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Foresta Settentrionale,

ai piedi del Monte Haur

Regno di Asedara



Dei leggeri colpi, un vibrare quasi impercettibile, la terra stessa che si agitava sotto il suo orecchio destro. Nyë si svegliò, le prime luci dell'alba che filtravano nella caverna buia si specchiavano nelle sue iridi chiare. Si portò una mano a coprire il volto, riparandosi. Per qualche istante, si sentì spaesata, come se la sua mente avesse rimosso col sonno gli avvenimenti di poche ore prima, poi, tutto le tornò improvvisamente alla memoria, facendole sprofondare il cuore nelle viscere del suo stomaco.

Inspirò e l'odore di terriccio ed erba si impadronirono delle sue narici. Si guardò intorno, cercando Kevdar. Un altro colpo e il suo sguardo guizzò all'esterno della grotta. Si alzò lentamente e uscì dalla caverna, trovando la sua guardia personale intenta a scavare una buca con la pala che avevano recuperato dalla stalla.

«Cosa stai facendo?» la voce le uscì roca e graffiante. Tossì, cercando di schiarirla.

L'uomo si voltò verso di lei, la fronte imperlata dal sudore.

«Devo seppellirla o mi riconosceranno subito» disse, e indicò il cumulo alla sua sinistra dove aveva riposto l'armatura violacea.

Nyë annuì silenziosamente. Kevdar aveva lottato una vita intera per ricevere quell'uniforme, per esserne abbastanza degno, e ora se ne stava sbarazzando quasi come fosse spazzatura. Aveva passato le ultime ore a pensare a quanto lei avesse perso, senza rendersi conto che anche a lui era stato sottratto altrettanto.

«Mi dispiace per tuo padre» mormorò appena.

Kevdar deglutì, la mano destra si strinse attorno al lungo manico in legno della pala. «È morto nel modo più onorevole che ci fosse, combattendo per il suo Regno. Cercando di proteggere i suoi sovrani.» Si fermò, abbassando lo sguardo al mucchio di terra dinanzi a lui. «Mi dispiace solo che non sia riuscito a salvarli.»

Nyë si morse un labbro. «Non è colpa sua, questo devi saperlo.» L'uomo tornò a guardarla, le labbra serrate. Annuì leggermente. «E tua madre?» chiese la giovane subito dopo.

«È con le mie sorelle. Non erano a palazzo ieri.» Sospirò vistosamente. «Starà bene» concluse, ma non sembrava crederci del tutto.

Scese un silenzio profondo tra i due, carico di una tensione quasi palpabile.

«Cosa facciamo adesso, Kevdar?» la voce della Principessa fremeva, intrisa da una paura quasi palpabile.

«Dobbiamo lasciare Asedara il più in fretta possibile, pensavo che potremmo chiedere rifugio a Cronon o a Vaahnell. Sono gli unici che potrebbero ospitarci.»

Nyë aggrottò la fronte. «Ma non dovremmo attraversare Varesian per farlo?»

Kevdar serrò la mascella, per poi annuire.

«Perché non andiamo a Dathrika?» domandò la ragazza.

Tra tutti e cinque i restanti Regni, quello sull'isola al largo delle coste di Asedara era forse quello con cui suo padre aveva i rapporti migliori. Perché quindi escluderlo?

«Non possiamo. Dovremmo andare al porto di Vysaras e noleggiare una barca. Sarà controllato dall'Armata di Mezzanotte, ed è il primo posto dove si aspettano di trovarci.»

La giovane incrociò le sottili braccia al petto, inspirando lentamente. «Quanto ci vorrà per raggiungere Cronon?» chiese, mentre la realizzazione del lungo e pericoloso viaggio che avrebbero dovuto affrontare di lì a poco le avvolse lo stomaco in una morsa di inquietudine.

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