Capitolo 13

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Il tizio dall'aura color porpora sembrava così fuori di sé che mi passò accanto senza degnarmi di un'occhiata, come se non si fosse nemmeno accorto che ero lì, con uno scudo di libri davanti al petto.

Corse in avanti, fiondandosi nel corridoio, e io non potei fare a meno di seguirlo come una falena catturata da un raggio di luce.

Mi ritrovai a lanciare occhiate nervose al mio orologio. A quest'ora, Max stava di sicuro parlando con il mio professore; eravamo d'accordo che ci saremmo ritrovati mezz'ora dopo nel cortile del pianterreno, per poi tornare insieme a casa sua e raccontarci com'era andata la giornata. Avevo promesso che me ne sarei stata buona in aula studio, mentre aspettavo lui e Kurt, e che non mi sarei cacciata in nessun guaio, ma in quel momento non ero particolarmente in vena di mantenere la promessa.

In fondo, non capitava tutti i giorni di vedere un ragazzo circondato da un'aura.

Anzi no. A dire il vero, a me stava capitando sempre più spesso.

Aguzzai la vista per esaminare la vittima del mio pedinamento. Era un vampiro anche lui? Non potevo dire di avere una grande esperienza sui loro tratti caratteristici, ma questo ragazzo, in qualche modo, sembrava diverso. Max aveva dei lineamenti eleganti che lo facevano riconoscere subito per il principe che era; Kurt era un po' meno raffinato, ma così biondo e amichevole, quando non era occupato a bersagliarmi con frecce di sarcasmo, da sembrare un cherubino caduto dal cielo. Il tipo che stavo seguendo, invece, pur non essendo un brutto ragazzo, aveva comunque dei tratti più grossolani e un che di tagliente; pareva un concentrato di furia che di sicuro non sarei riuscita a contenere, se ci fossimo trovati a tu per tu.

Bè, per fortuna ho i miei libri, pensai, in un patetico tentativo di convincermi che, se il tizio si fosse accorto di me, non sarebbe riuscito a scuoiarmi viva. Un tomo di mille pagine di Fondamenti di analisi matematica sbattuto sul cranio dovrebbe fare male anche a una creatura soprannaturale dotata di artigli e zanne.

Il tipo, per fortuna, non sembrava granché attento a guardarsi alle spalle. O meglio, guardava in tutte le direzioni, come se stesse cercando qualcosa o qualcuno in mezzo alla ressa di persone, ma non dietro di sé.

Ero sempre più incuriosita da quel comportamento bizzarro. Sembrava che il tizio stesse... come dire... annusando gli studenti con cui entrava in contatto, maschi o femmine senza alcuna distinzione. E, ogni volta che entrava in contatto con una nuova pista olfattiva che gli interessava, la sua aura aveva una specie di sincope, come se il rosso vivo che la componeva virasse a un porpora ancora più intenso.

Me ne fregai di quello che poteva pensare Max, che si preoccupava fin troppo per la mia incolumità, e mi gettai a capofitto in quella nuova avventura. Mi incuriosii ancora di più quando beccai il tipo dall'aura rossa fermo di fronte all'aula del professor De Lauris, ora vuota, dov'ero stata poco tempo fa insieme ad almeno una cinquantina di studenti.

Appena lo vidi entrare, mi avvicinai nel corridoio, ancora gremito di studenti che andavano su e giù senza una direzione precisa, e buttai un'occhiata dentro senza farmi vedere.

Stravaganza al quadrato: il tipo misterioso, dopo aver girovagato tra un banco e l'altro, si fermò proprio nel punto in cui ero stata seduta io durante la lezione.

Mi tirai indietro di scatto, mi attaccai con la schiena alla parete del corridoio tenendomi i libri al petto e cercai di riflettere. Chi mai poteva essere questo ragazzo inquietante? Di certo non un vampiro, anche se la mia esperienza in fatto di vampiri era pressoché nulla. Voglio dire, anche Kurt aveva mostrato di possedere un buon olfatto, migliore di quello di Max e mille volte più affinato del mio, ma non sembrava dipendere dal fiuto come questo ragazzo misterioso, che annusava ogni cosa come un segugio.

Il ragazzo con l'aura d'argentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora