CAPITOLO 18 - Desiderare le ali

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(Saera)

"Grazie, Elysa. Da qui posso andare da sola." Furono queste le parole che usò Saera per congedare la sua dama di compagnia una volta che ebbe raggiunto la Torre del Primo Cavaliere.
Era la prima volta che andava a trovare Ser Otto nelle sue stanze dopo il patto che avevano stretto, negli ultimi giorni avevano prestato entrambi molta attenzione a mantenere dei rapporti che fossero cordiali ma che non insospettissero troppo la Regina Alicent. O Larys Strong.
"Certo, Principessa." Elysa si allontanò con un rapido inchino, non protestò in alcun modo e la sua espressione non tradì alcuna confusione. Se lo aspettava.
Il sospetto che la sua dama di compagnia fosse stata messa al corrente della situazione dalla Mano del Re si faceva ogni giorno più forte: Elysa sembrava aver perso ogni interesse nei confronti di Aegon, ogni volta che capitava di incrociare il principe la ragazza si faceva da parte; a volte, se ne stava semplicemente sulle sue, mentre in altre occasioni si allontanava con qualche pessima scusa ed un'espressione maliziosa dipinta in volto. Saera non poteva esserne certa, non ancora, ma quel giorno aveva deciso di schiarirsi le idee e, con la scusa di spedire un paio di lettere, avrebbe raggiunto Otto nel suo studio e avrebbero parlato.
La ragazza percorse in silenzio le strette scale che la separavano dagli appartamenti della Mano del Re e, quando si trovò di fronte alla sua porta, bussò con fermezza. Era pomeriggio inoltrato, la principessa era certa che l'uomo l'avrebbe ricevuta senza problemi, magari con la scusa di un tè.
E così fu, Otto Hightower venne ad aprirle personalmente e l'accolse con un sorriso cordiale, la sua espressione non tradì alcun tipo di sorpresa o fastidio.
"Principessa, che piacere vedervi." L'uomo si fece da parte e la invitò ad entrare "Prego, accomodatevi pure."
Saera ringraziò e si accomodò sulla sedia di fronte alla scrivania, tra le mani teneva strette le sue due lettere e sospirò prima di continuare "Spero di non disturbarvi, mio Signore."
"Affatto, Altezza." L'uomo le si sedette di fronte e continuò a scrutarla con la sua solita espressione indecifrabile "A che cosa devo questa vostra visita?"
"Mi chiedevo se potreste farmi la gentilezza di consegnare queste lettere per me." Parlando, Saera gli porse le due pergamene sigillate con ceralacca azzurra e due piccole margherite "Dato che l'ultima volta vi siete così premurosamente preso carico della mia corrispondenza."
Otto non riuscì a trattenere un sorriso, l'uomo accettò la sua offerta ed iniziò ad osservare con curiosità il sigillo della principessa "Dovere. Mi assicurerò che vengano spedite questa sera stessa."
"Vi ringrazio." Saera gli sorrise, cordiale, mentre si giungeva le mani in grembo sotto la scrivania ed in quello stesso istante una domestica bussò alla porta prima di entrare nella stanza con un vassoio da tè.
"Appoggia pure tutto sulla scrivania, Monica." Il Primo Cavaliere si rivolse cordialmente alla donna "Porta un'altra tazza per la Principessa."
La ragazza sollevò un sopracciglio di fronte a quella richiesta ma non parlò fino a che la domestica non si chiuse la porta alle spalle "A cosa devo la gentilezza?"
"Ho incrociato Aegon, questa mattina." Cominciò Otto, fingendosi distratto, mentre le porgeva un piattino stracolmo di biscotti ed altri dolcetti "Stava leggendo un libro di poesie."
"Gliel'ho suggerito io, in effetti." Saera accettò la sua offerta senza abbandonare il sorriso, assaporando il profumo di zucchero e limone che proveniva dal proprio piatto "Sembra piacergli. Ci capita spesso di recitare qualche poesia insieme, in biblioteca."
"Non vi nascondo che sono colpito dalla vostra determinazione." In quel preciso istante la domestica tornò con la seconda tazza da tè, ma Otto non si lasciò interrompere "Sono piccole conquiste, certo, ma anche una grande soddisfazione per un nonno che si era oramai arreso."
"Curioso, 'arreso' non è la parola che avrei usato per descrivervi." Saera non riuscì a tenere per sé quelle parole, strappando una mezza risata all'uomo mentre le serviva il suo tè "È una fortuna che i rimproveri della Regina non siano riusciti a scoraggiare vostro nipote."
"Vi sarete di certo accorta di avere a che fare con un giovane piuttosto caparbio, Principessa." Replicò Otto, ignorando la frecciatina della ragazza "Anche se appare così docile di fronte alla vostra presenza, in lui scorre il sangue di un re."
Le parole dell'uomo arrivarono alle sue orecchie quasi come un avvertimento, il melodioso sibilare di un serpente prima del morso.
Saera prese tra le mani la propria tazza di tè ed iniziò a soffiarci sopra per raffreddarlo, sorseggiandolo con cautela. Menta e zenzero, le sue narici vennero quasi annichilite dal loro pungente profumo ma la ragazza fece finta di nulla e se lo portò alle labbra, riscoprendo un sapore insolitamente fresco, a tratti quasi piccante.
"Ho notato anche un certo affiatamento con la Principessa Helaena ed entrambi i suoi figli." Otto parlò gentilmente, tuttavia c'era un qualcosa di inquisitorio nel modo in cui le si rivolse: la sua non era una domanda, la sua era un'affermazione.
Ed era vero, negli ultimi giorni Saera aveva speso diverso tempo con Helaena e i gemelli, incontri brevi e casuali a cui la ragazza non aveva potuto sottrarsi e che le avevano fornito una piacevole distrazione alla monotonia delle sue giornate.
"Apprezzo molto la compagnia dei bambini, Ser." Replicò, prontamente, la ragazza "E i vostri pronipoti sono molto affettuosi."
"Mi fa piacere sentirlo." L'uomo fece una piccola pausa prima di continuare e Saera non poté fare a meno di pensare: adesso arriva il veleno. "Non abbiamo avuto modo di discuterne con la dovuta attenzione, prima, ma ora mi trovo obbligato a porvi una domanda. La vostra ambizione si paga a caro prezzo, immagino che abbiate riflettuto a lungo su come abbattere gli ostacoli che si presenteranno sul vostro cammino."
La principessa si allontanò la tazza dal viso, stringendo le labbra in sorriso e fingendo tranquillità di fronte a quella domanda così vaga eppure così tagliente "Se è a vostra nipote che vi riferite, mio Signore, non avete di che preoccuparvi: non sono interessata ad allontanare una madre dai propri figli. Saprete meglio di me che, a volte, è più conveniente aggirare certi ostacoli piuttosto che abbatterli." A questo punto, la ragazza tornò a fingere casualità, scegliendo dal proprio piattino un biscotto che profumava di limone "Gli Dei sono generosi e ci hanno concesso molti modi per spezzare, senza sofferenza, i legami di un matrimonio infelice."
"Il divorzio non è cosa semplice da ottenere."
"No, non lo è." Saera sorrise calorosamente in direzione dell'uomo, guardandolo direttamente negli occhi "Ma sono certa che se un uomo irreprensibilmente devoto come il Primo Cavaliere del Re consigliasse il Sommo Septon, quest'ultimo non si farebbe alcun problema a prendere in considerazione la proposta."
Otto annuì piano, piacevolmente impressionato dalla sicurezza con cui la ragazza gli aveva risposto. Tuttavia, il serpente non aveva ancora finito di sputare il suo veleno "Che cosa accadrebbe se voi doveste avere dei figli?"
"Non impensieritevi, non ci saranno dei bastardi." Ancora una volta, Saera non esitò: la sua risposta fu secca, il suo sguardo gelido trafisse l'uomo per una manciata di secondi prima di ammorbidirsi, intenzionalmente "Ad ogni modo, la successione seguirà il suo naturale corso così come gli Dei desiderano. Lo avete detto voi stesso, il Principe ha già degli eredi legittimi ed il loro diritto di nascita è inalienabile."
La Mano del Re non rispose subito, continuò a sorseggiare il suo tè riflettendo silenziosamente sulle parole della giovane. Saera si curò bene dall'infrangere quella quiete, la tensione che aleggiava nell'aria sarebbe potuta essere tagliata con un coltello. Nonostante tutte le sue rassicurazioni, Otto non aveva ancora finito con lei.
Dubita di ogni singola parola. Pensò la ragazza, prendendo un morso dal suo biscotto. Se non fosse così disperato, avrebbe già trovato un modo per farmi tacere.
"Non posso fare a meno di chiedermi la ragione della vostra ambizione." Il suo tono di voce era calmo, razionale, ma anche allora Saera non riuscì ad evitare di notare l'ombra cupa che proiettavano le sue parole "Perché desiderate la corona se non volete che siano i vostri eredi a sedersi sul Trono di Spade?"
Perché?
Era una domanda che si era fatta spesso durante quelle giornate.
