23. Scelte e riscatto

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Si fermò sulla soglia, la porta dell'ex ufficio di Silente era socchiusa e dentro Claw piangeva a mezza voce.

Esitò prima di aprire la porta ma poi i singhiozzi si interruppero bruscamente, lasciandolo al buio nel più completo e assordante silenzio.

Non poteva averlo sentito arrivare, aveva fatto attenzione a non fare troppo rumore. Magari aveva lanciato un'incantesimo rivelatore? No, altrimenti lo avrebbe percepito. Forse Harry aveva lasciato la mappa del malandrino aperta sulla scrivania e lei l'aveva visto arrivare... no, ricordava di averla riposta sotto chiave nel cassetto della scrivania. E allora perché quel silenzio così improvviso?

Con un brutto presentimento Harry aprì la porta, che ruotò scricchiolando sui cardini.

Claw stava davanti alla teca di Yuri, Harry vedeva il suo profilo alla luce della luna, quasi piena.

La ragazza aveva le guance bagnate ma il suo viso era congelato in un'espressione di completo stupore. Solo che non sembrava felice.

Una maschera di orrore le si allargò in volto quando prese in mano il suo diario, rigirandoselo tra le mani per far scorrere via il fiocco verde che il preside aveva usato per chiuderlo. Poi si girò verso Harry, con un cupo sguardo accusatore che gli arrivò come un pungo allo stomaco.

La ragazza indossava il lungo abito verde smeraldo che le aveva visto addosso fuori dall'ufficio di Lumacorno, una bizzarra fascia di velluto le era scivolata sul polso.

I vestiti con cui era andata al Lumaclub. Harry intuì con una fitta al cuore che doveva aver usato la fascia per coprire il marchio.

Claw passò rapidamente dall'incredulità alla rabbia e poi alla paura.

Portò la mano al fianco, tra le pieghe dell'abito, alla ricerca della bacchetta, ma non la trovò. Probabilmente non l'aveva con sé. Così prese un fermacarte, una conchiglia dalle sfumature blu e vermiglie, e gliela lanciò contro con forza.

Harry ne fu sorpreso ma ebbe la prontezza di riflessi di afferrarla, così come afferrò il calice d'oro che la seguì a ruota. Altri oggetti volarono verso di lui e Harry ringraziò che la ragazza tenesse occupata la mano destra reggendo al petto il diario.

-Claw... Claw, smettila. Basta, per favore, adesso calmati.- disse, avanzando rapidamente e schivando un piccolo modellino d'ottone. Non alzò un dito per difendersi da un'antico e pesante tomo che lei aveva sollevato sopra la testa per colpirlo e la vide esitare, ora che Harry le era arrivato a meno di un metro di distanza.

Non cercò di fermarla per non farla sentire impotente ma alla vista dei severi occhi verdi del preside, ormai vicinissimi, la mano con cui Claw reggeva il tomo si aprì, lasciandolo cadere a terra con un sonoro tonfo.

Quel rumore sembrò risvegliarla e le lacrime si gonfiarono nuovamente nei suoi stanchi occhi tristi. Stringeva ancora il diario al petto, convulsamente. Respirava veloce, alzando le spalle, ed era molto pallida.

-Io non... non voglio più stare qui.- pianse, disperata. Si accasciò a terra, aggrappandosi al diario con entrambe le braccia. -Ho provato a fare... tutto ma non sono capace.- singhiozzò ed Harry ringraziò il cielo per aver già avuto una figlia da crescere.

Si sedette lentamente sui talloni e parlò in tono calmo.

-Claw, sei stata bravissima. Da ieri hai raggiunto un sacco di obiettivi difficili e hai affrontato molti problemi, anche meglio di come avrebbe fatto un'adulto. Il professor Malfoy mi ha detto che sei andata lì per avvertirli. Flitwick questa sera mi ha detto che ti sei scusata, che hai parlato a lungo con lui e che l'hai convinto. Credimi, far ricredere Flitwick non è facile. Ora non resta altro che chiarire quello che è successo questa notte, avrai tutto il tempo per spiegarti.- le disse e Claw, a quelle parole, paintò i suoi occhi azzurri in quelli verdi di Harry.

Il ritorno dell'erede di SerpeverdeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora