CAPITOLO 7 - Qualcosa che non hai mai detto a nessuno

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(Maerya)

La ferita al volto di Aemond non era guarita facilmente: qualche giorno dopo il ritorno da Driftmark il taglio si era infettato, procurandogli gonfiore e una forte febbre.
Non furono settimane facili quelle che seguirono, per far sì che il bambino non provasse troppo dolore gli veniva somministrata regolarmente qualche goccia di latte di papavero e ciò lo rendeva estremamente sonnolento, a tratti quasi comatoso.
Maerya non vide né lui né sua madre per giorni e notti intere e a nessuno, tranne ai Maestri, era concesso visitare il giovane principe quando si trovava in quello stato. La principessa ricordava quel periodo con angoscia, aveva passato le notti insonni a pregare che le ultime parole dette a suo fratello non fossero quelle pronunciate durante quella sera a Driftmark: si sentiva in colpa per averlo distratto, si sentiva in colpa per non averlo protetto.
Aemond aveva tutto il diritto di odiarla, pensava, ma lei si sarebbe assicurata di fargli sapere quanto le dispiaceva, quanto lei gli voleva bene.
Fortunatamente, presto il latte di papavero non fu più necessario e la ferita cominciò a rimarginarsi tuttavia Aemond passò ancora diverso tempo a letto, sotto l'attenta osservazione dei Maestri, prima di poter riprendere le sue solite attività. Quando le venne concesso di visitare il fratello, però, il coraggio di Maerya sembrò inspiegabilmente venirle meno e non riuscì a confrontarsi direttamente con lui.
Non da sveglio, almeno.
Una notte, incapace di prendere sonno, Maerya aveva preso con sé il suo libro preferito ed era sgattaiolata silenziosamente nella camera di Aemond. Era stata una decisione impulsiva, la bambina non era certa di quello che avrebbe fatto una volta raggiunto il proprio fratello ma quando lo vide lì, steso sul letto e avvolto nelle coperte mentre dormiva profondamente, il suo cuore ebbe un tuffo di felicità. Le sembrava così tranquillo, così sereno, che fu contenta di aver commesso quella piccola invasione.
Dopo aver esitato qualche istante sulla soglia, Maerya si era decisa ad entrare e a chiudersi la porta alle spalle prima di sedersi su una piccola poltrona ed iniziare a leggere, la stanza illuminata da una sola candela accesa sul comodino. Rimase lì per quasi un paio d'ore prima che il sonno la travolgesse e fosse costretta a ritornare nella propria stanza, più tranquilla e con il cuore appena più leggero. La cosa divenne presto un'abitudine: Maerya sgattaiolava fuori dalla sua stanza quasi ogni sera, tutte le sue balie e le Guardie ne erano al corrente ma il silenzioso benestare della regina Alicent le consentì di continuare nella convinzione di non essere stata scoperta. La bambina si rese conto in fretta che suo fratello aveva un sonno decisamente pesante, tanto da non svegliarsi nemmeno quando Maerya si ritrovava a leggere a voce alta o a canticchiare quando le capitava di trovare un paragrafo particolarmente noioso.
Alla principessa piacevano molto i racconti scritti sulla conquista di Aegon e le sue sorelle, in particolare quelli che si soffermavano sui loro tre draghi: Balerion, Meraxes e Vhagar. Non aveva una buona memoria, però, e nel tentativo di ricordarsi tutti gli eventi e le battaglie si era inventata varie filastrocche. La sua preferita recitava più o meno così:

Arrivò Vhagar
Feroce Visenya si mostrò
E quella notte il mare bruciò;
Quella notte, sì, il mare bruciò.
Arrivò Meraxes
Insieme alla bella Rhaenys
A Lancia del Sole il cuore lasciò;
A Lancia del Sole il cuore l'abbandonò.
Arrivò Balerion
Aegon lo cavalcò
E con il fuoco il Regno forgiò;
Con il fuoco, sì, il Regno forgiò. (**)

Ne andava così fiera da canticchiarla spesso, a volte anche senza un particolare contesto. Aemond non si svegliò neanche una volta, tanto che la bambina si sentiva a suo agio a raccontargli delle proprie giornate come se fosse il suo migliore amico o una specie di diario segreto...
Furono questi i ricordi che le vennero in mente mentre giocava con i figli di Helaena, a Kingswood, chiusa nella tenda reale.
Non capitava spesso che Maerya passasse così tanto tempo in compagnia di quei bambini, non perché le dispiacesse ma perché proprio non faceva parte della sua natura rimanere chiusa in una stanza per più di un paio d'ore di fila. La punizione che Alicent le aveva inflitto aveva presto iniziato a fare effetto su di lei, obbligandola a trovare dei metodi alternativi per intrattenersi: non aveva di certo la pazienza di unirsi ad Helaena nei suoi ricami e guardare le balie dei bambini sistemare loro i capelli o raccogliere i loro giochi da terra la stava annoiando a morte. Fu per questo che decise di prendere in mano la situazione e di giocare lei stessa con Jaehaerys e Jaehaera, facendo loro abbandonare i balocchi per dedicarsi ad attività decisamente più fisiche.
I due gemelli avevano poco più di tre anni ed erano estremamente vivaci, Jaehaerys in particolare sembrava entusiasta delle improvvise attenzioni della zia ed insisteva perché lei lo prendesse in braccio e lo facesse "volare come un drago": raccontare storie e rincorrere i due bambini in tondo inizialmente fornì a Maerya tutto l'intrattenimento di cui aveva bisogno, tuttavia prenderli in braccio e farli volteggiare continuamente a turno si rivelò un'attività più faticosa del previsto e anche dopo una buona ora di gioco nessuno dei due sembrava aver esaurito le energie.
"Zia, per favore, voglio fare io Balerion adesso!" Iniziò a piagnucolare Jaehaera, aggrappandosi alla gonna del vestito di Maerya mentre la principessa teneva ancora tra le braccia il suo fratellino.
"La zia è un po' stanca adesso." Borbottò la ragazza, inginocchiandosi a terra accanto alla bambina e lasciando scendere Jaehaerys. A stento riusciva a nascondere il fiatone ed era certa di avere tutti i capelli spettinati "Magari più tardi, eh?"
"Puoi cantare di nuovo la filastrocca dei draghi?" Insistette il nipotino, appendendosi al suo braccio e battendo i piedi a terra "Per favore, per favore!"
"Un'ultima volta e poi basta." Disse la ragazza, trovando le forze per rimettersi in piedi e puntellarsi le mani sui fianchi "E solo se la cantate con me."
"Sì, sì!" Risposero in coro i due gemelli, battendo le mani e saltellando sul posto. Jaehaera perse l'equilibrio e si ritrovò all'improvviso seduta a terra, provocando l'ilarità nella giovane zia che dovette portarsi una mano sul volto per trattenere una risata.
"Arrivò Vhagar, Feroce Visenya si mostrò. E quella notte il mare bruciò..." Iniziò Maerya, per poi incoraggiare i suoi nipoti a continuare per lei.
"Quella notte, sì, il mare bruciò!" Urlarono i due bambini a pieni polmoni.
Maerya sentì Helaena applaudire alla performance dei suoi figli, interrompendo momentaneamente i suoi ricami per essere coinvolta nel divertimento dei bambini.
"Certo che ne avete di aria nei polmoni." Commentò Maerya, a bassa voce, prima di riprendere a cantare e chiedendosi quando sarebbe arrivato per i suoi nipoti il momento di addormentarsi. "Arrivò Meraxes, Insieme alla bel-"
"Perdonatemi, Principesse." Intervenne una delle dame di compagnia di Helaena, lanciando occhiate confuse prima verso Maerya e poi verso i due bambini "Il Principe Jacaerys chiede di essere ricevuto."
"Jace?" Esclamò Maerya, voltandosi verso l'ingresso con un sorriso di incredulità dipinto in volto. "Non ti aspettavo..."
"La Regina non ha proibito le visite." Replicò il ragazzo, avvicinandosi alla principessa e ricambiando il suo genuino sorriso "Quindi, eccomi qui."
"Vederti qua potrebbe farle cambiare idea." La ragazza gli sorrise mentre congedava con un cenno la servitù e prendeva sottobraccio il giovane Velaryon "Mandia, guarda chi è passato a trovarci."
"Ciao, Jace." Lo salutò distrattamente Helaena mentre accoglieva tra le sue braccia entrambi i figli che, improvvisamente timidi di fronte a Jace, tentavano di nascondersi tra le pieghe della sua gonna.
"Ho sentito che stavate cantando." Commentò lui, prendendo posto su un divanetto come gli suggeriva Maerya "Ma guardandoti, Maerya, sembrerebbe quasi che tu abbia appena finito di tirare di spada."
Improvvisamente conscia del proprio aspetto, la principessa si affrettò a sistemarsi i capelli e a lisciarsi il vestito "Temo di aver sottovalutato le loro energie." E, mentre parlava, fece un cenno con la testa verso i nipotini.
Jace sorrise guardando i due bambini ma il silenzio che seguì fece pensare a Maerya che stesse cercando di dire qualcosa, qualcosa che sembrava metterlo in difficoltà.
"Dai, parla." Lo incalzò la principessa, puntando i gomiti sulle ginocchia e prendendosi il viso tra le mani. Maerya vide suo nipote lanciare una rapida occhiata verso la sua mano destra, verso le ferite sulle nocche arrossate.
"Che cosa ti è passato per la testa, Maerya?" Chiese Jace, infine, mentre un'ombra di preoccupazione faceva capolino sulla sua espressione "Avresti potuto farti male sul serio."
"Hai visto come si è comportato Frey al ballo." Replicò Maerya, nascondendo a stento la stizza che affrontare nuovamente quel discorso le procurava "Qualcuno doveva ricordargli qual è il suo posto. E io sono solo stata l'unica ad aver avuto il coraggio di sporcarsi le mani."
"Se avesse brandito la spada, Maerya..." Accorgendosi di aver alzato un po' troppo la voce, il ragazzo si interruppe e scosse piano la testa "Ho davvero temuto per la tua incolumità, ieri."
Queste sue parole la riportarono con la mente alla discussione avuta la sera prima con Aemond, durante la cena:
"... Se Frey avesse brandito la sua spada, Maerya, come pensi che sarebbe andata a finire?" Le aveva ringhiato contro il fratello, incurante degli sguardi di Dyana e delle altre dame da compagnia.
"Allora io avrei brandito la mia." Aveva replicato lei, sostenendo le sue occhiate e non indietreggiando di un passo di fronte ai suoi modi bruschi "Come ogni altro cavaliere, mi sarei difesa."
"Tu non sei come ogni altro cavaliere. Sei una donna, sei una principessa!"
"Ma so combattere!" A questo punto, anche lei stava fumando di rabbia "E l'ho fatto, l'ho battuto. Senza una spada."
"A che prezzo?" Aemond le aveva afferrato la mano destra, sollevandola di fronte al suo volto e provocandole un'improvvisa fitta di dolore: era ancora gonfia e la pelle sopra le nocche era lacerata, arrossata. "Ti sei quasi rotta una mano."
"Lo rifarei." Aveva replicato lei, tra i denti, avvicinandosi a suo fratello con aria di sfida "Lo rifarei altre mille volte se servisse a far strisciare ancora quel verme di un Frey e a proteggere la mia famiglia."
Aemond continuò a guardarla negli occhi, dall'alto verso il basso, contraendo la mandibola e continuando a tenere in alto la sua mano. C'era tensione, c'era silenzio e lui era... così vicino.
"Sei un'incosciente." Aveva mormorato, distogliendo lo sguardo per primo solo per rivolgerlo alla ferita della sua mano. Maerya sentì la sua presa ammorbidirsi e il suo tono addolcirsi "Fa molto male?"
"Ti fa male la mano?" La voce di Jace la riportò bruscamente alla realtà. Non si era resa conto di aver preso ad accarezzarsi la ferita sulle nocche, nel tentativo di mimare il gesto che Aemond aveva fatto dopo averle rivolto quelle parole. Quel calore, quella dolcezza, quel... bacio.
Le labbra di Aemond avevano sfiorato le sue ferite nel tentativo di lenirne il dolore in un atto tanto spontaneo da averla colta di sorpresa, ammutolendo la sua bocca ed offuscando i suoi pensieri.
"N-no, non più." Replicò, piano, Maerya per poi portarsi le mani in grembo, nascondendole alla vista del nipote.
"Come hai trovato l'armatura di mia nonna, comunque?" Continuò Jace, ritrovando in fretta il suo sorriso "Nessuno sapeva che l'avesse con sé."
"Non lo sapevo, infatti. Ho solo tirato ad indovinare, credo." Rispose Maerya, frettolosamente "Non ho dovuto cercare molto, e la porta della sua stanza era aperta. Io l'ho solo... presa in prestito."
Le cose non erano andate esattamente così.
Se era vero che aveva semplicemente sperato che Rhaenys si fosse portata dietro l'armatura da Driftmark, non era stata sincera sulla seconda parte del racconto: non si era trovata sola nella stanza dei coniugi Velaryon, Rhaenys era lì.
"Vi serve qualcosa, Principessa?" Le aveva detto la donna, giungendosi le mani in grembo e guardandola con un sopracciglio sollevato ed un mezzo sorriso ad incurvarle le labbra.
"In effetti sì, Vostra Grazia." Aveva risposto Maerya, torturandosi le mani nel tentativo di combattere l'ansia che l'attanagliava "Un favore personale, in realtà."
"Vi ascolto."
La giovane principessa prese a spostare il proprio peso da un piede all'altro per via del nervosismo, trattenendo a stento l'istinto di camminare avanti e indietro per la stanza. Sapeva bene che quella richiesta poteva risolvere i suoi problemi o tarparle del tutto le ali, trascinandola da sua madre con la coda tra le gambe.
"La vostra armatura, Principessa." Aveva detto infine, sputando fuori quelle parole prima che il buon senso la facesse ritornare sui suoi passi "Ho bisogno della vostra armatura da battaglia."
Rhaenys aveva sgranato gli occhi e socchiuso appena la bocca, probabilmente rimasta spiazzata da quelle parole "Per quale ragione?"
"Ho intenzione di partecipare al torneo." Queste parole scatenarono uno spontaneo sorriso sul volto della donna più anziana che si portò le mani sui fianchi e disse: "Vostra madre sa di questa vostra visita?"
"No, non lo sa." Replicò Maerya, sostenendo lo sguardo della donna "E spero nella vostra discrezione se non potrò contare sul vostro aiuto."
Rhaenys l'aveva osservata senza dire nulla per un tempo che le parve un'eternità, prendendosi il tempo di soppesare con attenzione le sue parole: "Potreste trovare quello che state cercando in quel grosso baule ai piedi del letto. Questa stanza, dopotutto, non è stata chiusa a chiave e non ho alcuna dama di compagnia al mio servizio."
L'ansia di Maerya si era sciolta al suono di quelle parole per essere sostituita da fuoco ed adrenalina pura nel suo petto. Rhaenys sembrò accorgersene e si avvicinò alla ragazza tentando appena di nascondere il suo sorriso.
"Vi ringrazio, Principessa."
"E per cosa?" Disse la donna, scrollando appena le spalle "Non potrei di certo accorgermene se qualcuno entrasse in questa stanza di nascosto."
"Sei stata... incredibile, Maerya." Continuò Jace, mordendosi il labbro inferiore "Il modo in cui hai lanciato il cavallo contro Lord Frey, come lo hai colpito..."
"Non è stato nulla di eccezionale." Tentò di dire Maerya, nonostante si sentisse decisamente lusingata da quelle parole.
"Ti chiamano già la 'Principessa Intrepida'." Il ragazzo non riuscì a nascondere la punta di orgoglio nella sua voce. Maerya scoppiò a ridere, appoggiandosi allo schienale del divano "Davvero?"
"L'ho sentito dire dai cavalieri questa mattina." Replicò Jace, assecondando le risate della principessa "E Frey non si è ancora fatto vedere. Sembra che tu non abbia rotto solo il suo naso."
"Sì, beh. Sono contenta di non essere l'unica obbligata alla reclusione." Commentò Maerya, iniziando a giocare con il suo nuovo bracciale "Mia madre sa di certo come rovinare le mie giornate."
"Pensi che se ne accorgerebbe se... sparissi, per qualche ora?" Disse Jace dopo qualche secondo di pausa, la ragazza corrugò le sopracciglia e raddrizzò nuovamente la schiena "Cioè?"
"Io e Luke abbiamo portato i nostri archi." Rispose lui, felice di essere riuscito a catturare la sua attenzione "E abbiamo fatto preparare qualche bersaglio da colpire. Non sarebbe la stessa cosa senza la nostra fidata insegnante."
"Non tentarmi, Jace." La ragazza aveva già iniziato a sentire le mani fremere per l'eccitazione "La Regina vorrebbe la mia testa se le disubbidissi di nuovo."
"Non deve saperlo per forza." Lo sguardo di Jace si rivolse verso Helaena che, nel frattempo, aveva ripreso a ricamare fingendo di non prestare alcuna attenzione a quella discussione "Non se qualcuno ci darà una mano."
"La sorella noiosa, immagino." Intervenne la ragazza, in tono piccato, sentendosi chiamare in causa dalle parole del nipote.
"Oh no, mandia, non è quello che intendeva." Maerya si alzò immediatamente per dirigersi dalla sorella, accovacciandosi poi accanto ai suoi piedi ed appoggiando la testa sulle sue ginocchia, guardandola dal basso in un gesto piuttosto infantile.
"Lo so che non ti piace stare ferma a lungo, Maerya. Ma sembrava che ti stessi divertendo!" Replicò Helaena, appoggiando di lato il suo ricamo e guardando la sorella con le braccia incrociate al petto.
"E hai ragione. È solo che... ho davvero bisogno di un po' d'aria fresca." La ragazza le appoggiò una guancia sul ginocchio, stringendo appena le labbra "Non pensiamo che tu sia noiosa."
"Mm-m." Commentò l'altra, alzando gli occhi al cielo ma appoggiando comunque una mano sulla testa della ragazza per accarezzarle delicatamente i capelli "Un'ora al massimo, va bene?"
"Sì, va benissimo!" Esclamò Maerya, rimettendosi in piedi e buttandosi al collo della sorella per abbracciarla e darle un bacio sulla guancia "Grazie mille, mandia!"
Quando si rialzò per guardarla negli occhi, però, quella che trovò sul suo volto era un'espressione di pura preoccupazione "Tre figlie, trecento frecce. Letale è la sola che ha mancato il bersaglio."
"Cosa?" Borbottò Maerya, colta di sorpresa dalle improvvise parole della sorella.
"N-nulla." Si affrettò a rispondere Helaena, lanciando un'occhiata verso Jace "Una... sciocchezza."
"Va bene..." Continuò la ragazza, avvicinandosi a Jace e scambiandosi con lui un paio di sguardi spaesati "Non faremo tardi, promesso."
Fu così che entrambi uscirono dalla tenda, insieme, sfruttando la distrazione delle balie e il trambusto che vi era nella sala accanto. Mentre sgusciavano via, lontano della regina, per qualche motivo Maerya non riuscì a scrollarsi di dosso le parole della sorella: letale è la freccia che ha mancato il bersaglio, doveva essere per forza una delle tante frasi confuse che Helaena dispensava fuori da ogni contesto. Eppure, c'era qualcosa di più questa volta.
Qualcosa che suonava quasi come una condanna.

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