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Capitale Xan

Regno di Xaisian


Un fruscio appena udibile, poi la lama le sfiorò di appena qualche centimetro lo zigomo destro.

«Cazzo, cazzo, cazzo!» Calei iniziò a correre più velocemente.

Il vento caldo le sferzava i boccoli rossi, si insediava nelle sue narici seccandole la gola e impastandole la bocca. I polmoni le dolevano, bisognosi di un ossigeno che pareva non essere mai sufficiente. Aveva perso ogni traccia di Idreas metri addietro, non riusciva a vederlo da nessuna parte e la sensazione di essere completamente sola le inondò le viscere di un angoscia quasi palpabile. Poteva udire il rumore di diverse paia di stivali colpire rapidi e implacabili il terreno dietro di lei: le Sandguards erano vicine. Questa volta, non era sicura che sarebbe riuscita a seminarli.

I due gemelli avevano tentato un altro colpo, ma avevano scelto la vittima sbagliata.

Il malcapitato che avevano cercato di derubare era armato con un lungo pugnale, s'era girato di scatto, percependo la mano di Idreas nella sacca dei suoi pantaloni, e la lama aveva squarciato l'avambraccio del giovane.

I secondi successivi erano stati molto confusi; Idreas cercava di fermare il sangue che gli impregnava la maglietta, mentre l'uomo aveva chiamato le Sandguards, che erano apparse da ogni vicolo del mercato quasi come se li stessero aspettando. Nella confusione avevano finito per separarsi, e in quel momento, Calei sperò solamente che il fratello non fosse stato catturato o peggio.

I muscoli delle gambe iniziarono presto a farle male, l'adrenalina sprigionata dalla paura si stava lentamente esaurendo, lasciando posto a un affaticamento che l'avrebbe presto costretta a fermarsi.

Iniziò a correre senza una direzione precisa, in un disperato tentativo di mettere più spazio possibile tra lei e il baratro oscuro della morte. Inconsciamente, girò verso destra ritrovandosi in un vicolo chiuso.

Si fermò all'istante, le pupille che si dilatarono velocemente dal terrore.

L'istante successivo, una dozzina di Sandguards entrarono nella stradina sigillando ogni possibile via di fuga. La loro uniforme bianca, composta da tessuti intrecciati e pezzi d'armatura leggermente ingialliti dalla sabbia trascinata dal vento, veniva illuminata brevemente dai pochi raggi di sole che penetravano dalle mura alte delle abitazioni intorno a lei.

La ragazza indietreggiò lentamente, il cuore le batteva così forte che poteva sentirlo pulsare nelle orecchie.

Uno dei soldati sguainò la spada e fece qualche passo in avanti.

Il respiro le morì in gola: non erano lì semplicemente per arrestarla.

Calei si appiattì al muro dietro di sé, lo sguardo che saettava nel panico a destra e a sinistra nel disperato tentativo di trovare qualcosa, qualsiasi cosa, da poter utilizzare come arma, ma quella flebile speranza svanì presto così com'era nata.

L'uomo le si avvicinò, i suoi occhi cerulei a scrutare ogni centimetro del volto della giovane.

«Sei solo una ragazzina» constatò, e Calei non riuscì a comprendere se quello fosse disprezzo o incredulità. Non ebbe il tempo di ragionarci ulteriormente che l'altro sollevò la spada verso di lei, pochi metri a dividerli.

«Pss! Pss!»

Improvvisamente, qualcosa alla sua destra catturò l'attenzione della ragazza. Il suo sguardo scivolò verso una piccola finestra che rasentava il terreno, semi nascosta dietro un barile in legno.

Kingdoms Of AshimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora