Tranquillo: tutto il tuo dolore sta per finire.> L'ultima cosa che sentì fu la voce cupa di prima tranquillizzarlo: <Steven ti sta aspettando. Svegliati.>, poi il buio, seguito da una potente luce e gli occhi di sua madre che lo guardavano terrorizzati, prima che quell'auto maledetta li investì, uccidendo sul colpo i suoi genitori.






































































Penso che questo sia uno dei capitoli più tragici che abbiamo mai scritto... ma pur sempre stupendo, no?
Speriamo di non avervi traumatizzato troppo.
Stellinate, commentate e condividete, noi ci rivediamo settimana prossima!

💚💜

In another life ~ A steddie fanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora