CAPITOLO 16 - Troppo fragile

636 30 29
                                    

(Saera)

" Drakari pykiros,
Tikummo jemiros.
Yn lantyz bartossa
Saelot vaedis. (*1)"

Seduta in ginocchio sulla pietra scura di Fossa del Drago, illuminata solo dalla luce di una torcia appoggiata a terra, Saera intonò i versi di quella vecchia canzone ad occhi chiusi, le mani appoggiate sulle proprie cosce e la testa china. Cantare era l'unica cosa in grado di tenerla concentrata sul ritmo del proprio respiro, distraendola dalla cupa sensazione di essere osservata.

"Hen nuha eleni
Perzyssy vestretis,
Se gelyn irudaks
Anogrose. (*2)"

L'oscurità avvolgeva le pareti del box in cui si trovava e, se non ci fosse stata la sua voce a rompere il silenzio, nessun rumore sarebbe emerso dalle tenebre: dal momento in cui Saera aveva iniziato con la sua melodia, Zobrys aveva interrotto il suo ansioso schioccare e si era resa invisibile nel buio della Fossa. Contando sul fatto che il drago non si sarebbe reso aggressivo nei suoi confronti, la ragazza si era azzardata a fare qualche passo all'interno del box e lì si era, cautamente, inginocchiata. Non era certa del motivo che l'aveva spinta a mettersi a cantare, pronunciando le stesse parole in valyriano che si diceva il suo bis-nonno avesse intonato per Vermithor.
In quel modo, forse, le sembrava di portarle il giusto rispetto.

"Perzyro udryssi,
Ezimptos laehossi
Harossa letagon,
Aot vaedan. (*3)"

Prima che potesse proseguire, un leggero spostamento d'aria alla sua sinistra la obbligò a riaprire gli occhi e, quando il suo sguardo si abituò alla fioca luce della torcia, la principessa si ritrovò a trattenere il respiro.
Zobrys era uscita allo scoperto, la sua grande testa ricoperta di spine e scaglie dal colore nero corvino ora era così vicina che Saera riuscì a sentire il suo fiato solforoso sulla pelle. La principessa tentò di non focalizzare la propria attenzione sulle bianche zanne affilate o sulle larghe narici che le sbuffavano addosso e, invece, rialzò lo sguardo sui suoi brillanti occhi gialli, notando come sembravano cambiare di intensità al variare della luce della fiamma: un attimo prima erano tanto luminosi da sembrare bianchi, quello dopo così scuri da ricordare il rosso sangue.
"Baelagon koston (*4)." Mormorò Saera, sostenendo quello sguardo cangiante e facendo appello ad ogni briciolo di coraggio che possedeva "Lo baelagon kosta (*5)."
Zobrys rimase immobile a fissarla per degli istanti che parvero interminabili, in un silenzio tale che Saera arrivò a dubitare che stesse anche solo respirando. Poi, all'improvviso, il drago schioccò la lingua sul proprio palato: un singolo, secco, click che precedette i suoi movimenti; allungò appena il collo verso di lei, verso le sue mani, arrivando a sfiorarla con il muso per un brevissimo secondo. Poi, esattamente come era comparsa, si ritrasse al fondo del suo box, diventando tutt'uno con il buio che la circondava.

"Grazie, per esserti offerta di darmi una mano." Saera sorrise ad Elysa mentre, insieme, si dirigevano verso la biblioteca della Fortezza Rossa "Non sarei mai riuscita a portare tutti questi libri da sola."
"Non preoccupatevi." Rispose l'altra, tentando di rimanere gentile nonostante il peso dei libri la stesse mettendo in evidente difficoltà "Davvero li avete letti tutti in una settimana?"
"Ho avuto molto tempo libero." Replicò la principessa, affiancandosi alla sua dama di compagnia "Lasciami qualcosa, non sono così carica."
Sorridendo, forse persino un po' imbarazzata, Elysa si fermò per restituirle parte dei volumi che si era presa in carico, aggiungendoli a quelli che Saera già teneva tra le mani, ma a quel punto le sue braccia, fiaccate dai metri percorsi con tutto quel peso, cedettero per lo sforzo.
Molti dei libri caddero a terra con un tonfo e, tra di essi, anche un plico pieno di disegni e fogli volanti che si sparsero in giro per il corridoio, obbligando entrambe le ragazze ad affrettarsi per recuperarli tutti.
"Mi dispiace tantissimo, Principessa." Elysa continuava a scusarsi come se si aspettasse di essere punita, cosa che generò in Saera un moto di compassione nonostante il fastidio che quel piccolo incidente le aveva provocato. "Non fa nulla, Elysa." La rassicurò, appoggiando il proprio carico a terra ed aiutandola a recuperare ciò che aveva seminato sul pavimento "Non dovevi sforzarti tanto."
"Lo so, mi dispiace. Volevo essere d'aiuto." Replicò l'altra, giusto un attimo prima di bloccarsi, in silenzio, per qualche istante ed aggiungere: "Oh non c'è bisogno, Principe, davvero."
Saera sollevò di scatto gli occhi nella direzione della propria dama di compagnia solo per incrociare la figura di Aegon accovacciata al suo fianco, intento anche lui a raccogliere fogli e pagine di quaderno.
"In tre si fa più in fretta." Fu la semplice risposta del principe che poi, con un mezzo sorriso, si voltò verso la cugina per porgerle ciò che aveva recuperato da terra "Dovreste stare più attenta, sarebbe un peccato perdere tutti questi bei disegni."
Saera ricambiò il sorriso mentre gli prendeva i fogli dalle mani e li rimetteva al sicuro tra le pagine di uno dei quaderni "Vi ringrazio, Aegon."
"Li avete fatti voi?" Chiese allora il principe, rialzandosi ed avvicinandosi alla pila di libri che la ragazza aveva appoggiato a terra "Lasciate, li prendo io."
"Sì, a tempo perso." Replicò lei, incapace di trattenersi dal far scivolare lo sguardo sul suo aspetto insolitamente curato.
"Non si direbbe, siete davvero molto dotata." L'espressione di Aegon assunse la sua solita sfumatura maliziosa "Smetterete mai di stupirmi?"
"Potrei farvi la stessa domanda." Parlando, Saera lanciò una breve occhiata verso Elysa e, solo in quel frangente, si rese conto di quanto la ragazza sembrasse a disagio, in silenzio e distante da quella conversazione "Che cosa vi porta da queste parti? Se non immaginassi già la risposta, vi chiederei se siete di ritorno dalla biblioteca."
Aegon si lasciò scappare una mezza risata e scrollò le spalle "Arrivo ora dalla Sala da Pranzo, in realtà. Sembra proprio che io e voi, Saera, siamo destinati ad incrociarci."
"Sospetto che a voi piaccia forzare la mano del destino." Disse la principessa, in un velato tono di scherno, prima di chiedere: "Sarebbe un problema, per voi, accompagnarci fino in biblioteca? Credo che l'aiuto di un uomo potrebbe aiutarci ad arrivare a destinazione senza ulteriori incidenti."
"Non vi nascondo che non è un appuntamento in mezzo ai libri che speravo di strapparvi." Replicò Aegon, scherzoso "Ma pur di passare un po' di tempo con voi, cugina, questo e altro."
"Quale onore." Poi, Saera si rivolse nuovamente ad Elysa "Sembra che alla fine avremo un po' di compagnia."
"Sì, ecco..." La ragazza parlò in tono sommesso, quasi evitando lo sguardo del ragazzo mentre rispondeva alla principessa "Se non vi serve più il mio aiuto, Altezza, io mi congederei. Dyana mi aveva chiesto di aiutarla con qualche mansione, ne approfitterei per non fare troppo tardi."
"Oh, certo. Nessun problema." Saera aggrottò appena le sopracciglia di fronte a quella reazione tanto inusuale da parte della giovane da lasciarla perplessa "Avresti potuto dirmelo prima, non ti avrei chiesto di accompagnarmi."
"Mi dispiace, Principessa." Ripeté la ragazza, per l'ennesima volta, prima di abbassare gli occhi a terra e mordersi il labbro inferiore "Credo di essere un po' distratta, oggi."
La principessa esitò qualche istante prima di rispondere, squadrandola dall'alto in basso con attenzione prima di rivolgere uno sguardo verso il cugino che, a sua volta, aveva preso a guardare altrove.
"D'accordo, va pure. Ci vediamo questo pomeriggio." Furono le parole che Saera usò per congedare Elysa, la ragazza rivolse ad entrambi i principi un breve inchino e si allontanò a passo svelto lungo il corridoio, lasciandoli così completamente da soli.
"Dopo di voi, cugina." Fu Aegon ad interrompere quel breve momento di silenzio, nessun segno di turbamento nella sua voce. Nonostante la sensazione di disagio che la reazione di Elysa le aveva procurato, Saera decise di non darci troppo peso e si avviò verso la biblioteca prontamente seguita dal cugino.
"E' per questo motivo che non vi vedo spesso in giro per la Fortezza?" Aggiunse il principe, il solito sorriso sghembo nascosto appena dietro la pila di libri che reggeva tra le braccia "Vi chiudete in biblioteca?"
"Non giudicatemi." Replicò lei, mostrandosi più spensierata di quanto in realtà non fosse "E' un posto molto tranquillo ed io non ho molti amici con cui intrattenermi, specialmente a quest'ora del mattino."
"E' una fortuna che abbiate incontrato me, allora." Il tono del principe era allegro, il suo volto più radioso di quanto Saera ricordasse "Sarò ben disposto a spezzare per voi questo triste ciclo di mattinate passate in solitudine."
"Ah, davvero?" Saera si lasciò scappare una risata e non tentò nemmeno di nascondere il sarcasmo nella propria voce "Sareste disposto ad accompagnarmi in biblioteca tutte le mattine?"
"Comincerei a mattine alterne." Prima di continuare, Aegon aggrottò le sopracciglia "Una ogni tre, magari. Sapete, non vorrei che vi abituaste troppo alla mia radiosa presenza: temo che potrei perdere il mio fascino, altrimenti."
"Apprezzo la vostra volontà di trovare un compromesso." Mentre chiacchieravano, i ragazzi raggiunsero il portone d'ingresso della biblioteca e la principessa si fece avanti per aprirlo, scostandosi appena per permettere ad Aegon di passare per primo.
Quel giorno la biblioteca sembrava insolitamente frequentata: nel varcare la soglia vennero accolti da un lontano brusio di penne che graffiavano la carta, il leggero scrosciare di pagine sfogliate, qualche distante sussurro, forse, ed il cordiale saluto di Maestro Mellos. I due principi presero posto in silenzio e la prima cosa che fece Saera fu aiutare Aegon ad appoggiare tutti i libri sul tavolo.
Solo in questo momento il principe sembrò prestare attenzione ai titoli che stava maneggiando e si lasciò sfuggire una sottile risata "State leggendo molti libri riguardo ai draghi. Vi siete per caso lasciata influenzare da mia sorella?"
Saera scrollò le spalle e rispose con vaghezza "Forse, anche se credo che sia solo genuina curiosità."
Si sedettero uno di fronte all'altro, gli occhi di Aegon scorrevano curiosi sulle coste in cuoio dei vari volumi fino a che, all'improvviso, il suo viso sembrò illuminarsi "'Storie dalla Conquista', è sempre stato il mio preferito."
Mentre parlava, il principe prese tra le mani un sottile libro dalla copertina azzurra ed incominciò a sfogliarlo distrattamente con un sorriso che gli andava da orecchio a orecchio "Questa deve essere proprio la copia su cui ho studiato io."
Di fronte a quella reazione così genuina, quasi infantile, Saera non riuscì a trattenere un'espressione divertita "Davvero?"
"Sì, guardate." Il principe si sporse sul tavolo, aprendo il libro nel capitolo che trattava della Prima Guerra Dorniana e puntando il proprio indice su alcuni scarabocchi a bordo pagina "Questi li ho fatti io."
La ragazza osservò le linee sbiadite di quei disegni, mordendosi l'interno guancia per impedirsi di scoppiare a ridere davanti a tutti: immaginò che Aegon bambino avesse tentato di immortalare il momento in cui il drago Meraxes venne colpito dal dardo di uno scorpione dorniano, ma la realtà era che la creatura da lui disegnata assomigliava di più ad una lucertola o uno strano uccello spiumato. Saera lasciò scorrere i propri occhi sul resto degli scarabocchi, dei piccoli uomini stilizzati che il tempo aveva quasi completamente cancellato, e si accorse che ve ne erano anche tra i paragrafi, insieme a varie colature di inchiostro e parole sottolineate. Una parola sola, in realtà, che il principe si era assicurato di cerchiare ogni singola volta: il nome di Meria Martell (**).
"Ammetto di non possedere il vostro talento." Commentò Aegon, scherzosamente "Ma credo di aver colto la tragicità del momento."
"Avreste dovuto coltivare la vostra creatività." Rispose Saera, alzando gli occhi verso di lui e ricambiando, teneramente, il suo sorriso "Posso chiedervi perché avete sottolineato il nome 'Meria' così spesso?"
"Oh, lo avete notato." Parlando, il principe girò verso di sé il libro e passò distrattamente un dito sulle pagine inchiostrate ed ingiallite dal tempo "Non saprei spiegarne il motivo, ma la Rana di Dorne mi ha sempre incuriosito ed il suo nome sembrava così... musicale, che ho insistito con mia madre perché mia sorella venisse chiamata allo stesso modo."
Saera si rese conto solo in quel momento della somiglianza tra i due nomi, il modo in cui venivano scritti era diverso, ma la pronuncia era più o meno la stessa. Si sentì quasi una sciocca per non averlo notato prima.
"Maerya..." Sussurrò la ragazza, annuendo appena "E' solo in valyriano. Che bell'idea, davvero."
Aegon strinse le labbra e le arricciò appena, chiudendo poi il libro e restituendolo alla principessa "Non ci avevo riflettuto molto, all'epoca. Mi sembrava solo giusto dare ad una Principessa il nome di un'altra principessa." Prima di continuare fece una piccola pausa, quasi come se stesse valutando se fosse il caso o meno di continuare "Una che fosse forte, indomabile, più di chiunque altro. In grado di tenere testa persino ai draghi."
"Direi che si è rivelato più che appropriato." Saera scelse un volume dalla pila di libri e lasciò correre le proprie dita sulla costa, insistendo appena là dove era inciso il titolo "Vostra sorella è forte, caparbia e indomabile quanto la principessa di cui porta il nome."
Rassicurato dalla sua reazione, Aegon abbandonò ogni incertezza di fronte alle parole della cugina e si lasciò andare ad un'altra confessione "Forse vi sembrerà sciocco, ma mi piace pensare che i nomi siano importanti nel segnare il destino di una persona e che valga la pena sceglierli con attenzione."
"Non è sciocco." La principessa appoggiò il libro di fronte a sé, puntò entrambi i gomiti sul tavolo e si prese la testa tra le mani, inclinandola di lato mentre osservava il ragazzo con genuina curiosità. In quel momento le tornarono in mente le parole che Otto Hightower le aveva rivolto. Aiutatemi a fare di lui il re di cui i Sette Regni hanno bisogno. E fece la sua domanda di conseguenza: "Mi chiedo, allora, che cosa pensate del vostro, di nome?"
Il principe sgranò appena gli occhi e assottigliò le labbra in un sorriso forzato, stringendosi nelle proprie spalle prima di rispondere, in un sussurro "L'eccezione che conferma la regola."
Saera non avrebbe mai pensato di vederlo incupirsi tanto velocemente, doveva aver toccato un nervo scoperto per il cugino e se ne pentì subito: nonostante tutto, quella velata malinconia riusciva ancora a scuoterla.
"Spero che pensiate lo stesso del mio, allora." Commentò, piano, la ragazza "Temo che mi sia stato dato con fin troppa leggerezza."
"Forse avete ragione, ma non è stato un Targaryen a sceglierlo per voi." Aegon tornò a guardarla in viso "Sono sicuro che è stato fatto con la migliore delle intenzioni."
Queste parole, così gentili e rassicuranti, colpirono la principessa abbastanza da convincerla ad aprirsi, sbottonarsi appena nella speranza di convincerlo a fare lo stesso "E' al nome di mia nonna che hanno pensato: la madre di mia madre si chiamava Sara, credo fosse in uso tra i Primi Uomini (***). Mi piace pensare che abbiano scelto 'Saera' per onorare entrambi i lati della mia famiglia."
"Avevo ragione, allora." Ed un sorriso tornò a fare capolino sul volto del ragazzo, illuminando quei suoi occhi viola così tristi "E se vostra nonna condivideva con voi anche solo un briciolo della vostra bellezza o della vostra intelligenza, allora non siete l'eccezione ma una splendida conferma."
"Potreste scoprire, forse, che non c'è alcuna eccezione." Saera parlò piano, guardandolo dritto negli occhi nella speranza di riuscire a trasmettergli la stessa serenità che le sue parole avevano acceso in lei "E che il vostro nome non è il fardello che pensate che sia. Avete solo bisogno di realizzare che siete abbastanza forte per sopportarlo."
"Forte, non è una parola che userei per descrivermi." Aegon arricciò appena le labbra, il suo sorriso velato dall'ombra dello sconforto "Che nessuno, userebbe per descrivermi."
"Non vedo l'ora di vedervi dimostrare a tutti il contrario, allora."
Un breve silenzio calò tra di loro, ma non c'era disagio o imbarazzo e Saera ebbe la netta sensazione che ci fosse qualcosa di diverso nello sguardo del principe, nel modo in cui i suoi occhi scrutavano il suo volto: una tenerezza titubante, trepida, quasi come se avesse paura di crederle ma allo stesso tempo bruciasse dalla voglia di farlo.
"Lo pensi davvero?" Mormorò Aegon, rompendo quella quiete con la voce resa fragile dall'incertezza.
"Certo." Fu la semplice risposta di Saera, una risposta data senza alcuna esitazione e che lasciava trasparire tutta la sicurezza di cui il principe sembrava aver bisogno in quel momento. Se la ragazza fosse stata appena più sincera, probabilmente la sua voce non sarebbe stata tanto ferma: non stava mentendo, ma non stava nemmeno dicendo la verità. Gli stava semplicemente dicendo ciò che lui aveva bisogno di sentire.
Nessun altro lo ha mai fatto. Pensò allora, il suo contegno appena scalfito dall'onda di compassione che le travolse il petto. Nessuno gli ha mai dimostrato di saper ascoltare.
Era bastato così poco per riuscire ad abbattere le sue difese, quella maschera di scherno ed indifferenza che indossava ogni giorno della sua vita, tanto che Saera arrivò a chiedersi come fosse possibile che nessuno avesse capito quanto fosse semplice, quanto Aegon fosse fragile. Provò quasi pena per lui, un genuino dispiacere che però non placò il cinismo dei suoi pensieri: doveva diventare la sua ancora di salvezza, l'angolo in cui rifugiarsi quando chiunque sembrava voler scatenare una tempesta nei suoi confronti; allora, e solo allora, Aegon sarebbe stato suo.
"A questo punto, però, credo di essere curiosa." La voce della ragazza ruppe quel breve silenzio con leggerezza, senza fargli pesare in alcun modo la vulnerabilità con cui si era mostrato e cogliendo l'occasione per abbattere le formalità "Qual è il nome che preferisci?"
"Oh, è... una domanda difficile." Aegon si schiarì la gola prima di rispondere, incrociando le braccia al petto e lasciandosi andare contro lo schienale della sedia, lo sguardo rivolto al soffitto mentre rifletteva "Aerion, penso sia il mio preferito."
"E' un nome importante." Commentò la ragazza, sorridendogli ancora "Portato dal primo cavaliere di draghi (****)."
"E' nobile, elegante, ma allo stesso tempo mi rimanda gioia e voglia di avventura." Il principe ricambiò il suo sorriso con calore "Un po' folle, forse, ma pieno di coraggio."
"Non ci avevo mai pensato." Saera annuì piano, ripetendo a bassa voce quel nome un paio di volte e realizzando quanto, effettivamente, piacesse anche a lei "Ma hai ragione, è uno splendido nome."
"Lo hai detto tu stessa, ho buon gusto." Ed il suo solito, giocoso, mezzo sorriso tornò a dipingersi sul suo volto.
"In biblioteca è richiesto il silenzio." L'intervento di una voce sconosciuta fece sussultare entrambi i ragazzi sulla sedia, Saera si voltò immediatamente ed il suo sguardo incrociò la figura di una vecchia septa: non era molto alta ed il suo fisico era piuttosto robusto, le spalle incurvate per via dell'età le davano un aspetto storto e ingobbito; indossava i semplici abiti grigi che distinguevano le donne che facevano parte del suo ordine religioso ed un velo le avvolgeva la testa, incorniciandole un viso dai lineamenti severi, quasi squadrati, e segnato dal tempo. La sua pelle chiara era ricoperta di macchie e delle rughe profonde le segnavano la fronte e gli angoli della bocca, accentuando la sua espressione infastidita mentre li squadrava con rimprovero.
Nel riconoscere nel volto del ragazzo quello di Aegon, aggrottò ulteriormente le sopracciglia "Principe Aegon, avrei dovuto immaginarlo."
"Septa Marlow?" Esclamò il principe, incurante dei rimproveri della septa e guadagnandosi un'occhiata confusa da parte di Saera "Sei ancora viva?"
Al suono di quelle parole, la ragazza sentì il proprio cuore fermarsi per l'imbarazzo: non poteva averlo detto sul serio. Tuttavia, l'anziana septa non sembrò minimante turbata dall'infelice esclamazione del principe ma, anzi, diede quasi l'impressione di aspettarsi un commento del genere. "Per mia sfortuna." Replicò quindi, impassibile, prima di sospirare pesantemente e ripetere: "Mantenete un tono di voce che sia consono alle circostanze, Altezze."
Poi, senza aspettare una risposta, la donna se ne andò in silenzio esattamente come era arrivata, con le mani giunte dietro la schiena e strisciando fastidiosamente i piedi a terra.
"Aegon." Lo chiamò Saera, a bassa voce, quando fu certa che Septa Marlow non riuscisse più a sentirla "Che cosa fai? Non puoi rivolgerti in quel modo ad una Septa!"
"No, no, tu non capisci!" Il principe tentò di mormorare quelle parole, tuttavia la sua voce tradiva il genuino sconcerto che la presenza della septa aveva generato in lui "Quella donna è stata anche l'insegnante di mia madre e già allora si vociferava che fosse più vecchia di Re Jaehaerys. Credevo che fosse morta da un pezzo!"
"Cosa?" La confusione di Saera era evidente, la ragazza non aveva idea di come rispondere all'assurdità di quell'affermazione. Si voltò ancora una volta nella direzione in cui la septa si era allontanata, solo per scuotere la testa e tornare ad appoggiare entrambe le mani sul libro che aveva di fronte "Non importa, non... Le hai chiesto se fosse ancora viva!"
"Quanti anni potrà mai avere?" Chiese Aegon, ignorando completamente l'ultima affermazione della cugina e, in tutta risposta, la principessa si limitò a stringere le labbra e a lanciargli un'occhiataccia.
"Io vado a chiederglielo." Un ghigno divertito gli si dipinse in volto e, prima che Saera potesse dire qualsiasi cosa, il ragazzo si era già alzato dalla sedia e si stava dirigendo alle spalle di Septa Marlow. A quel punto, la principessa non poté fare altro che seguire il cugino con lo sguardo, gli occhi azzurri sgranati e la bocca semi aperta come se volesse dire qualcosa che, semplicemente, non aveva alcuna intenzione di prendere forma.
Aegon si avvicinò alla septa con un passo quasi saltellante, toccandole una spalla per attirare la sua attenzione. La povera donna si voltò verso di lui sospirando, già evidentemente esasperata, ed il ragazzo le rivolse la sua domanda: Saera non riuscì a sentire con esattezza ciò che venne detto in quella breve conversazione, ma dato il cambiamento d'espressione sul volto di Septa Marlow non fece fatica ad immaginarlo ed Aegon tornò al proprio posto, ridendo sguaiatamente, solo dopo aver ricevuto uno schiaffo sulla nuca e le ingiurie sussurrate dell'anziana.
Nel tentativo di soffocare la propria risata, Saera rivolse lo sguardo verso la finestra e si portò una mano alla bocca, mordendosi stretto l'interno guancia.
Non può essere vero. Pensò, allo stesso tempo divertita ed imbarazzata. Non dovrebbe farmi così ridere.
"Non ha voluto rispondermi." Disse Aegon, riprendendo posto scompostamente di fronte a lei mentre continuava a lanciare occhiate alla septa che, poco distante, non la smetteva di borbottare.
"Ma non mi dire..." Fu l'unico commento della ragazza "Ti farai cacciare, lo sai vero?"
"Ne valeva la pena." Il principe si portò un ginocchio al petto e ci appoggiò il viso contro, senza mai smettere di sorridere "Devo andare via comunque."
Saera aggrottò appena le sopracciglia "Davvero?"
Aegon annuì "Che tu ci creda o no, Septa Marlow non è la creatura più mostruosa che affronterò oggi: mia madre vuole parlarmi, in privato." Fece una piccola pausa prima di continuare, lanciando una rapida occhiata fuori dalla finestra "Credo di essere già in ritardo."
"Quindi stavi evitando tua madre!" Esclamò Saera, abbassando la voce subito dopo e sporgendosi verso di lui oltre il tavolo "E' per questo che sei venuto in biblioteca."
"Puoi biasimarmi?" Replicò lui, divertito, prima di abbassare il ginocchio e puntare entrambi i gomiti sul tavolo, allungando a sua volta il collo verso la cugina "La compagnia della donna più bella dei Sette Regni o il drago a tre teste che è mia madre. È stata una scelta piuttosto semplice, se devo essere onesto."
"Aegon..." Lo rimproverò, bonariamente, la principessa "Non voglio dare alla Regina un altro motivo per essere arrabbiata con te."
"Sei la ragione per cui ho trovato la forza di andarci." Confessò il principe, con una leggerezza quasi disarmante "Se non ti avessi incontrata, questa mattina, non mi sarei preso questo disturbo."
Incapace di replicare con la sua solita prontezza, Saera tirò un lieve sospiro e scrutò il volto del cugino con una calcolata tenerezza. Davvero troppo fragile.
"In questo caso, permettimi di darti un piccolo aiuto." Disse, piano, dopo un breve istante di silenzio "Dammi la mano."
"Certo." Aegon accettò la sua offerta senza esitare un secondo, lasciando che le dita le sfiorassero la pelle prima di appoggiare il proprio palmo su quello della principessa "Il problema sarà lasciarla andare."
Saera sorrise ma non disse nulla, prese una penna d'oca dalla sua pila, oramai abbandonata, di libri e la intinse appena nell'inchiostro "Il blasone di Casa Royce è bordato con varie rune." Mentre parlava, la ragazza voltò il palmo di Aegon verso l'alto e gli sollevò la manica della camicia, assicurandosi che le sue dita indugiassero un secondo di troppo sulla pelle bianca del polso prima di lasciarlo andare "Il loro significato è andato perduto, ma i membri della mia famiglia credono che chi le porta venga reso immune da ogni ferita. Che sia vero o meno, nessun Royce è mai morto indossandole."
Il principe non disse nulla mentre la cugina gli appoggiava la penna sulla pelle e cominciava a marcarla con le rune che appartenevano alla sua famiglia.
Sotto le sue mani, però, a Saera sembrò quasi di sentirlo tremare.
Continuò il suo lavoro in silenzio e, una volta finito, la ragazza lasciò che un grosso sorriso le si dipingesse in volto "Ecco, adesso niente potrà ferirti."
Aegon sollevò la mano per osservare meglio i simboli che la principessa gli aveva donato, il viso illuminato da un'espressione indescrivibile mentre puntava gli occhi su di lei. così, con gli sguardi incatenati l'uno all'altra, Saera riuscì a riconoscere in lui tutta l'ammirazione che stava provando.
"Tutto bene?" Gli chiese, quasi per scherzo, per rompere il silenzio nel quale il principe si era rinchiuso.
"Sì, sì. Molto bella." Replicò Aegon, schiarendosi la gola subito dopo "Intendevo, molto bene. Grazie, Saera."
"Credo davvero che dovresti andare, ora." La risata che le sfuggì dalle labbra era genuina ed il ragazzo annuì, piano, continuando a guardare le rune tratteggiate sul suo polso mentre si rialzava dalla propria sedia.
"Avevi qualche programma per questa sera, a cena?" Le chiese, poi, a bassa voce.
Saera scosse piano la testa "No, niente di particolare."
"Ti piacerebbe unirti a me, e alla mia famiglia?" Aegon deglutì pesantemente prima di continuare "Non è niente di... troppo formale, a mia madre e i miei fratelli piace cenare tutti insieme. Di solito preferisco mangiare da solo nelle mie stanze ma se ci fossi tu, insieme a tutti gli altri, potrei fare un'eccezione."
"Mi farebbe molto piacere, Aegon." E, ancora una volta, gli mostrò il migliore dei sorrisi "Molto, molto piacere."

Up In Flames || House Of The Dragon ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora