CAPITOLO 6 - Ciò che non si dovrebbe dire

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(Maerya)

"E' stato incredibile!" Maerya si lanciò sul letto a pancia in su, la pelle e il sangue che sfrigolavano ancora per l'adrenalina "E' la prima volta nella storia che Ghiaccio e Sorella Oscura vengono brandite l'una contro l'altra."
"Tutto questo solo per un torneo." Commentò Aemond, divertito dal suo entusiasmo "Sembra davvero sprecato."
"Il rumore che fa l'acciaio di Valyria è qualcosa di semplicemente..." La principessa rotolò sul fianco sinistro e alzò lo sguardo verso il marito "Musica. Cosa non darei per poter maneggiare una spada del genere."
"Nostro padre custodisce Blackfyre." Il ragazzo le si sedette accanto, sul bordo del letto, e cominciò ad accarezzarla distrattamente, seguendo con la punta delle dita la curva dei fianchi "Potresti brandirla tu, a lui non sembra servire molto."
Maerya tornò a stendersi supina sul materasso ma non prima di avergli dato uno schiaffetto sul braccio "Non dirlo nemmeno per scherzo."
Viserys non aveva mai portato Blackfyre in battaglia, non era mai stato un uomo d'azione e la principessa dubitava che avesse mai avuto davvero l'abilità di scagliarla contro i suoi nemici, ma era sempre stata al suo fianco ogni singola volta in cui si era seduto sul Trono di Spade: togliergliela, o anche solo immaginare di farlo, a Maerya appariva quasi come un tradimento.
"Ti fa ancora male?" Aemond ruppe il silenzio con un sussurro, allungando una mano verso il volto della moglie per sfiorarle il labbro inferiore e la ferita che lo solcava "Si è gonfiato."
"Un po'." La principessa inspirò profondamente, trattenendosi a stento dal sussultare per il doloroso fastidio provocato da quel contatto "Avrei dovuto darti retta e metterci del ghiaccio."
"Mh." Il ragazzo non poté fare a meno di trattenere un sorriso "Così mi togli la soddisfazione di dirti 'te l'avevo detto'."
"Il mio orgoglio non lo avrebbe sopportato." Scherzò lei, prima di sospirare "E' tanto terribile?"
"No, jorraeliarza." Poi, Aemond si chinò per lasciarle un bacio sulla fronte "Hai preso troppo seriamente la storia delle cicatrici."
"Sì, ma sulla faccia degli altri." Maerya non riuscì a trattenere un sorriso "Dei, hai visto Baela oggi?"
"Avrei preferito evitare."
"Il suo naso sembrava una melanzana." La ragazza si passò entrambe le mani sul viso "Una melanzana storta. Credi che abbia esagerato?"
"Io credo che se lo sia meritato." Il principe si piegò in avanti, mettendosi sopra di lei e premendola con il proprio peso contro il materasso "E anche Rhaenyra."
"Non avrei dovuto dire quelle cose." Parlando, Maerya gli cinse il collo con le braccia "Ero troppo arrabbiata, non stavo pensando."
"Era la verità." Aemond la baciò ancora, questa volta sul ponte del naso "La pura e semplice verità."
La principessa chiuse gli occhi e si godette quei baci, si sistemò meglio tra i cuscini ed espirò profondamente mentre tentava di scrollarsi di dosso i brividi che le sue parole e le sue labbra avevano generato in lei. Il ricordo della notte in cui Aemond aveva perso l'occhio era ancora vivido nella sua memoria e le immagini di quei momenti di terrore e confusione le tornarono alla mente in un istante, cristallini come se fossero accaduti il giorno prima.
"Odio quello che ti hanno fatto." Sussurrò, facendo scivolare le dita della mano sinistra sotto il colletto della giacca e quelle della mano destra sulla sua nuca per intrecciarle con i suoi capelli "Vorrei essere stata più forte e meno spaventata."
"Eri una bambina, Maerya, e anche tu eri ferita." Aemond parlò a bassa voce contro la pelle del suo collo prima di baciarla ancora "Non spettava a te essere forte."
"Lo rifaresti?" Chiese, e il principe si fermò per guardarla in viso "Se avessi saputo allora quello che sai oggi, lo rifaresti?"
Aemond esitò prima di rispondere, la mandibola serrata e le labbra strette mentre il suo occhio si perdeva in quelli della ragazza "Sì, sempre."
"Ogni cosa?" Maerya pensò a Jace e a Luke, a ciò che lui aveva detto su di loro e alla paura che lei aveva provato quando lo aveva visto sollevare quel sasso. O quando aveva visto Jace estrarre il coltello.
"Ogni cosa." Ripeté il principe e tornò a baciarle il collo, la gola, sfiorandone la pelle con i denti "Ho imparato più cose durante quella notte che nel resto della mia vita."
"E' stato terribile." La ragazza testa all'indietro, tra i cuscini, e si sentì sprofondare sotto quelle carezze. Strinse appena la presa attorno ai suoi capelli, la reazione naturale del proprio corpo alle sue mani, incapace di comprendere se volesse allontanarlo o tenerlo più vicino "Ci sono delle cose che non... non avresti dovuto..."
"Dire?" La voce di Aemond era bassa e roca e quando tornò a guardarla negli occhi il suo sguardo era tagliente quanto la lama di un coltello "La verità resta tale anche quando tutti rimangono in silenzio."
"Allora perché non sei rimasto in silenzio?"
"Perché è stato bello vedere le loro facce." Maerya trasalì quando il principe la baciò sulle labbra, una sottile fitta di dolore la attraversò come una scarica elettrica e si ritrovò ad affondare le proprie dita nelle spalle e tra i capelli di Aemond, stringendolo a sé più di quanto avrebbe voluto "Vederli scalpitare ed affannarsi per proteggersi, rendersi ridicoli nel negare l'evidenza."
L'evidenza non ha alcuna importanza. Ripeté a se stessa, separandosi bruscamente da lui quando sentì le sue mani stringersi attorno alla gonna del suo vestito e sollevarla, arricciandola all'altezza del fianchi per scoprirle le gambe ed insinuandocisi in mezzo. Non davanti agli occhi di un cieco.
E suo padre, per Rhaenyra, non era solo cieco.
Sarebbe stato più che comprensibile se non fosse stato il re, se non avesse avuto altri figli, altre responsabilità.
Ma non erano Jace, Luke o Joffrey a dover essere puniti per gli errori della madre, non potevano portare per sempre il peso della colpa con cui erano venuti al mondo, qualcosa di cui non erano responsabili, e Maerya non riusciva a comprendere la ragione di tutto quell'odio nei loro confronti.
Aemond li detestava ancora prima di Driftmark, di Vhagar e dell'incidente, permaloso com'era non si era mai fatto scivolare addosso un solo insulto, una sola presa in giro, e aveva lasciato che innocenti dispetti da bambini si trasformassero in un rancore più adulto. Una ferita che ora era diventata insanabile e la cui carne era viva, sensibile, anche allora.
Le difficoltà dei nipoti non avrebbero alleviato le sue ma, in un modo cupo e contorto, avrebbero ripagato per le sue. E di certo Aemond sarebbe rimasto con piacere a guardare.
"Aemond." Chiamò Maerya, la voce spezzata dai battiti irregolari del suo cuore mentre l'ansia cominciava a montarle nel petto, appesantendole il respiro e raffreddandole le membra "Per favore, fermati."
"Cosa c'è?" Chiese il principe, allontanando immediatamente le proprie labbra dalle sue e lasciando andare la stoffa del suo vestito per portarle una mano al viso "Ti ho fatto male?"
"No, ho solo bisogno di aria." La ragazza si mise seduta con cautela, si portò un palmo al petto e cercò di focalizzarsi sul calmare il proprio respiro "Scusami."
"Non farlo." Aemond parlò in un sussurro e si sistemò accanto a lei, delicato nell'accarezzarle una guancia con il dorso della mano come se avesse paura di vederla crollare a pezzi "Non scusarti."
"Stavo bene, davvero." Cercò di giustificarsi, frustrata dall'esagerata ed inspiegabile reazione del suo corpo "Non riesco a capire perché..."
"Maerya, sta tranquilla." Lui le sorrise nella speranza di rassicurarla "Non è la fine del mondo, ci siamo già passati."
Maerya non rispose, strinse le dita attorno alla gonna e se la sistemò sulle gambe, tornando a coprirsi prima di avvicinarsi le ginocchia al corpo, appoggiarci contro la fronte e sbuffare pesantemente. Credevo che fosse finita. Sussultò quando sentì Aemond appoggiarle una mano sulla schiena ma non sollevò ancora la testa dalle gambe. Se continuo così non resterò mai incinta.
Il silenzio aleggiò nella stanza ancora per qualche minuto, brevi momenti in cui la principessa dovette lottare contro le lacrime di frustrazione che avevano iniziato a pizzicarle gli occhi mentre il marito continuava ad accarezzarle la schiena e i capelli, attorcigliandosi delicatamente i boccoli attorno alle dita.
"Non te l'ho più chiesto." Cominciò Aemond, tentando di distrarla dai suoi pensieri "Sei stata tu a ricamare il nastro del tuo favore? Era molto grazioso."
"No." Mugugnò Maerya, le labbra ancora premute contro le proprie gambe "E' stata Helaena."
"Mh. Allora hai barato."
"Ci ho provato." Sbottò lei, rialzando di colpo la testa "Ho fatto la brava e sono andata da Helaena per farmi aiutare, ma quel dannato filo faceva tutto di testa sua! Mi sono innervosita e l'ho gettato nel camino."
Il principe scoppiò a ridere subito dopo, divertito dalle sue parole e dal modo in cui il suo viso era diventato paonazzo dopo essere stato nascosto nella stoffa tanto a lungo. "Non ridere!" Piagnucolò Maerya, gli occhi ancora lucidi "E' più difficile di quel che sembra."
"Hai comunque barato." La stuzzicò lui "Tuo il favore, tuo il fiocco."
"Non è scritto da nessuna parte."
"No, ma porta sfortuna." Il sorriso di Aemond si inclinò appena verso destra "Infatti nostro zio è stato disarcionato."
"Nostro zio è stato disarcionato perché Daemon ha provato ad impalarlo con la sua lancia."
"In che modo questa non sarebbe sfortuna?"
Maerya strinse le labbra ed aggrottò le sopracciglia, infastidita dalla saccenza del suo tono di voce mentre si strofinava gli occhi con il dorso della mano "Ne farò uno io solo quando ti vedrò combattere in un torneo."
"E' una promessa?"
"Più una minaccia." Solo allora la principessa ricambiò il sorriso del marito "Sarà un nastro orribile, il più brutto di tutti, tanto che ti vergognerai di chiedermelo. Ma almeno sarai certo che lo avrò fatto io."
"Come ho detto, è la cosa più importante." Aemond fece una piccola pausa prima di continuare "Stai un po' meglio?"
A Maerya sembrò di realizzare solo in quel momento di essere tornata a respirare normalmente, che il suo cuore aveva smesso di rimbombarle nel petto e nelle orecchie come un tamburo impazzito.
"Sì." Sospirò ancora, arricciò le labbra di lato ed incrociò le gambe di fronte a sé, le mani giunte in grembo mentre cominciava a stuzzicarsi la cicatrice che le solcava il palmo sinistro "So che non è facile avere a che fare con me ultimamente, mi dispiace."
"Perché continui a scusarti?"
"Perché so di averti deluso." Maerya parlò a bassa voce, lo sguardo fisso sulle sue mani per evitare di incrociare quello del marito "Tu non ne parli mai, ma so che è così."
Aveva trascorso così tanto tempo in balia delle sue paranoie che oramai faticava a distinguerle dalla realtà, i silenzi si trasformavano così in muti rimproveri e anche le più sincere parole di conforto suonavano come crudeli bugie alle sue orecchie: per quanto ancora Aemond avrebbe tollerato i suoi fallimenti, cosa ne sarebbe stato di lei se non fosse riuscita a dargli un figlio quando lui lo desiderava così tanto?
"Maerya." Aemond la chiamò con dolcezza, le prese delicatamente il mento tra le dita e la obbligò a sollevare la testa verso di lui. C'era preoccupazione nel suo unico occhio, un velo di afflizione che la principessa conosceva bene e che riservava solo a lei "Non è solo per avere un figlio che voglio fare l'amore con te."
"E' passato così tanto tempo, Aemond." Insistette lei, lottando contro il groppo che le appesantiva le parole "E se non... se non riuscissi più a...." Ancora una pausa "Se avessi perso la nostra unica occasione?"
"Gli Dei ce ne concederanno un'altra, ne sono sicuro." Non c'era esitazione nella sua voce, non la sola ombra di un dubbio, e la cosa non fece altro che stringerle ancora la bocca dello stomaco "A noi non resta altro che aspettare, pregare e amarci."
Pregare. Ripeté Maerya, lasciò che il principe le accarezzasse il mento e le sfiorasse le labbra con la punta delle dita e sopportò in silenzio il fastidio che provò quando con il pollice si avvicinò al lembo inferiore della sua ferita. È l'unica cosa che proprio non riesco a fare.
"E' per questo che preghi?" Gli chiese e la bocca di Aemond tornò a curvarsi verso l'alto.
"Sì." Rispose lui, allontanandole la propria mano dal viso solo per prendere le sue e portarsele alle labbra "Ma solo dopo aver pregato per te, perché tu sia felice e al sicuro al mio fianco."
"Prima o poi gli Dei si annoieranno ad ascoltarti." Le parole di Maerya erano scherzose ma il suo sorriso era sincero "Se non fai altro che parlar loro di me."
"Forse lo hanno già fatto." Il principe esitò un istante prima di continuare, appena più serio "Tu resti la mia priorità, Maerya. Sopra ogni dovere, ogni urgenza, ogni necessità. Non voglio un figlio perché è ciò che il reame si aspetta da noi o perché è quello che nostra madre ci ha chiesto, voglio un figlio perché ti amo."
La ragazza non rispose subito, non ci riuscì: combattere contro la parte di lei che ancora dubitava di quelle parole, quella parte che l'ansia aveva divorato fino ad accecarla e assordarla, era già più che faticoso, le strappò di bocca qualsiasi replica e la lasciò solo con la voglia di baciarlo ancora. Fu tutto ciò che riuscì a fare, timida, mentre le lacrime tornavano a pizzicarle gli occhi, si allungò verso di lui e si stese contro il suo petto, convincendolo a sdraiarsi sui cuscini e strappandogli un sospiro dalle labbra.
Non c'era nulla di sensuale in quei baci e in quelle carezze, solo il bisogno di sentirsi l'uno vicino all'altra anche quando le parole erano superflue. Maerya nascose il viso nell'incavo del collo del marito e chiuse gli occhi, l'orecchio appoggiato contro la sua spalla, cullata dai battiti regolari del suo cuore e dal calore della sua pelle mentre lui le passava le dita tra i capelli, su e giù per la schiena assecondandone la curva.
Avrebbero dovuto lavarsi e prepararsi per la cena, non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso dal momento in cui erano entrati in stanza e il crepitare della legna nel camino non la stava aiutando a rimanere sveglia. Si sarebbe di certo addormentata in quella posizione se non fosse stato per l'improvviso spalancarsi della porta della loro camera, accompagnato da un'inquietante cigolare e dall'inaspettato ingresso di Alicent.
"Oh, Dei." Borbottò la donna, distogliendo immediatamente lo sguardo dalle figure avvinghiate dei suoi due figli prima di fare un passo indietro "Mi dispiace, non credevo che..."
"Mamma!" Esclamò Maerya mentre sollevava di scatto la testa e si rimetteva seduta, le braccia puntate contro il petto del marito mentre scivolava verso la sponda del letto "Dovresti imparare a bussare!"
"Perdonatemi se vi ho... interrotti." Alicent si concesse di sbirciare oltre la soglia e, rassicurata nel vederli entrambi vestiti, tornò a confrontarsi con loro "Ma è una questione piuttosto urgente."
"Cosa è successo?" Fu Aemond a porre questa domanda, le sopracciglia appena aggrottate e lo sguardo indurito dal sospetto.
"Vostra cugina sta per lasciare Harrenhal." La donna sospirò ed abbassò lo sguardo a terra, entrambe le mani premute contro il corsetto del suo abito e la sottile catena dorata che le cingeva la vita "E' diretta a Runestone, per i funerali di suo zio."
"Ser Gerold è morto?" Maerya ricordava bene quell'uomo, la sua grezza gentilezza e il sorriso carico di affetto con cui si era sempre rivolto a Saera, e apprendere quella notizia generò in lei uno spontaneo moto di dispiacere.
"E' così, che riposi in pace." Solo allora Alicent tornò a posare gli occhi sui suoi figli, scrutandone attentamente i volti prima di aggiungere: "La Principessa Saera è la nuova Lady di Runestone, ora, è bene che le porgiate le vostre congratulazioni e le vostre condoglianze prima che parta per la Valle. Ci aspettano tra cinque minuti ai cancelli."
Saera partirà per la Valle. Quel pensiero si fossilizzò nella mente della principessa, la ragazza rivolse una breve occhiata ad Aemond e non si stupì affatto nel ritrovarsi ricambiata. Aegon non la prenderà bene.
"Sistematevi e scendete." Disse la regina, fermandosi qualche istante sulla soglia prima di uscire "E ricordate ciò che vi ho detto durante il viaggio."
"Per quanto tempo Saera starà lontana da Approdo del Re?" Chiese Maerya, usando un tono di voce un po' troppo alto che non lasciò indifferente né Aemond né la loro madre.
"E' difficile a dirsi." Alicent strinse appena le dita attorno allo stipite in legno della porta e guardò la propria figlia con la fronte e le sopracciglia leggermente aggrottate "Immagino che dipenda da quante questioni Ser Gerold ha lasciato in sospeso."

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