CAPITOLO 14 - Il prezzo che sei disposto a pagare

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(Saera)

Saera aveva passato gli ultimi giorni in biblioteca, ricurva su libri che parlavano dei signori dei draghi dell'Antica Valyria, e cercando informazioni sui draghi e sulla sua Casa la principessa aveva amaramente scoperto di non sapere nulla sulle proprie origini.
Da bambina era stata istruita dai migliori Maestri di Approdo del Re, mandati appositamente per lei nella Valle da re Viserys, ma i libri su cui aveva studiato erano molto diversi da quelli che la biblioteca della Fortezza Rossa le proponeva: più superficiali, a tratti persino lacunosi. Conosceva la storia della Conquista e aveva sempre letto con interesse delle imprese di re Jaehaerys I, ma quasi nulla che riguardasse l'Antica Valyria o la natura del legame che univa i Targaryen ai propri draghi.
Su questi ultimi, in effetti, si rese conto di aver letto davvero poco.
"I Valyriani erano molto più che Signori dei Draghi: di essi si sa che praticassero la Magia di Sangue e altre Arti Oscure, strappando alla Madre Terra i suoi più inviolabili segreti per unire tra loro le carni di uomini e bestie e creare, così, mostruose Chimere..." (**)
Il rumore di una sedia che veniva scostata dal tavolo fu sufficiente a farla sussultare, obbligandola a rialzare gli occhi dal volume per incrociare il proprio sguardo con quello della persona che le si era appena seduta di fronte. La ragazza si ritrovò a tirare un sospiro di sollievo quando riconobbe il volto del proprio cugino, il Principe Aemond.
"Mi dispiace, non volevo spaventarvi." Si affrettò a scusarsi il ragazzo, usando un tono di voce che fosse consono alla serietà dell'ambiente in cui si trovavano.
"Non preoccupatevi." Replicò lei, lanciando una rapida occhiata verso le inquietanti immagini dipinte nel libro che reggeva tra le mani "Temo di essermi lasciata suggestionare."
"Mh." Replicò lui, aprendo a sua volta un volume sul tavolo di fronte a sé "Non avete scelto una lettura leggera."
Stupita dall'insolita loquacità del cugino, Saera non riuscì a trattenersi dal sollevare un sopracciglio "Lo avete già letto?"
"Più volte di quanto sia necessario, credo." Replicò lui, rivolgendole un accenno di sorriso "Sono i draghi ad incuriosirvi o la Magia di Sangue?"
"Entrambe, o forse nessuna delle due." La principessa tamburellò distrattamente le dita sulle pagine del libro "Non ci sono libri del genere, nella Valle. Non mi aspettavo tanta... violenza."
"La violenza è ciò che ha reso l'Antica Valyria leggendaria." Commentò l'altro, a bassa voce, mentre abbassava l'unico occhio sulle pagine del proprio volume, riprendendo tranquillamente a leggere "Ciò che l'ha resa magnifica, eterna."
"Ciò che l'ha distrutta." Le parole di Saera aleggiarono nell'aria per qualche istante prima che la ragazza continuasse "Alla fine, gli Dei li hanno puniti per la loro arroganza."
"Così dicono." Replicò Aemond, piano "Qualcuno direbbe che sia stato il giusto prezzo da pagare per la grandezza."
Saera non poté fare a meno di sorridere di fronte a quelle parole "Credete che sia stato uno scambio equo? Dell'Antica Valyria non restano nient'altro che palazzi in rovina, tutte le loro conoscenze sono andate perdute e provare ad avvicinarsi abbastanza significa rischiare la vita, anche per chi, come noi, possiede un briciolo di quella grandezza."
"I draghi sopravvivono, cugina." Il principe parlò con voce calma, eppure tradì un profondo trasporto "Io credo che per ottenerli -per controllarli- chiunque avrebbe fatto lo stesso. Se la magia permettesse anche ai piccoli lord dei Sette Regni di legarsi ad un drago, nessuno di loro esiterebbe un secondo a versare del sangue. Qualunque sia il prezzo."
Di fronte a quelle parole, al modo in cui le pronunciava, Saera ebbe la pungente sensazione che stesse parlando per esperienza. Aemond non aveva certamente usato la magia per legarsi a Vhagar, ma... il suo occhio.
Il giusto prezzo da pagare per la grandezza.
La principessa strinse appena le labbra ed indugiò, esitante, nel breve silenzio che era calato tra di loro prima di continuare: "Cosa si prova a reclamarne uno? Come... vi siete sentito?"
"Come se avessi avuto la conferma che cercavo." Aemond non ci pensò neanche un istante prima di rispondere, il che lasciò Saera interdetta per un breve momento "Ovvero?"
"Che merito il mio posto in questa famiglia."
