Capitolo 25

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Dopo aver concordato che, per un po', mi sarei recata da Astarte ogni sera per allenarmi nell'uso dei miei straordinari poteri di cui non sapevo quasi nulla, io e Max tornammo all'ingresso dello studio di magia e recuperammo un Kurt dall'aspetto particolarmente annoiato. «Potevi chiacchierare con la segretaria di Astarte» lo presi in giro, ma reagì con un finto sbuffo di irritazione.

«Quella là è più rigida di una scopa» sentenziò. «Sa solo fare sorrisi. Non credo che sia capace di parlare, figurarsi di chiacchierare.»

L'argomento fu chiuso e ci incamminammo. Max e io passeggiavamo vicini, parlando a bassa voce, mentre Kurt ci seguiva con le mani cacciate in tasca e un'aria da bodyguard pronto a tutto pur di difendere il proprio assistito. Non avevo ancora capito quale fosse il pericolo che minacciava l'esistenza di Max, ma mi pareva sempre più reale, tanto che avevo finito anch'io per rassegnarmi a questa vita di tensione costante all'idea di venire attaccati da qualcuno. O qualcosa.

«Scusami per essere stato un po'...» esordì Max.

«Aggressivo come una bestia disumana?» lo anticipai. «Va bene. Sei scusato.»

«È che mi hai colto di sorpresa. Non credevo che saresti riuscita a reagire» si giustificò lui.

«E allora perché mi sei venuto addosso con quell'espressione minacciosa?»

«Volevo stimolarti in qualche modo. Pensavo che avresti cercato di difenderti, se ti fossi sentita sotto pressione.»

Gli diedi un colpetto con un pugno e non potei fare a meno di scoppiare in una risata. «Beh, ci sono riuscita, no?» replicai.

«Certo. Molto meglio di quanto mi aspettassi.»

«Non credevo che avessi le zanne» confessai a mia volta, guardandolo di soppiatto in cerca di altri segnali del suo viso magnifico che potessero ricondurre all'aspetto di un vampiro. Non trovai nulla a parte il pallore innaturale, anche se il suo volto pareva sempre più in salute di quello di Kurt, e lo sguardo torvo con cui mi stava fissando, messo in allarme dal mio esame.

Come mi aspettavo, si rabbuiò. «Le ho. Ma non sono bravo come Kurt ad adoperarle per attaccare» borbottò con aria scontenta.

Non mi sembrava un grave crimine essere incapace di succhiare sangue o ridurre la propria vittima a brandelli, ma Max sembrava così infastidito da questa sua debolezza che non ebbi cuore di ribattere.

«Com'è che hai conosciuto questa Astarte?» domandai per tirargli su il morale, accorgendomi che la sua aura rischiarava l'oscurità della notte perfino più dei lampioni della città.

«Ho avuto bisogno dei suoi servigi, quando io e Kurt ci siamo dovuti spostare da Siena» replicò Max. «Per noi vampiri non è sempre facile avere contatti con il mondo degli umani. Astarte è a capo di un'associazione di maghi che ci è stata di aiuto per acquistare casa e servitù, e procedere con il trasloco dei nostri beni senza destare sospetti.»

«E questa faccenda che i nostri destini sono intrecciati, e io sarei il tuo punto debole, a cosa si riferisce?» insistetti, nascondendo un sorriso nel vederlo sempre più teso a ogni mia domanda. Il nervosismo non lo captavo sul suo viso, ovvio, che era tranquillo e, come al solito, splendido come quello di un angelo oscuro, ma nella sua aura, che ora gli vorticava intorno in un meraviglioso baluginio di grigio e argento.

Il suo silenzio mi lasciò intendere che avevo toccato un punto delicato della sua anima. Dov'era più fragile e rischiava di spezzarsi, anche se non sapevo perché.

«Vuoi mangiare qualcosa?» chiese Max, cambiando discorso.

Non potei fare a meno di scoppiare in una risata. «Sei diventato come Kurt? Ti piace guardarmi mentre mangio?» replicai.

Il ragazzo con l'aura d'argentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora