Capitolo 36

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SOFIA

Sono passati sei giorni dalla missione. Salgo a bordo della mia moto e mi dirigo alla cabina telefonica vicino al mio magazzino segreto.

Mett dentro tre monete e compongo il numero che so a memoria.

"Pronto?" chiede la voce dall'altra parte dopo appena tre squilli.

"Kyle, sono io" dico sottovoce.

"Bimba, mio Dio, sono passati sei giorni. Avevo paura che fosse successo qualcosa" mi dice preoccupato.

"Va tutto bene, sta' tranquillo. Avevo solo bisogno di essere sicura che Aedus non avesse sospetti" tento di calmarlo.

"Va bene. Possiamo vederci?"

"Sì. A casa tua. Dimmi quando ci sarai solo tu".

"Domani pomeriggio verso le 17. Lewis, Noah, Luna e Maya vanno al cinema. Gli darò buca" mi dice.

Per un attimo sento una stretta al cuore nel sentire i nomi dei miei amici. Loro sono ancora tutti insieme e per questi otto mesi hanno portato avanti le missioni da soli, senza me, Ginevra e Michael.

"Va bene, Kyle. Ci sarò".

"A domani, bimba. Mi fido di te" mi dice e per un attimo temo di scoppiare a piangere.

Se solo sapesse la verità.

"Mi fido di te. A domani, Kyle" dico e riattacco.

Prendo un respiro profondo e torno sulla mia moto, diretta alla base.





Sono sotto casa sua. Ho suonato al citofono e dopo una decina di secondi, Kyle mi ha aperto.

Entro in ascensore e premo il tasto per raggiungere l'attico. Le porte si chiudono e io mi poggio con la schiena contro lo specchio.

Perché è tutto così maledettamente complicato?

Devo continuare a fingere. Per tutto il tempo non faccio altro che ripetermi "solo un giorno in più" proprio come recita il mio tatuaggio. Sono addestrata e so di essere in grado di farlo.

Seno il suono dell'ascensore che ha appena raggiunto il piano. Non appena le porte si aprono, esco e svolto verso sinistra. Mi blocco quando vedo Kyle che mi aspetta sulla porta.

Sorrido e gli corro incontro, saltandogli in braccio. Gli stringo le braccia intorno al collo e le gambe intorno al bacino, mentre lui ha le mani sul mio culo per reggermi.

"Ciao, bimba" sussurra al mio orecchio. "Mi sei mancata da morire" dice, mentre con un calcio richiude la porta alle nostre spalle.

"Mi sei mancato anche tu, Kyle" dico, lasciandogli un bacio sul collo.

Lo sento mentre gli sfugge un gemito gutturale. Le mie mani gli sfiorano la schiena nuda. Indossa solo un paio di pantaloncini da basket e sorrido nel vedere che sono dei Chicago Bulls e non dei Lakers.

"Quanto tempo abbiamo?" mi chiede, mentre le sue labbra finiscono voracemente sul mio collo.

"Ho al massimo due ore" ansimo per i suoi baci.

"Ce le faremo bastare" mi dice, raggiungendo la sua camera.

Mi fa cadere al centro del materasso. Inizia a baciarmi il collo, riempiendolo di morsi e poi baciando la pelle arrossata. Mi sente gemere sotto al suo tocco e continua, beandosi dei suoni che escono dalle mie labbra.

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