Le sue parole riportarono il silenzio tra di loro e la ragazza, sentendosi forse punta sul vivo, esitò a replicare. In quel momento più che in qualunque altro si sentì davvero vicina ad Aemond, rivedendo nel suo occhio le sue stesse ragioni, il suo stesso tormento, e allora capì che lui non aveva parlato per metterla a disagio: aveva parlato per incoraggiarla.
"Grazie, Aemond." Esordì lei, infine, mostrandogli un mezzo sorriso ed una rapida occhiata prima di tornare a rivolgere la propria attenzione alle pagine del libro, consapevole che il principe avrebbe fatto lo stesso.
Rimasero in silenzio per diverso tempo, entrambi completamente immersi nella lettura: solo lo scrosciare delle pagine e il rumore di penne d'oca che graffiavano la carta spezzarono la quiete di quei minuti, affiancati in qualche occasione dal rumore di passi di altri avventori della biblioteca.
Non avrebbe saputo quantificare con certezza il tempo che trascorse prima che fosse Aemond stesso a decidere di rivolgerle la parola: "Avete avuto modo di parlare con Maerya, in questi giorni?"
Saera si interruppe nel bel mezzo della lettura, accarezzando distrattamente il bordo della pagina che stava stringendo tra le dita mentre rialzava il suo sguardo su di lui "Sì. Un paio di sere fa, in effetti."
"E come..." Iniziò lui, solo per scuotere appena la testa "Come l'avete trovata, sta bene?"
"Non vi siete visti, non è vero?" Chiese lei, evitando momentaneamente la domanda che il principe le aveva rivolto.
"No, non ancora."
Di fronte a quella mesta risposta, Saera non riuscì a trattenersi dal sollevare gli occhi al cielo e a sospirare: dopo tutto quello che si erano dette, possibile che Maerya avesse scelto ancora di ignorarlo? Le era sfuggito l'esatto momento in cui i suoi cugini l'avevano eletta a principale confidente e non era certa di voler ricoprire quel ruolo, non dopo le inquietanti rivelazioni di Mysaria. Eppure, sapeva di dover impegnarsi per mantenere questa fiducia, per insinuarsi in quella famiglia in punta di piedi.
"Mi è sembrata molto confusa." Disse allora, rispondendo alla prima domanda del cugino "È venuta da me a cercare un po' di conforto. Abbiamo parlato a lungo. Credevo di averla rassicurata abbastanza da convincerla a parlare con voi."
"Ci ha provato, credo." Replicò Aemond, improvvisamente meno sicuro delle sue parole "A dire il vero sono stato io a non volerla vedere, ieri sera."
Siete fatti l'uno per l'altra. Pensò la ragazza, stringendo le labbra e trattenendosi a stento dallo sbuffare infastidita "Immagino di non dovervi sottolineare la stupidità della vostra decisione."
Aemond le lanciò un'occhiata seccata, sollevando un sopracciglio e contraendo appena la mandibola, e Saera continuò: "Sentite, non credo che spetti a me spiegare a voi come comportarvi con vostra moglie. Tutto ciò che posso dirvi è che mi è sembrata molto ansiosa e non credo che il vostro atteggiamento le abbia reso le cose più semplici."
"Non sono stato io a cominciare." Replicò il principe, evidentemente infastidito, ma la ragazza non si lasciò distrarre "Mostratevi disposto ad ascoltare le sue ragioni. Mettete da parte l'orgoglio e fate il primo passo."
Ancora una volta, Aemond esitò prima di rispondere e Saera non ebbe alcun problema a sostenere lo sguardo tagliente che le restituì al posto delle parole, consapevole del fatto di essere riuscita a scalfire la sua rigida corazza. Tuttavia, il principe non si dimostrò il tipo da ammettere facilmente i propri errori e si limitò a replicare con un semplice: "Mh."
La ragazza scosse la testa e si lasciò scappare una mezza risata, allora il suo sguardo scivolò oltre il vetro della grande finestra che illuminava il loro tavolo, verso le alte torri della Fortezza Rossa e il cielo terso che le sovrastava: il sole, caldo e brillante, era oramai alto e Saera realizzò all'improvviso di aver indugiato un po' troppo nella tranquillità della biblioteca.
"È ora che vada." Disse, posizionando un segnalibro tra le pagine del suo volume e lanciando ad Aemond una rapida occhiata dal basso "Siete stato una piacevole compagnia, Principe. Spero di avervi dato l'aiuto di cui avevate bisogno."
"Saera, aspettate." In un attimo, il ragazzo si era alzato dal proprio posto e aveva fatto qualche passo nella sua direzione, fermandosi solo quando la cugina gli rivolse un'espressione confusa "Le scuse che vi ho rivolto nella Sala del Trono, ci credevo davvero. Nonostante la... pomposità che le circostanze imponevano, volevo solo che sapeste che ero sincero."
La principessa sospirò, divertita, e si strinse il libro al petto "Non ne ho mai dubitato, Aemond. Quello che avete fatto -le vostre ragioni- lo comprendo, e vi rispetto per questo. La lealtà che possedete nei confronti della vostra famiglia è qualcosa di cui andare fieri." Poi, prima di andarsene, gli rivolse un sorriso complice "Ma mi avete rifiutato, e io dovevo farvi passare come un idiota."
La principessa non aspettò una risposta e si incamminò tranquillamente verso l'uscita della biblioteca, consapevole dello sguardo divertito con cui Aemond la guardò allontanarsi.
Saera passò tra gli scaffali osservando distrattamente il profilo dei numerosi libri che li arricchivano e leggendone i titoli impressi in oro ed argento nel cuoio colorato delle loro copertine. Convinta di essere rimasta sola e con la testa già orientata verso le attività che l'aspettavano quel pomeriggio, la ragazza non realizzò subito che, poco distante, qualcuno la chiamò gentilmente per attirare la sua attenzione.
"Perdonate il disturbo, Principessa." L'uomo parlò solo quando fu certo che Saera lo stesse ascoltando, mostrandole subito un sorriso imbarazzato "Posso chiedervi la cortesia di riporre questo libro sullo scaffale per me? Non credo di riuscirci da solo."
Inizialmente quella richiesta lasciò la principessa perplessa, tuttavia dopo che si fu resa conto delle condizioni fisiche dell'uomo Saera fu ben disposta a porgergli il suo aiuto: non sembrava molto anziano, eppure appariva eccessivamente magro e ricurvo su un bastone di legno sul quale faceva totale affidamento per restare in piedi; i suoi capelli erano scuri e piuttosto lunghi, leggermente mossi e disordinati. Non dava l'impressione di essere una persona particolarmente pulita, eppure i suoi abiti viola scuro erano di buona fattura e la sua presenza era, tutto sommato, piuttosto anonima.
Mentre gli prendeva il libro dalle mani per riporlo sullo scaffale, la ragazza cercò di non soffermare troppo a lungo lo sguardo sulla sua postura scomposta e sull'evidente storpiatura di uno dei piedi e mantenne un'espressione cordiale e disinvolta.
"Vi ringrazio infinitamente." Disse lui, chinando il capo nel tentativo di rivolgerle un inchino che Saera interruppe subito con un gesto della mano.
"Non c'è bisogno, davvero. L'ho fatto con piacere, Ser..?"
"Lord Larys Strong, al vostro servizio. Chiamandomi 'Ser' mi lusingate, Principessa, ma non sono un cavaliere." Rispose l'uomo con un mezzo sorriso dipinto in volto mentre la guardava con attenzione dal basso verso l'alto. Non sembrava infastidito dall'errore che la ragazza aveva commesso nel rivolgersi a lui, eppure fu svelto, quasi pungente, nel puntualizzare il suo titolo "Non pensavo fosse possibile, ma siete ancora più bella di come vi descrivono."
Un brivido freddo corse lungo la schiena di Saera al suono di quelle parole: Lord Strong aveva parlato con gentilezza, eppure c'era qualcosa in lui, nella sua presenza e nelle sue movenze, che la metteva decisamente a disagio.
"Siete voi a lusingare me, ora." Replicò lei, stringendosi in grembo il libro e aspettando l'occasione perfetta per congedarsi da quella conversazione.
"Nessuna lusinga, è la verità." Parlando, l'uomo inclinò la testa di lato come se ciò servisse a scrutarla meglio con i suoi piccoli occhi scuri "Spero di riuscire a sdebitarmi presto."
"Non sarà necessario, mio Signore. Se volete scusarmi..." Fu la sua rapida risposta, la ragazza face gesto di allontanarsi ma le parole di Lord Strong la trattennero ancora per qualche istante: "Non c'è fretta, Altezza. Vivendo in questa corte, credo che potreste cambiare idea."
Saera si fermò sui propri passi, raggelata dalle allusioni che il tono di voce dell'uomo lasciava trasparire. La principessa tornò a voltarsi verso di lui con un sorriso educato a curvarle le labbra, l'unica cosa che avrebbe potuto nascondere il disagio che provava.
Non disse nulla, non ci riuscì, e dopo aver scrutato quello strano omuncolo per qualche istante riprese a camminare. È solo suggestione. Si disse, ricordandosi delle immagini inquietanti in cui era stata immersa per tutta la mattina. Eppure, in quel momento, nulla le parve più minaccioso dell'ombra che il fragile corpo di Larys proiettava al suolo.

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