38. Le memorie di Salazar serpeverde

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Villa Malfoy si ergeva cupa nella campagna avvolta dalle ultime luci del tramonto. Draco osservò il giardino incolto, coperto dall'erba alta e circondato da un disordinato sottobosco di siepi. La casa oltre quel disastroso giardino era ormai in rovina, crollata in gran parte e annerita dal morso del fuoco.

Una pioggerellina molle si era appena adagiata in limpide sfere bagnate sulle foglie della gramigna e sulle tele dei ragni, rendendo ogni ciuffo d'erba un potenziale calzino bagnato. Peccato: se fosse stato solo un po' più freddo avrebbe sicuramente nevicato.

La lenta discesa del sole, che ormai era tramontato oltre l'orizzonte, tingeva ancora d'arancio e di rosa le nuvole leggere, che venivano sospinte lentamente nella volta da un vento ostinato.

-Non spaventarti, la torre sulla sinistra è perfettamente abitabile.- spiegò Draco, precedendola sul piccolo sentiero che aveva aperto lui stesso nel giardino poco prima con la magia, quando era venuto a cercare Scorpius a Villa Malfoy.

-Ma che cosa è successo qui? Qualcuno ha appiccato un'incendio?-

Hermione era impallidita, raggelandosi sul posto alla vista di quelle rovine che, Draco lo sapeva, riportavano in vita ricordi spiacevoli.

-Qualcosa del genere.- si limitò a dire Malfoy affrettando il passo con la bacchetta tesa di fronte a sé, puntata verso ogni singolo cespuglio che tremolava, sospinto dal vento della sera. Se anche solo un altro di quei piccoli, rognosissimi gnomi si fosse azzardato a far apparire di nuovo la punta del suo cappello...

I ricordi erano stati il motivo per cui l'aveva data alle fiamme anni prima, dato che era rimasto ormai solo a viverci. Aveva poi scoperto che il suo contributo a renderla quello che era adesso... gli piaceva. Da quando aveva riadattato la piccola torre ad abitazione, vivendo a lato di quel rudere di carbone, si sentiva molto più a casa sua. Sperò che le condizioni pietose della villa servissero a non far rivivere dei brutti ricordi anche a lei.

Il pensiero che l'ultima volta che Hermione Granger si era trovata in casa sua fosse stata torturata da Bellatrix Lestrange, sua zia, gli fece venire la nausea. Arrivarono sulla soglia della piccola torre e Draco si voltò a guardarla. Vide che stava tenendo il passo, con una curiosa espressione spaesata che le si allargava sul viso. Di sicuro faticava a riconoscere i contorni della casa, forse faceva addirittura fatica a rivisitare il ricordo di che aspetto avesse avuto in passato.

Draco sorrise, un po' più sollevato.

-Preparati: dopo aver ristrutturato la villa ho riarredato gli interni.- le disse, assumendo un tono cupo.

Si voltò verso di lei solo per un attimo, per mettere in risalto la sua miglior espressione minacciosa mentre gli occhi gli si illuminavano giocosi.

Lei gli rifilò un'occhiataccia ma sulle labbra le si stava dipingendo un timido sorriso.

-Fammi indovinare: teschi e pelli di dragone?-

Draco ridacchiò, aprì la porta alla base della torre facendole un piccolo inchino, mentre la teneva aperta per lei.

Hermione, dal canto suo, non si trovava esattamente a suo agio in quel posto diroccato ma era curiosa e non voleva offendere il mago perciò cercò di mostrarsi positiva, qualunque cosa ci fosse stata dietro quella porta.

-Wow... belle scale...-

-Si, Granger, di solito sono una componente architettonica molto comune, nelle torri.-

Ma non furono le scale ad assorbire tutta la concentrazione della donna, bensì le scaffalature che tappezzavano le pareti, intervallate qua e là da colonne di pietra, piene zeppe di libri stipati in ogni piccola fessura: dorsi colorati di vario spessore in tela, carta e pelle fino al soffitto. Alcuni avevano un'aria molto antica ed erano in perfette condizioni, altri invece, che sembravano più recenti, avevano chiari segni d'usura sulla pesante rilegatura a colori vivaci, a volte rifinita da sottili involuzioni e striature d'oro o d'argento.

Il ritorno dell'erede di SerpeverdeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora