Per fortuna, le conoscenze del giovane albero sulle faccende degli uomini non erano ancora abbastanza approfondite, per cui si dichiarò soddisfatto quando, anziché dargli un vero e proprio bacio, mi limitai a scoccargli un bacetto su una guancia così casto e puro che nessuno avrebbe potuto obiettare che avessi tradito la fiducia di Max.
Ottenuta la collaborazione dell'albero, ingaggiai la mia amica Elena e il suo inseparabile compagno licantropo, chiamandoli con il cellulare che, per fortuna, non avevo scordato a casa.
«Ho bisogno di te e della tua macchina» dissi a Elena, perfettamente consapevole di averla svegliata, visto che erano solo le sei e trenta del mattino e lei aveva risposto con voce assonnata. Vederla arrivare sgommando con la sua macchinina di quarta mano dopo solo una mezz'ora, tuttavia, fu una piacevole sorpresa, e scoprire che aveva fatto come le avevo chiesto, e portato una coperta per proteggere Kurt dal sole, ancora più esaltante.
«Ho rischiato che mi arrestassero, per come andavo veloce» disse a mo' di saluto mentre usciva dalla macchina e correva ad abbracciarmi. Per telefono non ero scesa molto nei dettagli sulla mia situazione, ma da buona amica qual era aveva captato la mia angoscia da chilometri di distanza.
«Dobbiamo trasportare un vampiro» replicai indicando Kurt, che visto che il sole stava cominciando a crescere si era addossato con aria piuttosto sofferente alle fronde dell'albero. «E una driade invisibile a tutti tranne che a me» aggiunsi, sperai, con l'aria più ragionevole del mondo.
Elena, l'impagabile amica che mi ritrovavo, non fece i commenti che temevo. Si limitò a farmi strada verso la macchina, in cui Damian ci attendeva con espressione perplessa.
Ci ritrovammo stipati in un abitacolo minuscolo: io, aspirante ingegnere umana che aveva accantonato gli studi per salvare la vita al proprio fidanzato, uno spirito-albero innervosito dal fatto che ci stavamo allontanando fin troppo dalla sua forma corporea, un vampiro terrorizzato dalla luce del sole che faceva di tutto per mostrarsi impavido, un licantropo a disagio per la vicinanza così stretta con il suddetto vampiro, e una pazza amica che guidava a tutta birra canticchiando tra sé e sé Wannabe delle Spice girls.
Arrivare nei pressi del nostro obiettivo, in fin dei conti, fu un sollievo per tutti noi. Durante il percorso avevo informato i miei folli compagni di cos'era accaduto, per cui Elena aveva trattenuto a stento lacrime di commozione e il licantropo aveva assunto un'aria da guerriero pronto a gettarsi nella mischia del tutto simile a quella di Kurt, ma appena parcheggiammo, a circa duecento metri da via degli Arcangeli, costrinsi tutti a giurare che avrebbero mantenuto un silenzio di tomba per evitare di farci scoprire.
Il sole ormai era alto, per cui ordinai a Kurt di rimanere nascosto in macchina sotto la coperta, obbligo che il mio amico accolse con un ringhio di protesta mentre io, Elena, il licantropo e lo spirito-albero scendevamo dall'auto.
«Vai dentro, studi il loro comportamento per due ore e poi torni a raccontarmi ogni cosa» dissi alla driade appena fummo nei pressi della fabbrica abbandonata, che in effetti pareva un luogo abbastanza desolato da suscitare un brivido di terrore. Resistetti a fatica all'impulso di abbracciarlo a mo' di incoraggiamento, visto che avrei stretto il nulla e in ogni caso, non avendo un corpo, lui era l'unico a non dover temere nulla da un covo di vampiri.
Il giovane reagì con sorriso fanciullesco che mi suscitò un moto di tenerezza, poi attraversò a saltelli lo spazio che ci separava dall'edificio e sparì all'interno.
Non ci rimase altro da fare che nasconderci dietro dei blocchi di calcestruzzo in rovina e attendere.
Attendere.
E attendere.
Decisi di occupare il tempo in qualcosa di utile, osservando l'ambiente anziché farmi prendere dall'angoscia e dal vortice di timori sulle condizioni di Max che mi mulinava nella testa. Quel luogo era davvero terrificante; non mi sarei mai aspettata che, a pochi chilometri dal centro città, potesse trovarsi un angolo così isolato, con calcinacci, lamiere abbandonate un po' ovunque e un edificio principale sventrato e costellato di finestre rotte.
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Il ragazzo con l'aura d'argento
FantasiLivia è una studentessa universitaria di ingegneria che affronta tutto ciò che le accade con una razionalità quasi maniacale. Eppure, all'improvviso, comincia a vedere le aure: una color argento, che circonda un ragazzo bellissimo ma dall'aspetto fr...