Il ritorno dell'erede di Serpeverde

31. Il retaggio di Serpeverde

I flutti del lago apparivano minacciosi visti da sotto la grande foresta di alghe. Gli avvincini scappavano con guizzi fulminei in fulminei mulinelli di sabbia e limo alla vista della lunga coda del tritone che li guidava. Stavano nuotando ormai da vari minuti, quando videro le prime luci.

Non erano dei veri e propri lumi ma più simili a zone di fioca luminescenza, qualcosa che non si avvicinava per niente alla luce del sole o al bagliore smorzato della luna. Draco ed Hermione, con gli occhi ancora modificati dalla trasfigurazione, poterono vedere la dimora delle creatura acquatiche così come appariva ai loro occhi.

La compagnia di tre scese lungo una profonda fenditura del fondale in cui si aprivano terrazzamenti e cupole scolpite nella pietra e levigate dalle correnti: cunicoli e rifugi o, per meglio dire, case subaquee. A tratti erano tappezzate da alghe che terminavano in piccoli grappoli di gemme sferiche dall'aria molliccia lievemente fosforescenti, che si agitavano come nugoletti di lucciole nell'acqua densa e fornivano quella tiepida aria luminosa al villaggio incastonato nel crepaccio. Migliaia di piccoli anemoni colorati decoravano i terrazzamenti, costruiti con così minuziosa simmetria da essere simili, nel complesso, ad un enorme alveare.

Quando cominciarono ad addentrarsi in quel turbine pulsante di pinne e code, Hermione si divertì ad individuare e a riconoscere quasi tutte le creature acquatiche di cui aveva letto quel pomeriggio in biblioteca, dalle più piccine che correvano a nascondersi al loro passaggio alle più grandi che, visti i nuovi arrivati, si limitavano a girare al largo e a cercarsi un buon posto per esaminarli con guardinga curiosità mentre avanzavano dietro alla loro guida. Riuscì a vedere anche un gruppetto di piccoli tritoni che scivolavano fulminei tra le correnti, giocando a rincorrersi.

Draco aveva il cuore a mille: era eccitatissimo all'idea di poter entrare finalmente in quel luogo, dopo tanti mesi di trattative in cui si era dovuto guadagnare la loro fiducia centimetro dopo centimetro. Tuttavia non poteva fare a meno di sentire la pressione di tutti quegli occhi tondi e luminosi su di lui, che lo guardavano a tratti curiosi e a tratti ostili. Lanciò un'occhiata risentita alla Granger, che stava almeno avendo il buon senso di non allontanarsi troppo da lui.

Daccordo, prendiamo quella maledetta conchiglia e poi ci leviamo di qui. Non è il caso di aspettare che qualche testa calda infilzi i due maghi invasori.

Stabilito questo cominciò a scandagliare le pareti del crepaccio con estrema attenzione, alla ricerca di un piccolo luccichio che avrebbe potuto segnalare la presenza di un frammento di madreperla.

Quando arrivarono al centro del villaggio un fitto manipolo di creature incuriosite ed interdette stava facendo ormai loro da scorta, alcuni guardiani armati di lance simili alla loro guida si avvicinarono per controllare.

Dal canto suo, ad ogni creatura che si avvicinava, il loro amico tritone esponeva il piccolo ciottolo di Hermione. La runa era ancora in bella vista sulla sua superficie e quelli, vedendola, si facevano da parte sostituendo le loro espressioni diffidenti e talvolta colleriche con l'ombra di un malcelato stupore.

Ma cosa vedono che io non vedo in quel piccolo simbolo? Possibile che gli abitanti del lago sappiano leggere le antiche rune dei maghi? Per quale motivo sono in grado di farlo?

Mille domande stringenti si facevano strada nella mente di Draco e piú il giovane insegnante rifletteva, piú sentiva di cacciarsi in un grosso guaio ad ogni bracciata. Ormai le braccia che ruotavano sulle spalle stavano cominciando a stancarsi ma ormai era diventato un nuotatore abbastanza abile, grazie a tutte le sue immersioni. Sapeva come dosare la forza e come gestire la respirazione, risparmiava i muscoli delle braccia e delle gambe quando poteva e si guardava bene dall'esaurire tutta la sua energia proprio in quel momento cruciale.