CAPITOLO 8 - Aria di tempesta

379 24 65
                                    

(Maerya)

Ci misero diciassette giorni per tornare ad Approdo del Re.
Tre in meno rispetto all'andata, tuttavia a Maerya parvero nettamente di meno: a dorso di drago le ore apparivano più corte e sorvolare la Strada del Re dall'alto era più divertente che scrutarla dalla finestra di una carrozza. Avrebbero potuto metterci molto di meno, Vhagar volava più veloce di quanto i cavalli potessero mai correre, ma Aemond si era rifiutato di allontanarsi troppo dal corteo reale, da sua madre, e alla fine i giorni trascorsi in viaggio furono gli stessi.
"Fa più freddo che all'andata." Borbottò Maerya, durante una delle sue ultime mattine passate nelle Terre dei Fiumi, avvolta tra le coperte e le pellicce del suo giaciglio "Non voglio uscire."
"Stiamo per ripartire, Maerya." Aemond le accarezzò i capelli e glieli scompigliò appena, seduto accanto a lei ancora svestito "Il sole sta per sorgere, e Vhagar ci aspetta."
"Lei ha dormito più di noi." In tutta risposta, la principessa gli diede le spalle "Pigra com'è riposerà volentieri un'ora o due in più."
"Pigra?" Ripeté lui e alla moglie non sfuggì la punta di incredulità nella sua voce "Vhagar?"
"Ha 180 anni." Maerya sbuffò "Al suo posto lo sarei anche io."
Il principe rise ma non demorse, si alzò in piedi e la ragazza lo sentì raccogliere i propri vestiti "Non ci aspetteranno per fare colazione."
"Non voglio mangiare, voglio dormire."
"Jorraeliarza, alzati."
"Dovrai obbligarmi." Fece appena in tempo a finire di mugugnare, le labbra premute contro le coperte, gli occhi serrati, i pensieri ancora annebbiati dal sonno ed un fastidio crescente nel suo petto, prima che Aemond afferrasse l'orlo della pelliccia per scoprirle, bruscamente, il viso.
La luce del mattino era tiepida, rosata, tuttavia i piccoli spiragli che filtravano dal tessuto della tenda furono sufficienti ad abbagliarla.
Il verso che la principessa emise in seguito era più simile ad un guaito che a delle vere e proprie parole, animalesco abbastanza da strappare al marito una sottile risata. "Perché?" Piagnucolò, stringendosi come poteva il resto delle coperte al petto e rotolando verso Aemond per premergli il viso contro le gambe "Sei davvero senza cuore."
Il ragazzo tornò ad accarezzarle la testa, fece scorrere le dita tra i suoi capelli così come amava fare e prestò particolare attenzione a non intrecciarle con i deboli nodi che si erano formati durante la notte "Ti prometto che ne varrà la pena."
"Hm?" Maerya non alzò gli occhi, né tentò di aprirli.
"L'estate sta per finire, l'autunno si avvicina." Continuò il principe, facendo piccole pause tra una parola e l'altra nel tentativo di stuzzicare la sua curiosità "I contadini cominciano a festeggiare l'inizio della stagione del raccolti, sembra che qui abbiano già cominciato..."
"Mi ci porti?" La ragazza spalancò gli occhi in un istante e li sollevò su di lui, guardandolo dal basso con improvviso entusiasmo "Con Vhagar potremmo fermarci abbastanza a lungo da..."
"Solo se non partiamo in ritardo questa mattina." Soddisfatto dalla sua reazione, Aemond sollevò entrambe le sopracciglia in un'espressione di divertita sfida mentre le prendeva delicatamente il viso tra le mani.
"Questo è un ricatto."
"No, solo un compromesso." Il sorriso di Aemond, sottile e asimmetrico, si allargò ancora "Allora? Non vorrai perdertela proprio questa notte, con la luna piena."
Maerya non poté far altro che sospirare, sconfitta "Va bene, hai vinto. Mi alzo."
"Syri, jorraeliarza." Aemond fece scorrere teneramente il pollice sul profilo delle sue labbra, sfiorandone la pelle morbida a partire degli angoli fino al centro "E' stato quasi troppo facile."
"Posso sempre tornare a dormire." Maerya si strinse la coperta al petto mentre, sbadigliando, si metteva seduta e le sue parole le fecero guadagnare un'occhiata severa da parte del principe.
La ragazza sorrise, il primo vero sorriso della giornata, ed Aemond sbuffò rassegnato prima di chinarsi in avanti e rubarle un bacio sulle labbra "Viaggia insieme alla mamma, questa mattina, e io ordinerò che ti venga servita la colazione in carrozza, così potrai riposare ancora qualche ora."
Si allontanò subito dopo, finì di abbottonarsi la camicia e recuperò la sua benda e Maerya lo osservò con una mano premuta sul volto per contenere un altro sbadiglio "Non sei così senza cuore, dopotutto."
"Mh." Espirò lui prima di porgerle il suo abito, esortandola ancora una volta a mettersi in piedi. Fu proprio in quel momento che, allungandosi verso il marito, la ragazza si accorse di una lettera piegata sul tavolino portatile che il principe aveva usato come comodino e scrivania nel corso di quei lunghi giorni di viaggio: riconobbe subito la scrittura del marito, stretta e dalle linee affilate, eppure lei non ricordava di aver visto Aemond ricevere alcuna corrispondenza a cui avesse la necessità di rispondere; non era stata ancora sigillata, accanto ad essa vi era un cilindro di ceralacca verde ed il timbro dorato con il blasone di Casa Targaryen, se non fosse stato per un angolo che usciva dal profilo del porta candele sotto cui era nascosta lei non se ne sarebbe nemmeno resa conto.
Quando l'ha scritta? Si chiese, cercando di ricordare ciò che avevano fatto la sera precedente prima di mettersi a letto. Perché prendersi il disturbo di scriverla ora che siamo in viaggio?
"Che cos'è quella?" Chiese allora la principessa, trovando finalmente il coraggio di abbandonare il calore delle coperte per coprirsi le spalle con il proprio vestito "Sembra importante."
"Non lo è." Aemond tentò di suonare distaccato mentre si avvicinava alla ciotola d'acqua per lavarsi le mani ed il viso, la benda che gli pendeva dal polso in attesa di essere indossata, tuttavia a Maerya non sfuggì il modo in cui irrigidì la sua postura.
"Stavi rispondendo a qualcuno?" Insistette Maerya, divorata dalla curiosità: non voleva leggerla, non era per lei, e cercò in tutti i modi di non prestarci troppo caso, di guardare ovunque meno che in quella direzione mentre armeggiava con i lacci del suo abito.
"Mh-hm." Il principe era sbrigativo nelle sue risposte e questo non fece altro che alimentare la curiosità della moglie.
"Ha a che fare con quella che hai ricevuto ad Harrenhal?" La ragazza si alzò in piedi subito dopo, si fece scivolare la gonna sulle gambe e si diresse verso il lato inferiore del letto, là dove giaceva il suo bagaglio e dove avrebbe potuto recuperare la sua spazzola "Perché il sigillo ufficiale?"
"Quante domande, jorraeliarza." Aemond sollevò la testa nella sua direzione, le sue labbra erano piegate in un sorriso ma il suo sguardo non era altrettanto cordiale. Sembrava... infastidito "Te l'ho detto, non è nulla di importante."
"... Ma non potevi aspettare di tornare a casa per rispondere." Per qualche motivo, Maerya sentì la propria gola serrarsi. Perché sei così vago?
"Ho solo approfittato del tempo libero." Il principe si schiarì la gola ed afferrò un asciugamano prima di allontanarsi di un passò dalla ciotola "Vieni, è ancora tiepida."
Finì di pettinarsi i capelli e se li adagiò tutti sulla spalla destra, annuendo lentamente prima di riporre la spazzola nella sua cassa. Passò accanto al letto pensando che avrebbe benissimo potuto sollevare il porta candele e stringere quella lettera tra le dita, aprirla e leggerne il contenuto, soddisfare la sua curiosità e sciogliere quel nodo che le si era stretto attorno alla bocca dello stomaco; avrebbe potuto, ma non lo fece: raggiunse il marito accanto a quel grezzo lavabo e immerse le mani nell'acqua prima di inumidirsi il volto, nel tentativo di sciacquarsi di dosso i segni dell'inquietudine e della stanchezza.
Ha detto che non è importante. Si disse, improvvisamente più lucida. Allora deve essere così.
Accettò in silenzio l'asciugamano che Aemond le porse e si tamponò il viso tuttavia, per quanto si sforzasse, non riuscì a togliersi di dosso la sgradevole sensazione che suo marito le stesse mentendo.
"Tu sai che puoi fidarti di me." Maerya parlò in un sussurro, stringendo la stoffa tra le dita mentre tornava a sollevare il suo sguardo su di lui "Puoi dirmelo se ti sei messo in qualche guaio o..."
Una risata sfuggì dalle labbra di Aemond, infrangendo del tutto la serietà di quel momento "No, Maerya." Scosse la testa mentre si chinava su di lei per darle un bacio sulla fronte, avvolgendole la vita con un braccio e puntando il mento contro la sua testa "Non è nulla del genere."
"Okay." Mugugnò la principessa, giusto appena rassicurata dalle sue parole "D'accordo, mi fido."
Ancora un bacio, poi Aemond si separò da lei e si diresse verso l'ingresso della tenda, là dove la sera prima aveva riposto i suoi stivali; Maerya lo guardò per qualche istante prima di fare lo stesso, raccogliendo da terra le proprie scarpe e dall'appendiabiti il proprio cappotto.
Presto si riscoprì troppo stanca per continuare a preoccuparsi, una volta preso posto nella carrozza crollò addormentata e passò così il resto della mattinata: avvolta in una pelliccia e abbarbicata sul sedile. Si svegliò nel primo pomeriggio, quando si fermarono ancora per rifocillarsi, e allora già parve essersi dimenticata dello scambio avvenuto qualche ora prima nella sua tenda.
"Questa notte non sei riuscita a prendere sonno?" Le chiese Alicent, squadrandola con attenzione mentre spezzava del pane da spiluccare.
"Ho avuto freddo." Semplificò Maerya, poi si riempì la bocca di cibo. Non era esattamente la verità, lei ed Aemond avevano trovato presto un piacevole modo di scaldarsi, ma era tutto ciò che avrebbe potuto raccontare a sua madre senza morire d'imbarazzo.
La regina sorrise, forse intuendo ciò che la figlia aveva tentato di nascondere tra le righe "Ti dispiace una parola?"
"Riguardo a cosa?"
"I tuoi doveri coniugali."
Maerya si irrigidì all'improvviso, le labbra serrate e le guance ancora piene di cibo, e solo dopo qualche istante di silenzio si concesse di inspirare dal naso, riprendendo cautamente a masticare.
"Non ho sollevato l'argomento prima perché non volevo guastare questi giorni di festa." Continuò Alicent, abbassando lo sguardo sulle proprie mani e cominciando a stuzzicare gli anelli che le adornavano le dita "Ma ora che le nostre vite stanno per tornare alla normalità trovo che sia necessario discuterne... Ancora una volta."
"Non saprei che cosa aggiungere." Mormorò la principessa, passandosi rapidamente la lingua sulle labbra per togliere il sale che era rimasto "Mi sembra che sia già stato detto tutto."
"Sono preoccupata per te, Maerya." Questa volta, il tono di voce della regina parve abbandonare ogni sfumatura di tatto o gentilezza "Sono passati quasi tre anni dal giorno del tuo matrimonio -tre anni- e ancora non hai prodotto un erede. Se sapessi che fosse per una mancanza di tentativi sarei molto più tranquilla, ma date le circostanze non posso fare a meno di chiedermi se sia il caso di... farsi aiutare, da Maestri o da levatrici esperte."
Maerya non rispose, non ci riuscì: cominciò a sfregarsi le dita nel tentativo di rimuovere delle briciole che nemmeno c'erano e distolse lo sguardo, rivolgendolo verso i cavalli che si stavano abbeverando poco lontano da loro. Si chiese che cosa avrebbe dovuto dire, che cosa sua madre si aspettava che le rispondesse, e tentò invano di mettere in fila le due parole che le sarebbero state necessarie a sviare quella conversazione ma presto si riscoprì incapace di farlo.
Forse ha ragione. Pensò, e si sentì sprofondare. Forse dovrei fare di più.
"So che ci sono dei tè che possono aiutare in questi casi, magari sarebbe opportuno cominciare a farci un pensiero." Proseguì Alicent e la principessa non poté fare a meno di scuotere la testa.
"Li ho già provati." Confessò, a bassa voce "Tutto ciò che Maestro Orwyle aveva da offrirmi, l'ho già provato."
