Capitolo 21

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KYLE

Come può farmi eccitare così tanto con una semplice frase?

"Non ti bacerò stasera. Sei troppo ubriaca e voglio che lo ricordi quando succederà. Sarai tu a chiedermi di baciare queste fantastiche labbra" dico, sfiorandole con il pollice e facendole socchiudere. "E quando succederà, non potrai farne a meno, esattamente come io non potrò farne a meno" dico infine, prendendo il casco e aiutandola a infilarlo.

Le allaccio il cinturino sotto al mento e le tengo la mano mentre sale alle mie spalle. Esattamente come all'andata, poggia il seno contro la mia schiena e stringe le braccia intorno al mio addome. Faccio rombare il motore e parto. Questa volta è meglio non far impennare la moto, perché non sono sicuro che riuscirà a rimanere aggrappata a me.

Usciamo dal parcheggio del locale e vedo il sole che sorge di fronte a me, mentre torniamo a casa. 

All'improvviso succede una cosa che non mi sarei mai aspettato. Sofia si rilassa e poggia la guancia contro la mia schiena, mentre con le mani mi accarezza l'addome. Con la mia camicia che è quasi completamente aperta sento le sue dita sfiorare la mia pelle, proprio all'altezza dello stomaco, dove sono certo di sentire le farfalle.

Una scarica di brividi mi percorre la schiena e non posso fare a meno di chiedermi come faccia un tocco così semplice e così ingenuo a rendermi così incredibilmente eccitato.

Torniamo a casa e aiuto Sofia a scendere dalla moto. Riesco a vedere le sue mutandine nere al di sotto del vestito e, una volta essere scesa dalla moto, non si è accorta nemmeno del vestito che è rimasto sollevato. Glielo abbasso io, proprio perché non voglio approfittare di questa situazione. Le tolgo il casco e le metto un braccio intorno alla vita, riaccompagnandola all'interno.

"Ce la fai ad arrivare in camera tua?" le chiedo.

"No, accompagnami tu" mi dice e io rimango stupito.

Davvero?

Non so cosa fare. Dovrei rifiutare, ma non posso assolutamente lasciarla così.

L'aiuto a salire le scale e, quando raggiungiamo la porta della sua camera, la vedo piegarsi per prendere la chiave che è incastrata in uno dei suoi stivali.

La tira fuori e la inserisce nella toppa, girando. L'aiuto a entrare e poi la faccio sdraiare sul letto.

"Ti aiuto a toglierti le scarpe" le dico, ma lei si tira subito a sedere, bloccandomi.

"No, lasciami così. Puoi andare, grazie e scusa se sto così" mi dice e sembra quasi dispiaciuta.

"Non preoccuparti, è tutto ok" rispondo, aiutandola a sistemarsi sotto le coperte.

La vedo tirare su il lenzuolo per coprirsi bene fin sotto il collo e poi voltarsi, dandomi le spalle.

A quel punto mi giro per uscire, ma non riesco a non fare a meno di guardarmi intorno.

Sembra una camera molto tranquilla. Le pareti sono pitturate di un azzurro tenue e il letto matrimoniale è al centro di una parete. Tutto ciò che vedo sono libri. Sono nella libreria, sulla scrivania, sul comodino e alcuni sono addirittura accatastati sul pavimento. Noto che ci sono molti diari e quaderni nascosti qua e là, ma ciò che mi spaventa di più è l'armadio. È semplice e bianco, ma è tappezzato di articoli di giornale.

Mi avvicino per osservare bene e in quel momento capisco. Sono gli articoli su tutte le persone che ha ucciso e c'è anche quello sui poliziotti morti durante la nostra ultima missione.

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