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Capitale Vysaras

Regno di Asedara



«Torre in H7»

L'uomo prese tra l'indice e il pollice la sua pedina, e mise alle strette il Re Bianco. Senza più alcuna mossa possibile, l'esito fu chiaro.

«Scacco matto» annunciò con un sorrisetto.

«Oh, ma dai!» sbottò la ragazza dinanzi a lui. «Questo non è giusto!»

«Mi dispiace, Principessa, la prossima volta sarete più fortunata.»

«Non è divertente giocare con te, Kevdar» si lamentò la giovane, incrociando le braccia sul petto, «e ti ho già detto più d'una volta di chiamarmi Nyë.»

Kevdar sorrise, poi si guardò intorno, accertandosi che nella grande sala della biblioteca non ci fosse nessuno di abbastanza vicino per sentirli.

«Non posso farlo, lo sapete» mormorò l'uomo.

«Regole, regole...» bofonchiò lei, «sei la mia personale Guardia Reale da quando avevo dieci anni, se non è concesso a te chiamarmi per nome...»

«Ed è il mio più grande onore servirvi e proteggervi Principessa, ma se qualcuno dovesse udirmi chiamarvi per nome, probabilmente verrei ucciso o...»

Nyë aveva già smesso di ascoltarlo. Lo sguardo fisso sull'orologio a pendolo in legno massiccio alla sua sinistra. Erano le quindici e trentacinque. Mancavano solo tre ore.

Kevdar seguì lo sguardo della giovane. «Siete pronta per questa sera?»

Nyë affondò i denti nel labbro inferiore. «Non esattamente.»

«So che non amate essere al centro dell'attenzione, per via di tutti quei pettegolezzi...» iniziò Kevdar, ma si bloccò quando i perforanti occhi azzurri della Principessa lo inchiodarono al suo posto. «È il vostro diciannovesimo compleanno,» sviò l'argomento con maestria, «provate a divertirvi.»

Nyë sospirò. «La fate sembrare una cosa semplice.»

In quel momento, una delle guardie reali si avvicinò a loro. L'armatura violacea che brillava ai raggi del sole. Chinò rispettosamente il capo.

«Vostra Altezza, Sua Maestà la Regina desidera vedervi.»

«Va bene, grazie. Potete andare» rispose quella e vide la guardia abbassare nuovamente la testa, per poi allontanarsi.

Kevdar si alzò in piedi, riprese la spada, anch'essa viola, che aveva poggiato sul tavolo prima della partita a scacchi e la riposizionò sulla cintura alla sua sinistra.

Nyë rimase qualche secondo a osservare la lama. Quando era bambina, amava il viola. Crescendo aveva notato come quel colore fosse praticamente ovunque in tutta Asedara. Colpa dello Zake, le avevano spiegato, quando fu abbastanza grande per capire cosa fosse. Il minerale più raro in tutta Ashima. Malleabile, ma allo stesso tempo più resistente di qualsiasi altra cosa in tutto il continente, e Asedara ne era l'unica e sola fornitrice. Merito del Monte Haur che si ergeva alle spalle della capitale del Regno, Vysaras. Era maestoso e imponente con i suoi tremila metri d'altezza, e in quella posizione strategica dava l'idea di voler quasi proteggere la città dal resto del continente. Era lì nel cuore più profondo della montagna che lo Zake veniva estratto.

Il minerale rendeva Asedara il regno più ricco e potente di tutta Ashima, ma dove c'era ricchezza, c'era invidia. Nel corso dei secoli in molti avevano provato a rovesciare il dominio del regno, a impossessarsi dello Zake, senza mai riuscirci.

Kingdoms Of AshimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora