Capitolo 1.

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La preside Weems continuava a guardarmi con un'aria tremendamente stucchevole, come se fossi un qualche tipo di cristallo pregiato che da un momento all'altro si sarebbe potuto rompere. I suoi capelli color argento brillavano in modo strano sotto la luce della lampada al neon accanto a lei.
Il suo ufficio odorava di polvere e libri, con una nota molto forte di caffè stantio.

"Spero che tu possa sentirti a casa qui a Nevermore" Mi disse, continuando a scartabellare i numerosi fascicoli che aveva davanti a sé.
Scrollai le spalle, rassegnata. Era l'ennesima volta che sentivo quella frase nel giro di quarantotto ore e per quanto mi sforzassi di non darle un peso, non ci riuscivo.
Sentirmi a casa, in quel posto? Sembrava quasi impossibile, considerando che io una casa non ce l'avevo più ed ero stata ripudiata dalla mia stessa famiglia.

Non riuscivo a sentire neanche una minima parte di riconoscenza nei confronti di quella donna che mi aveva, letteralmente, salvato la vita da mia madre.
Di fatto, non provavo più niente. Era come se qualcuno mi fosse entrato nel cervello e avesse spento l'interruttore che alimentava le mie emozioni. Avvertivo solo un'enorme voragine al centro del petto.

"Mi sono messa in contatto con un mio amico di vecchia data, un vero esperto nell'ambito di abilità psichiche. Arriverà entro l'ora di pranzo." Annuii laconica.
Non sapevo cosa avrei dovuto rispondere. Mi concentrai sulle sue scarpe rosso fuoco, che sembravano andarle troppo strette, e sull'orribile maglia che portava, che non accentuava per nulla la sua figura.

"Il piano è questo: per questo mese antecedente all'inizio dei corsi, seguirai delle lezioni private intensive con lui. È fondamentale che tu riesca a controllare i tuoi poteri prima dell'arrivo degli studenti. Non voglio che si verifichino altri incidenti."

Quasi non la sentii. Ero troppo concentrata ad osservare attraverso la finestra la foresta che abbracciava in una morsa la scuola.
E se fossi scappata via? Non sarei mancata a nessuno. Che avrei fatto poi? Condurre un'esistenza di puro isolamento?

"Al momento, finché non capiremo bene la portata dei tuoi poteri, inserirò nel tuo fascicolo solo telecinesi, intesi? Non fare parola con nessuno di tutto questo, lo dico per il tuo bene. Non se ne incontrano tante in giro di persone come te." I suoi occhi blu sembravano raschiarmi il viso come un pungiglione affilato. Mi chiesi se mio padre avrebbe mai detto che la Weems fosse una bella donna. Mi dissi di sì, alla fin fine a papà piacevano le donne alte. Gli piacevano pure le bionde, come mia madre, il che rendeva la Weems ideale per lui. Scacciai quel pensiero velocemente.

"Intesi?" Ripeté più forte, come a cercare di farmi capire la gravità della situazione.
"Ho capito" Dissi flebilmente. "Anche se volessi, non avrei comunque nessuno con cui parlare" Continuai più piano, cercando di non farmi sentire e seguendo la trama del pavimento in legno con la suola dello stivale.

Era quasi la fine di Luglio. Le lezioni alla Nevermore Academy sarebbero iniziate a Settembre inoltrato. Avevo un mese e poco più per cercare di mettere sotto controllo quelle abilità che avevano quasi uccisa me e le persone che avevo intorno.

"Puoi andare. Ti verrò a cercare per l'ora di pranzo. Nel frattempo tieni, leggilo. Ti darà un'idea della scuola e dei suoi approcci educativi." Mi consegnò un grosso tomo di pelle su cui era inciso a fuoco il simbolo della scuola e notai solo in quel momento quanto fossero lunghe ed affilate le sue unghie. Che donna eccentrica nel complesso, pensai.
Sotto lo stemma, sulla copertina, si leggeva in grassetto dorato: "Nevermore Academy: l'integrazione degli outcasts"

L'intera situazione aveva un non so che di ironia grottesca. Non solo non potevo più essere accettata dalle persone normali: dovevo integrarmi pure tra le file delle persone considerate anormali.

Madness | Xavier Thorpe Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora