Capitolo 47

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Mercurio. Mi sembrava che fosse l'ingrediente più difficile da scovare al mondo. Voglio dire, mica era una cosa che si trovava in giro così, come le erbe di campo ai lati di una strada in primavera.

E invece, bastò contattare Astarte per procurarmi tutto il necessario per la formula magica segretissima che il mio nuovo amico Marco era pronto a creare per me.

Finalmente, mi sembrava che la Terra avesse cominciato a girare per il verso giusto.

«A cosa ti servono, questi ingredienti?» domandò la strega mentre mi consegnava una fialetta piena fino a metà di un liquido argenteo, che ricordava da vicino il colore magnetico dell'aura di Max.

Non potei fare a meno di lanciare un'occhiata di soppiatto a Kurt, che si era rintanato in un angolo del salone-studio-santuario di Astarte e fissava con espressione minacciosa Cassiopea, la gatta, che per parte sua ricambiava il suo sguardo con la medesima aria nervosa. Tra i due non correva buon sangue, a quanto sembrava.

«Non posso dirtelo» bisbigliai alla maga. Non potevo sperare che l'udito iper-sviluppato di Kurt, per una volta, fosse fuori uso, ma mi auguravo che il vampiro fosse abbastanza distratto dalla lotta silenziosa con il gatto per seguire le nostre chiacchiere.

Astarte mi rivolse un'occhiata ferma. Disapprovava tanta segretezza, immaginai. Non potevo darle torto.

«Devi stare molto attenta, con questo» mi ammonì mentre infilava in un contenitore della polvere di zolfo e dava un'altra scorsa alla lista di ingredienti, lunga quanto una tesi di laurea, che Marco aveva redatto. Osservai affascinata la madia piena di cassettini, ricoperti di etichette compilate in una grafia così bella da sembrare un dipinto, da cui Astarte stava estraendo i vari componenti della formula.

«Certo. Starò attenta» cercai di rassicurarla, rintanandomi dietro un sorriso di puro candore che, mi resi subito conto, non la convinse nella maniera più assoluta.

All'improvviso, avevo le mani sudate. «Mi innervosisci, Kurt. Puoi andare di là?» sbottai.

Lui aprì la bocca, di sicuro per ricoprirmi di tutti gli insulti in tedesco di sua conoscenza, ma appena udimmo un rumore che proveniva dalla stanza che dava sulla strada Kurt lasciò perdere, si raddrizzò e si voltò a metà.

«Sarà stata Agata. Avrà fatto cadere un vaso» commentò Astarte, aprendo l'ennesimo cassettino. «È così sbadata, quella ragazza! Puoi andare ad aiutarla, Kurt?»

Sospirai di sollievo, quando il vampiro la smise di studiarmi con occhi sospettosi, si schiodò dallo stipite della porta e imboccò il corridoio che portava alla stanza d'ingresso.

Sobbalzai quando sentii una specie di soffio felino, la reazione che il mio amico aveva quando era davvero incazzato, e il fracasso di una colluttazione.

Il cuore mi andò in fibrillazione nello spazio di un respiro, appena vidi Kurt rotolare all'interno della stanza.

E due vampiri circondati da un'aura di tenebra precipitarsi dietro di lui.

Il resto degli eventi si svolse in maniera così rapida che non ebbi il tempo di capire cosa stesse succedendo.

Kurt tentò di rialzarsi. Sembrava troppo debole per rimettersi in piedi, ma riuscì almeno ad afferrare uno dei vampiri per una gamba e farlo cadere a terra con tale violenza che il pavimento fu scosso da un terremoto, dopodiché i due si avvinghiarono in una lotta feroce.

Stavo assistendo alla loro battaglia furiosa, in preda a un'agitazione spasmodica, quando il secondo vampiro mi si gettò addosso. Cacciai un grido e il mio aggressore si portò entrambe le mani alla testa, lasciandosi sfuggire uno stridio acuto che mi lacerò i timpani.

Il ragazzo con l'aura d'argentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora