CAPITOLO 34 - Il Giorno della Fanciulla

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(Saera)

La tosse se ne era andata lentamente, il fiato non era più spezzato dai suoi tumulti e il corpo di Saera riacquistava a poco a poco la sua forza.
Rimettersi in piedi era stata la cosa più difficile: era dimagrita molto nel corso di quelle settimane, le sue gambe erano più sottili di quanto non lo fossero mai state e rese rigide dall'immobilità in cui era stata costretta; la principessa si era sentita poco più che un mucchietto d'ossa quando aveva provato per la prima volta a rialzarsi dal letto e mettere i piedi l'uno dietro l'altro nel tentativo di attraversare la stanza le era sembrata la più gravosa delle fatiche.
Ma, alla fine, ci era riuscita e con caparbietà e costanza aveva sgomitato per riguadagnarsi la sua indipendenza, riprendendo a vivere così come aveva sempre fatto.
Come se non fosse mai stata malata.
Aveva capito che le cose, per lei, sarebbero cambiate nel momento in cui aveva riaperto gli occhi e aveva visto Aegon varcare la soglia della sua stanza; quando si era steso accanto a lei, incurante dello sguardo confuso di Maestro Orwyle, e l'aveva baciata.
Sulla fronte, sulle guance, sul naso e sugli angoli delle labbra con una sicurezza che aveva lasciato la principessa senza parole. Così, come l'aveva spaesata la reazione di Ser Gerold, quando l'aveva raggiunta una manciata di minuti più tardi, e quella di Lady Arryn: non erano stupiti della presenza di Aegon, nessuno lo era.
Per quanto tempo è stato al mio capezzale mentre ero incosciente?
Quanto aveva incautamente alimentato le voci che giravano sul loro conto?
La risposta le era diventata chiara pochi giorni dopo il suo risveglio: troppo.
Saera sentiva lo sguardo di Lady Arryn bruciarle addosso, consapevole dei rimproveri che le riempivano il petto ma che tratteneva in attesa che la salute della giovane fosse completamente ristabilita, e quello tagliente della regina Alicent: occhiate sospettose, non accusatorie ma ugualmente pericolose.
In quelle circostanze sarebbe stato certamente più saggio rinunciare agli incontri con Aegon, accontentarsi di vederlo durante le cene o quando le capitava di passare qualche ora in compagnia di Helaena e dei gemelli, ma la realtà era che non ci sarebbe riuscita nemmeno volendo.
Era debole, era stupido, ma era tutto ciò di cui aveva bisogno.
Sgattaiolare via dalle grinfie di Lady Arryn e raggiungere Fossa del Drago non era difficile se si usavano i numerosi passaggi segreti della Fortezza Rossa, un dedalo di corridoi nascosti che Saera stava imparando a conoscere e che non le erano mai tornati tanto utili come in quel momento.
Ogni tanto, quando si ritrovava sola sulla via del ritorno, si prendeva la libertà di esplorare quegli stretti meandri, memorizzando ogni svicolo ed ogni scalino; era un gioco con cui aveva imparato ad intrattenersi ancor prima di ammalarsi ma solo ora sembrava star realizzando quanti segreti potevano essere origliati nell'ombra: la maggior parte di essi erano chiacchiere, poco più di qualche innocuo pettegolezzo, ma ogni tanto capitava che qualche notizia più corposa giungesse alle sue orecchie e allora lei si fermava ad ascoltare.
Così, come si fermò ad ascoltare quel pomeriggio.
"Il Principe Daeron resta il partito più adeguato per la mano della Principessa." Era stata la voce di Otto Hightower a convincerla a fermarsi contro la colonna di pietra rossa che l'avrebbe nascosta da occhiate indiscrete, inginocchiarsi ai suoi piedi e sedersi sui freddi scalini di quella stretta chiocciola di scale che passava, inaccessibile se non attraverso i passaggi segreti, proprio di fronte alla finestra delle camere della regina.
"L'opinione del Re non è cambiata."
"Ma le circostanze sì, mio Signore." Aveva replicato Lady Arryn, usando quel tono altezzoso e severo che Saera aveva imparato a conoscere "Vostro nipote è ancora troppo giovane e la Principessa non può più permettersi il lusso di un fidanzamento lungo."
"Non avevate altrettanta premura, quando avete scelto di accettare questo accordo." Le fece notare il Primo Cavaliere "Per quale ragione avete cambiato idea?"
"Vi prego, non fingete di non saperlo." Fu la risposta secca della Signora della Valle "Le circostanze sono cambiate, e la colpa è solo del Principe Aegon."
Saera si ritrovò a stringere le labbra e a mordersi l'interno guancia, il cuore sembrò mancarle un battito nel petto al suono di quelle parole e la principessa faticò a rimanere ferma su quella stretta rampa di scale.
"Non sono nient'altro che voci, mia Signora." Fu la voce di Alicent ad intervenire, questa volta "Il Principe Aegon ha molto a cuore la felicità di sua cugina e non farebbe mai nulla che possa ostacolarla, così come non metterebbe mai in imbarazzo sua moglie con uno scandalo del genere."
Una sottile e amara risata sfuggì dalle labbra di Lady Arryn "Non è quello che ho sentito dire alle dame di questa corte."
"Come vi dicevo." Ringhiò la regina "Calunnie, niente di più."
"Ad ogni modo, mia Regina, se anche solo una persona credesse a queste... calunnie, l'onore della Principessa Saera potrebbe essere messo in dubbio e questo io non posso permetterlo." Continuò la Signora della Valle dopo appena una manciata di secondi di silenzio "Cregan Stark è il nuovo Lord di Grande Inverno, è un uomo fatto e finito e non c'è una sola malignità che giri sul suo conto. Un uomo onorevole, un uomo del Nord, che ha domandato di poter essere ricevuto dalla Principessa per chiederla in sposa."
Cregan Stark.
Saera ricordava ancora il volto del giovane Lord di Grande Inverno, ricordava i suoi occhi grigi ed il passo sicuro con cui si era presentato al suo cospetto per incoronarla con le rose d'inverno che aveva vinto per lei al torneo di Harrenal. Non era ancora un Lord, allora, ma il suo aspetto suggeriva tutt'altro: il suo sguardo era sicuro, la sua postura era autoritaria e le sue parole ferme eppure straordinariamente gentili.
"Ho saputo che tornerete presto dalla vostra famiglia." Le aveva detto, accennando un sorriso nella sua direzione "Mi restituirete questo ballo il giorno del vostro debutto ad Approdo del Re. Buon compleanno, Vostra Altezza."
Quella era stata l'unica occasione in cui si erano rivolti la parola, l'improvvisa morte di suo padre gli aveva impedito di mantenere la promessa e Saera non aveva più sentito parlare di lui, possibile che fosse rimasto tanto colpito da quell'incontro da desiderare la sua mano? O, forse, era solo uno dei tanti Lord che ambivano più al suo drago e al suo sangue valyriano?
"Casa Stark è una famiglia antica e nobile, questo è certo." Fu Otto Hightower a parlare "Ma nelle vene della Principessa scorre il sangue del drago, credete forse che il Lord di Grande Inverno possa esserne all'altezza?"
"E' bene che ricordiate, mio Signore, che prima di essere una Targaryen la Principessa Saera è una Royce." Il petto di Saera parve tremare al suono delle parole di Lady Arryn "Lei è il futuro di Runestone e nella Valle l'aspettano un trono e delle terre da governare, responsabilità che non possono più sottostare ai capricci degli Hightower."
"E' dalla morte di suo padre che Cregan Stark è bloccato a Grande Inverno per sedare la rivolta istigata da suo zio." Le fece notare il Primo Cavaliere, non senza una punta di fastidio nella voce "Aspettare che lui finisca la sua guerra potrebbe rivelarsi molto più dispendioso in termini di tempo."
"Non ci sarà certo bisogno di attendere a lungo se la Principessa lo raggiungesse a dorso di drago..."
"Principessa?" Fu una voce infantile a richiamare l'attenzione di Saera proprio dal fondo delle scale.
La principessa si voltò di scatto in quella direzione, trattenendo il fiato e sgranando gli occhi per la sorpresa.
"Perché siete qui..?" Chiese il bambino, sussurrando, e la ragazza si portò un dito alle labbra nel tentativo di zittirlo.
"Per favore." Mormorò Saera, sorridendogli gentilmente "E' un gioco, tu non mi hai visto. Va bene?"
Il bambino ricambiò il suo sorriso con una luce giocosa negli occhi prima di annuire e sparire proprio come era arrivato. Fu allora che la ragazza si concesse la tranquillità di un respiro, il cuore le batteva con troppa forza nelle orecchie per permetterle di origliare ancora e, per un attimo, Saera temette che le sarebbe esploso nel petto.
Non c'è tregua, non c'è riposo. Pensò, mentre si copriva il viso con entrambe le mani. Tutto questo non finirà mai.

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