Inizialmente, aveva posto quella condizione assurda nei termini del loro accordo per testare i limiti di quell'uomo, per capire quanto fosse realmente disposto a mettere in gioco pur di ottenere quello che voleva, ma non era così semplice e lei stava iniziando a realizzarlo solo ora.
'Solo se voi farete di me una regina', pronunciare quelle parole le era venuto così naturale quando nessun altro avrebbe potuto anche solo pensarle.
Si ricordò di quella volta in cui era stata nella sala del Trono, quando il suo primo pensiero era stata l'immagine di se stessa seduta su di esso: nient'altro che l'eco lontano della sua ambizione, aveva pensato all'ora, ma non era così. Appena ne aveva avuto la possibilità, l'aveva colta.
Perché io voglio tutto.
Perché voleva essere amata, perché voleva essere adorata, perché voleva avere il potere di cambiare il destino dei Sette Regni. Perché voleva dimostrare a suo padre di essere migliore di lui.
Ottenere qualcosa che lui era soltanto riuscito a rincorrere.
Perché tutto non mi basta.
"Quale donna non vorrebbe essere regina?" Fu la sua semplice, frivola, risposta "Servire il reame, avere il potere di fare la differenza."
A questo punto, Otto si lasciò scappare una mezza risata "Dubito che siate semplicemente guidata dalla vostra vanità, Principessa."
Non aggiunse nient'altro in merito, comunque: non aveva creduto alle sue parole, ma non aveva insistito. Non si fidava di lei così come lei non si fidava di lui, entrambi stavano ancora tastando il terreno in attesa di una crepa, uno spiraglio dentro il quale insinuarsi come una serpe ed avvelenare l'altro, piegandolo alle proprie condizioni.
"Un tempo, vostro padre desiderava il Trono di Spade." Esordì Otto, all'improvviso, facendole rizzare i capelli sulla testa "Prima che Viserys designasse Rhaenyra come sua erede, prima di Aegon e degli altri figli del Re, era Daemon a dover ereditare la corona. E la desiderava con la stessa determinazione che vedo ora nei vostri occhi." L'uomo fece una piccola pausa, sorridendole placidamente sotto la barba scura "Tanto da festeggiare in un bordello per la morte del primogenito maschio del Re, levando le coppe in suo onore e in quello della defunta regina."
Saera strinse le labbra, incapace di dissimulare oltre la cordialità della sua espressione "Non posso dire di esserne sorpresa."
Io non sono mio padre. Pensò, ma non lo disse. La principessa prese un ultimo sorso del suo tè, si asciugò delicatamente le labbra con un tovagliolo e poi si alzò in piedi, pronta a congedarsi "Siete stato molto gentile, mio Signore, ma temo di non potermi trattenere oltre. Sono in attesa di un ospite, non vorrei farlo aspettare."
"No, certo che no." Otto si alzò con lei, fece il giro della scrivania e l'accompagnò all'uscita "È un'ora piuttosto insolita per le visite, Altezza."
"Lady Alerie è molto impegnata, sono grata che sia riuscita a ritagliarsi un momento per consegnarmi personalmente il suo ultimo lavoro."
"Un abito per un'occasione speciale?"
"Una tenuta da drago, in realtà." Saera si fermò per qualche istante sulla soglia, tornando a sorridere di fronte all'espressione dell'uomo "Credo che sia giunto il momento di reclamarne uno io stessa."
"Una vera Targaryen." Le parole di Otto suonarono come miele nelle sue orecchie, lusinghe volte a nient'altro che ad abbassare le sue difese "È un'occasione più che speciale, allora. Quando avete previsto di tornare a Fossa del Drago?"
"Domani pomeriggio."
"Molto bene, farò in modo di mettere al corrente il resto della vostra famiglia."
"Non prendetevi questo disturbo." Saera si scostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio prima di giungersi le mani in grembo "Sono certa che il Primo Cavaliere avrà questioni più importanti di cui occuparsi."
"Non ci sono mai stati tanti cavalieri di draghi a Westeros come ora, ed ognuno di essi va adeguatamente festeggiato." Otto chinò la testa in un cordiale gesto di saluto "Quando deciderete di partire per Fossa del Drago, fatemelo sapere."
"Come desiderate." E a questo punto, Saera lo squadrò dall'alto in basso "Manderò Elysa, pare che conosca la strada."
E, di fronte a lei, Otto parve irrigidirsi. Durò un solo istante, ma fu sufficiente a strappare un sorriso alla ragazza "Come pensavo. Vi auguro una buona serata, mio Signore."

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