CAPITOLO 9 - Il cuore non mente

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(Maerya)

"... La Madre che dona la vita e protegge ogni moglie, il suo sorriso gentile pone fine alle tue doglie e ogni suo figlio di amore ricopre." Sviolinò Maerya, per l'ennesima volta, di fronte a Septa Joanna che, ancora non soddisfatta, le urlò: "Non vi sento, Principessa. Dovete parlare più forte."
La ragazza si lasciò sfuggire un verso di frustrazione prima di ripetere, a voce più alta: "La Madre che dona la vita e..."
"Ora state urlando come un'aquila!" La interruppe subito la donna, lanciandole un'occhiata inviperita mentre faceva avanti e indietro per la stanza "Pensate forse che io sia un uccello? Se non scandite bene le parole, come pensate che io possa capirvi?"
"Una cornacchia gracchierebbe di meno." Borbottò la principessa, stringendo i denti.
"Come, prego?" Chiese l'altra, fingendo di non averla sentita.
Maerya riprese a recitare i versi della 'Canzone dei Sette' tentando di seguire le indicazioni della septa senza avere un esaurimento: non aveva idea di quanto tempo avesse passato chiusa nella biblioteca a decantare quei versi e a questo punto non sapeva se sarebbe morta prima di fame o di noia. Era passato appena un giorno dall'ultimo volo fatto con Rhaegor, in compagnia di Saera, e già ne sentiva la mancanza, tuttavia non sapeva quando avrebbe avuto nuovamente occasione di rivederlo: era tradizione che le giovani spose reali seguissero regolarmente lezioni con le Più Devote del Grande Sept (**), le si prospettavano ore tediose di preghiere e letture in compagnia dell'essere umano più scorbutico dei Sette Regni. Septa Joanna.
La donna non doveva essere molto anziana eppure, avvolta in quelle vesti grigie, sembrava più vecchia della Fortezza Rossa stessa: era alta e magra, possedeva un viso smunto e piccoli occhi scuri che ricordavano delle crocchie di spillo; aveva il naso dritto e appena sollevato all'insù mentre la sua bocca sottile era perennemente piegata verso il basso, in una costante smorfia di disapprovazione. Non poteva sapere di che colore avesse i capelli, il velo grigio che portava avvolto intorno alla testa glielo impediva, tuttavia Maerya pensò che fosse bionda perché le sue sopracciglia erano talmente chiare da sembrare inesistenti. Era la sua voce, però, la cosa che più urtava i nervi della principessa: acuta e quasi nasale, insopportabile.
Ogni rimprovero era come ricevere una martellata in testa, fu per questo che quando Aemond entrò in biblioteca ed interruppe una delle sue ennesime sfuriate ringraziò tutti e sette gli Dei.
"Aemond!" Esordì Maerya, ignorando completamente Septa Joanna e superandola per dirigersi in direzione del fratello. Aemond,  al contrario, non sembrava aver notato subito la presenza di Maerya e, quando la vide venirgli incontro, si pietrificò sul posto con il braccio sollevato a mezz'aria mentre riponeva su uno degli scaffali un grosso volume rilegato in pelle.
"Che coincidenza." Continuò la ragazza, sperando che il principe le reggesse il gioco "Non ricordi che ti avevo chiesto quel libro in prestito?"
Aemond aggrottò le sopracciglia e passo lo sguardo da sua sorella alla septa con aria interrogativa "... No."
"Ma come no, quello che hai in mano..." Parlando, Maerya lanciò un'occhiata al titolo e arricciò appena il naso "... quello sulla 'Fondazione di Vecchia Città'."
Dai Primi Uomini alla Conquista, continuò a leggere sulla costa del volume: se esisteva una cosa più noiosa delle lezioni con Septa Joanna era proprio quel libro, tuttavia fece finta di niente e lo prese comunque dalle mani del fratello.
"Grazie." Mormorò la ragazza, stringendoselo al petto "Ad ogni modo, va tutto bene? Altre... giornate lunghe?"
Aemond abbassò lo sguardo su di lei senza tradire alcuna emozione, la guardò con il suo occhio appena una manciata di secondi prima di voltarsi verso lo scaffale e prendere un altro libro "Credo che tu abbia da fare, Maerya."
Scottata dall'inaspettato rifiuto del fratello, Maerya inciampò appena nelle sue parole "Sì, avrei bisogno di una pausa in realtà."
"Non dovresti sprecare il tempo dei Più Devoti in questo modo." La rimproverò lui, tornando a fulminarla con lo sguardo "Septa Joanna ha messo da parte i suoi doveri per seguirti, potresti mostrarle un po' di gratitudine."
"Vi ringrazio, Principe." Intervenne la Septa, che ora si era avvicinata alle spalle di Maerya "Vostra sorella non sembra aver chiara l'importanza di questi incontri."
La principessa si sentì bruciare gli occhietti scuri della donna addosso, tuttavia non riuscì a distogliere lo sguardo da suo fratello. Perché fai così? Pensò, cercando di scrutare un qualsiasi segno di turbamento nel volto del ragazzo per dare un motivo a quell'improvvisa freddezza. Ho fatto qualcosa di male?
"Mh." Si limitò a commentare il ragazzo, stringendo le labbra prima di congedarsi "Vi lascio proseguire, allora. Con permesso."
Maerya lo guardò allontanarsi consapevole di avere la delusione dipinta in volto: le erano appena tornati in mente tutti quegli anni passati ad evitarsi e la rinnovata distanza riuscì a ferirla come una stilettata.
Iniziò a farsene una colpa ancora prima di rendersene conto, si ricordò dell'espressione triste che le aveva rivolto appena un paio di sere prima, all'annuncio delle sue nozze, e si sentì il cuore sprofondare, terrorizzata all'idea che nel giro di appena quattro lune avrebbe perso suo fratello. Devo parlargli. Continuò a ripetersi, mentre Septa Joanna riprendeva con la sua ramanzina. Non può lasciarmi così.
Tuttavia, le sue aspettative di riconciliazione dovettero prepararsi ad essere deluse: più o meno lo stesso copione si ripeté anche quel pomeriggio, durante gli allenamenti, e la sera a cena. Aemond a malapena le rivolgeva un'occhiata e, quando lei riusciva a strappargli una parola di bocca, le conversazioni erano monosillabiche e a dir poco taglienti. A causa di ciò, quella notte per Maerya non fu facile prendere sonno e si ritrovò a girarsi e rigirarsi nel letto con la testa piena di pensieri: era bastato davvero così poco per allontanare Aemond? Che cosa sarebbe successo, allora, dopo il matrimonio? Si erano avvicinati così tanto nell'ultimo periodo che lei aveva permesso a se stessa di illudersi, di credere che Aemond sarebbe potuto andare oltre i vecchi rancori per stare con lei, per non lasciarla sola. E invece non era così, l'odio era più grande dell'affetto che li legava e, presto, avrebbe bruciato ogni ponte fino a renderle impossibile tornare indietro, verso la sua vera famiglia.
Dormì appena un paio di ore e le flebili luci dell'alba che filtravano dalla finestra furono sufficienti a destarla dal suo leggero sonno, tanto da convincerla ad alzarsi e a prepararsi per scendere ad allenarsi con arco e frecce. Si lavò in fretta il viso e si vestì velocemente prima di uscire, coperta da una mantella per evitare il freddo del mattino.
Non incrociò nessuno mentre si dirigeva al campo di allenamento, intravide in lontananza qualche membrò della servitù aggirarsi per i corridoi ma niente di più.
Era da sola anche in cortile e, presto, i colpi delle sue frecce contro il bersaglio furono gli unici rumori a spezzare il silenzio di quella fresca mattinata.
Per quanto le piacesse tirare di spada, il tiro con l'arco era sempre stata la sua attività preferita: riusciva a liberare la mente in quello spazio di tempo tra l'incocco della freccia e il suo rilascio e poi era brava, molto brava. Non c'era sfida nei bersagli fermi: non importava quanto fossero lontani, lei non mancava mai il suo obiettivo e normalmente si allenava in compagnia di qualcuno che le lanciasse dei piattelli da colpire tuttavia quella mattina trovò conforto in quei movimenti ripetitivi. Incoccare, tendere, lasciare e colpire, poi recuperare le frecce e ricominciare... ad ogni tiro la ragazza sentiva la testa alleggerirsi, recuperando lucidità ed iniziando, poco a poco, a percepire la stanchezza.
Avrebbe persino potuto ritornare a dormire se un verso quasi animalesco non avesse attirato la sua attenzione. Fino ad ora non se ne era accorta ma poco lontano da lei, accasciato contro una balla di fieno, c'era il corpo di suo fratello Aegon, arrotolato dentro un mantello sporco di terra.
Confusa, Maerya abbassò l'arco e guardò in direzione del ragazzo "Aegon?"
"No..." Borbottò quel fagotto di vestiti, arricciandosi contro il muro "Chi vuole saperlo?"
Maerya spalancò la bocca per dire qualcosa ma non riuscì a trovare una sola parola a descrivere la sua confusione, quindi si limitò a riporre l'arco a terra e a dirigersi nella sua direzione chiedendosi come avesse fatto a non averlo notato prima.
Si chinò su di lui per guardarlo in faccia, venendo assalita da un fortissimo odore di vino. "Da quanto tempo sei qui?" Gli chiese, tenendo il naso arricciato per il disgusto e cercando di guardarlo in volto: aveva il viso e i capelli sporchi di terra, chissà per quanto tempo si era rotolato su se stesso prima che lei si accorgesse della sua presenza, e teneva gli occhi ben serrati per via del fastidio che la luce gli procurava.
Nel complesso era un quadro decisamente patetico e Maerya non riuscì proprio a trovare il coraggio di urlargli addosso.
Il ragazzo mugugnò qualcosa di incomprensibile, probabilmente infastidito dal tono di voce della sorella, e la principessa tirò un grosso sospiro "Va bene, ti riporto in stanza."
"No, no." Biascicò l'altro, appendendosi al braccio di Maerya per supplicarla "Lasciami qui, se vuoi portami del vino..."
"Credo che tu ne abbia avuto abbastanza." Replicò lei, ignorando le sue suppliche e tentando di sollevarlo da terra prendendolo per le braccia "Che ti è successo? Sembrava che ti stessi dando una regolata."
Aegon continuò a lamentarsi mentre la ragazza lo faceva rialzare e non fece sforzo di alcun tipo per agevolarla, lasciandosi trascinare come un peso morto "Sono stato sobrio per troppo tempo, non fa per me."
Maerya non riuscì a trattenere una risata, mozzata solo dalla fatica che stava compiendo per smuovere il fratello da terra: iniziò a camminare verso l'uscita del campo a grandi passi e con la schiena ricurva sotto il peso di Aegon, la situazione le parve talmente surreale che proprio non riuscì a non esserne divertita. Iniziò a vagliare mentalmente il percorso che avrebbero dovuto compiere sulla via del ritorno, cercando di intraprendere una strada che avesse poche scale e che permettesse loro di essere il più discreti possibile, e alla fine la principessa decise di optare per le camere di Helaena: forse, pensava la ragazza, lei avrebbe saputo come gestirlo meglio.
Fu così che cominciò la sua scalata, Aegon era decisamente troppo pesante per lei ma Maerya non aveva alcuna intenzione di mollarlo lì, da solo, nonostante lui non stesse facendo niente per aiutarla... anzi: ogni tanto il principe tentava di ribellarsi, dimenandosi pigramente e borbottando qualche insulto che lei non riusciva a capire.
"Aemond non ci mette così tanto." Blaterò Aegon, ad un certo punto, lanciando la testa all'indietro per guardare in faccia la sorella. Maerya si ritrovò a storcere il naso "Se non la pianti ti lascio cadere dalle scale."
Il fratello scoppiò a ridere, una risata sommessa e arrocata dall'alcol "Aemond ha già fatto anche quello."
La ragazza alzò gli occhi al cielo e continuò, imperterrita, a trascinarlo su per la rampa di scale.
Aegon, nel frattempo, fece una piccola pausa prima di aggiungere: "Tu non lo faresti, sei troppo buona."
Maerya gli lanciò un'occhiataccia ma non gli disse nulla, sapeva che aveva ragione. Anche se in quel momento le parve quasi come se le stesse facendo notare la più grande delle sue debolezze.
Arrivata in cima alle scale, la ragazza dovette lasciarlo a terra per riprendere fiato; si sentiva i polmoni scoppiare e dovette appoggiarsi le mani alle ginocchia per fermarle dal tremore, lo sforzo le aveva reso le gambe molli e si sentiva bruciare i muscoli della schiena.
Aegon, da parte sua, si limitò a rimanere steso a terra con le gambe e le braccia aperte, sorridendole sornione dal basso "Devo vomitare."
"Oh, no. Non qui." Sbottò la sorella, acchiappando al volo un vaso di piante e portandolo accanto al corpo del fratello giusto un istante prima che si tirasse su per dare di stomaco, con la testa ficcata nel vaso. Mentre cercava di togliergli i capelli dal viso, Maerya fu costretta a voltarsi di lato per evitare che l'odore sgradevole del suo vomito le guastasse le narici e, nel frattempo, si guardò intorno sperando che nessuno li vedesse in quel momento.
Aegon tossì un paio di volte e tirò su col naso, allontanandosi dal vaso solo per asciugarsi le lacrime degli occhi con mani tremanti e Maerya sentì un tuffo al cuore: era uno straccio, perché si era ridotto così?
"Questo, Aemond non lo aveva mai fatto." Borbottò il ragazzo, ora seduto "Grazie."
"Riesci a rialzarti?" Gli chiese Maerya, appoggiandogli le mani sulle spalle e mostrandogli un mezzo sorriso "Siamo quasi arrivati."
Aegon guardò verso di lei con gli occhi ancora arrossati e umidi di lacrime e annuì, piano "Ci provo."
"Bene, aggrappati a me. Forza."
In qualche modo, Maerya riuscì a rimetterlo in piedi: Aegon si stava ancora appoggiando a lei con tutto il suo peso, tuttavia questa volta tentava di fare leva sulle proprie gambe e di mettere un piede davanti all'altro senza scivolare. La ragazza gli lanciò un'occhiata mentre procedevano verso le stanze di Helaena e si rese conto che lui non stava più sorridendo: ora Aegon si guardava i piedi e lasciava ciondolare la testa, sbattendo lentamente gli occhi e tirando su con il naso. Non era più sicura che le sue lacrime fossero dovute allo sforzo del vomito tuttavia non gli disse nulla e si limitò a sorreggerlo con una delicatezza quasi materna.
Fu sempre lei a bussare alla porta di Helaena e la sorella venne ad aprire appena qualche secondo dopo, sgranando subito gli occhi di fronte all'inaspettata presenza del marito.
"Era al campo di allenamento." Le disse Maerya, mentre la sorella l'aiutava a sostenere il peso di Aegon "Ha appena vomitato."
"Aiutami a metterlo sul divano." Disse la maggiore, notando gli abiti sporchi del marito "Poi gli preparo un bagno."
Aegon non disse nulla mentre le ragazze lo facevano stendere, Maerya gli sfilò il mantello mentre Helaena gli toglieva gli stivali e lui non sembrava nemmeno più completamente sveglio: continuava a tenere la testa a penzoloni e alternava momenti in cui teneva gli occhi sgranati ad altri in cui li chiudeva, dando l'impressione di essersi completamente assopito. In tutto questo, Maerya ebbe la forte sensazione che stesse cercando di trattenersi dal vomitare di nuovo.
Quando furono sicure che non avrebbe più dato di stomaco, Helaena si allontanò per andare verso il bagno mentre Maerya gli restò accanto, seduta a terra vicino al divano.
"So che lei è troppo buona per me." Esordì Aegon, a bassa voce, riferendosi a sua moglie.
La principessa non gli disse nulla, si limitò a guardarlo e lui, dopo aver tossito, continuò "Ma proprio non riesco a sopportarlo..."
Maerya strinse le labbra, appoggiandogli una mano sull'avambraccio "Che cosa è successo, Aegon?"
Il ragazzo guardò verso il soffitto e tirò su con il naso, la principessa notò tremare il suo labbro inferiore prima che le rispondesse: "Hai mai l'impressione di non fare mai la cosa giusta?"
"Qualche volta." Gli sussurrò lei, scostandosi dal volto una ciocca di capelli.
"Io mi sento così ogni giorno." Confessò il principe, mordendosi il labbro inferiore prima di tornare a guardare verso di lei "Non importa quanto io ci provi, non c'è via d'uscita."
"Non è così, Aegon." Gli disse, cercando di mostrargli un sorriso "E' solo provandoci che le cose possono migliorare."
A quel punto, il fratello ricambiò il suo sorriso. Ma era tutt'altro che sollevato.
Maerya non ebbe il tempo di aggiungere niente, però, perché Alicent entrò nella stanza come una furia, senza nemmeno bussare. La donna si fermò di fronte al divano con la collera dipinta negli occhi, non degnò Maerya di uno sguardo perché la sua attenzione era completamente rivolta verso suo figlio maggiore.
"Alzati." Gli disse, freddamente, mentre si richiudeva la porta alle spalle. Lentamente, Aegon fece come gli era stato detto e Maerya lo osservò tirarsi su con estrema fatica, solo per essere colpito da un sonoro schiaffo di sua madre.
La principessa rimase pietrificata, completamente scioccata dalla violenza di quel gesto, mentre teneva gli occhi fissi sul fratello che, ora, non poté fare altro che portarsi una mano al viso, dove la regina lo aveva appena colpito.
"Quando la smetterai di umiliarmi in questo modo?" Gli disse Alicent, quasi urlando, giungendosi le mani in grembo e mostrandogli un'espressione disgustata "Ti hanno visto tutti strisciare a terra come un verme. È questo che vuoi essere, Aegon?"
Aegon non rispose, continuava a guardare verso il basso, e la principessa lo osservò deglutire e contrarre la mandibola. Alicent parve infuriarsi ancora di più, spostò il peso da un piede all'altro e continuò "Lavati e sparisci dalla mia vista."
Fu in quel momento che Helaena si azzardò ad intervenire, Maerya non l'aveva vista arrivare, e si diresse a testa bassa verso il marito, prendendolo gentilmente per il braccio "Vieni, l'acqua è ancora calda..."
Aegon non protestò, si fece accompagnare dalla moglie verso il bagno senza proferire parola sotto gli occhi infuocati della regina. Maerya fece per congedarsi a sua volta, tuttavia sua madre la fermò prima che potesse allontanarsi.
"Sarei venuta a chiamarti comunque." Le disse Alicent, squadrando i suoi abiti da allenamento "Questo pomeriggio verrà a trovarci Lady Alerie, per prendere le misure per il tuo abito da sposa."
La principessa sgranò gli occhi, appena confusa "Così... presto?"
"Tesoro, quattro lune passano in fretta." Replicò rapidamente la donna, stringendo appena le labbra "E un matrimonio reale richiede molto lavoro. Fatti trovare nelle mie stanze subito dopo pranzo, non fare tardi."

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