Capitolo 8

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KYLE

Da subito attiriamo gli sguardi di molti. Sappiamo entrambi di essere attraenti e la nostra sicurezza non fa altro che accentuare tutto il nostro fascino. Entriamo nella scuola per raggiungere l'ufficio del preside.

Lungo i corridoi sentiamo già le voci su di noi. Siamo i nuovi fratelli super sexy. Le ragazze guardano tutte la mia statura, mentre i ragazzi non fanno altro che guardare il culo e le gambe di Sofia, la quale avanza a testa alta, guardando dritto davanti a sé, ignorando tutti quei commenti che sono sicuro stia ascoltando.

Raggiungiamo l'ufficio del preside e la segretaria ci fa accomodare su due poltroncine poste proprio fuori da quella porta. Mi siedo subito su una delle due e vedo Sofia togliersi la giacca della divisa. In quell'istante noto che sotto la camicetta bianca indossa un reggiseno nero, che è fin troppo visibile e fin troppo provocante.

Cosa cazzo le è venuto in mente? Perché si è tolta la giacca proprio ora?

Il mio sguardo si sofferma per troppo tempo su quel pezzo di biancheria visibile e proprio in quel momento la segretaria ci dice che possiamo entrare.

Oltrepassiamo la porta e ci troviamo in un ufficio piccolo, ma elegante. Al centro c'è una scrivania, piena di scartoffie. Dietro di essa c'è il preside, un uomo sulla sessantina, stempiato e con un fisico asciutto. Alle sue spalle due enormi finestre fanno entrare la luce, illuminando tutto l'ufficio. Le pareti sono piene di attestati, diplomi e lauree. Proprio ciò che un uomo acculturato ama sfoggiare.

"Buongiorno ragazzi, prego accomodatevi" ci dice.

Io e Sofia ci sediamo sulle due sedie poste dall'altra parte della scrivania.

"Buongiorno, signor preside" dice lei con una voce diversa dal solito.

È una voce civettuola, quella che di certo assocerei a un'adolescente. Quella che forse le si addice di più per la sua età. L'ho sempre sentita parlare con quella voce calda, ma questa la rende molto più bimba.

"Buongiorno" dico io.

Stiamo recitando le nostre parti. Sofia deve essere un'alunna modello e lo si vede già da come è seduta, con la schiena dritta e la postura perfetta, mentre io me ne sto quasi sdraiato sulla sedia di quest'ufficio.

"Allora ragazzi, voi siete Aria e William Anderson. Sedici e diciannove anni. Terzo e quinto anno. Giusto?" ci chiede.

"Corretto, signor preside" risponde Sofia con un sorriso.

Cosa sta facendo? Sta flirtando?

"Vi siete trasferiti qui da Chicago?"

"Sì, esatto" risponde lei di nuovo.

"Scusatemi, ma mi sembra così strano che abbiate cambiato scuola in questo momento. In fondo siamo a fine maggio. È insolito" dice il preside.

Io rimango in silenzio. È Sofia che deve incantarlo. Io devo solo assicurarmi che lei stia bene e che non le succeda nulla di male.

"Lo sappiamo, signor preside, ma i nostri genitori sono i soci di un grande studio di avvocati e hanno uffici in tutta America e per questo motivo sono costretti a viaggiare molto spesso. Fortunatamente adesso mio fratello William è maggiorenne e abbiamo deciso di comune accordo di fermarci. Inoltre i nostri genitori ci hanno detto che tra due settimane verranno anche loro a San Diego e finalmente potremmo stare tutti insieme per un bel po'" spiega Sofia.

Io rimango incantato. È un'ottima bugiarda. Mente senza problemi, ma la nostra vera fortuna è che il preside non conosce il giochetto degli occhi come me. Ciò che attira di più la mia attenzione, però, è lo sguardo dell'uomo che cade sempre sulle tette di Sofia.

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