Non riuscì a guardare in viso sua madre ma poté immaginare la sua espressione: il cruccio delle sue sopracciglia, le labbra strette ed incurvate verso il basso e gli occhi scuri appena sgranati, velati di una delusione che in quel momento Maerya non sarebbe riuscita a sopportare.
"Troveremo una soluzione." Alicent parlò più a se stessa che alla figlia, si sistemò sulla propria sedia e si schiarì piano la gola "Gli Dei provvederanno, ne sono certa."
La principessa annuì e lasciò il resto del suo pasto, tornò a guardarsi intorno nella speranza di scorgere Aemond avvicinarsi al loro temporaneo accampamento e raggiungerla, liberandola dal nodo che le si era stretto attorno alla bocca dello stomaco.
Era bastato così poco per stuzzicare le sue lacrime e Maerya si sentì un'idiota per questo: era trascorso così tanto tempo, allora perché non riusciva ancora a parlarne senza che le si spezzasse il fiato e il cuore le si appesantisse nel petto, schiacciato da un senso di colpa dal quale non riusciva a liberarsi? Aveva perso il conto di tutte le volte in cui era stata costretta a chiedersi se fosse lei ad essere difettosa, se gli Dei avessero in qualche modo cercato di punirla per un crimine che nemmeno era sicura di aver commesso e se il peso del suo fallimento gravasse sulla sua famiglia tanto quanto gravava su di lei.
Quando riconobbe la chioma argentata di Aemond in mezzo al resto dei cavalieri, accanto a Ser Criston Cole e al suo cavallo, Maerya schizzò in piedi e si congedò bruscamente da sua madre che, assorta nei suoi pensieri, quasi non parve farci caso. Fu una sensazione terribile quella di aver turbato tanto la regina da aver zittito qualsiasi tipo di protesta, tuttavia la principessa cercò di ricacciarla indietro, sopprimerla con un sorriso mentre si avvicinava a suo marito e lasciava che le chiacchiere di circostanza soffocassero tutti i cupi pensieri di quella giornata.
Ci riuscì, almeno in parte, e il volo serale con Vhagar sembrò arrivare in un attimo: avrebbe voluto essere più entusiasta, cercò in tutti i modi di recuperare lo stesso fuoco che Aemond aveva acceso in lei quella mattina e quasi si convinse di esserci riuscita; era un'illusione, più che una fiamma si sentiva come una debole scintilla ma tentò ugualmente di tenerla viva, provando con tutta se stessa a trovare il meglio di una giornata che era partita con il piede sbagliato.
I piccoli villaggi che sorvolarono a dorso di drago cominciarono ad illuminarsi al tramonto, vari falò vennero accesi nell'attesa che il sole lasciasse posto all'argentata luna piena e il cuore di Maerya parve alleggerirsi nello stesso momento in cui udì le prime note musicali mischiarsi alle risate che spezzavano il silenzio della notte.
Si fermarono poco lontani dalla fortezza di Briarwhite, ad ovest della strada del re, e quando si lasciarono il calore di Vhagar alle spalle Maerya fu obbligata a stringersi nel proprio mantello. "Credevo che muovendoci verso Sud avrebbe smesso di fare così freddo." Confessò mentre sollevava il proprio cappuccio e guardava suo marito fare lo stesso "L'inverno sta arrivando davvero."
Aemond le sorrise prima di metterlesi di fronte e sistemarle i capelli lontano dal viso, nascondendoli meglio sotto il cappuccio "Troveremo un modo per scaldarci anche questa sera."
Maerya non riuscì a trattenersi dall'arrossire "Balleremo."
"Balleremo." Ripeté lui poi, per dispetto, le abbassò il cappuccio sugli occhi "Ma senza dare nell'occhio."
"Credi che nessuno abbia notato il drago?" Lo schernì lei, allungando una mano verso l'alto per restituirgli lo stesso, scherzoso, gesto.
"Mh, forse sarebbe un bene." Aemond replicò da sotto il cappuccio, metà del viso completamente in ombra e l'altra metà appena visibile sotto la luce della luna, prima di prenderla per un polso ed obbligandola a fare un passo verso di lui "E' un buon repellente per le attenzioni moleste."
Si avviarono verso il villaggio in silenzio, mano nella mano, e per un attimo Maerya si ritrovò a pensare al modo in cui ad Harrenhal tutti erano sembrati disgustati dalle loro tiepide effusioni; ricordò la sensazione di puro disagio che aveva provato nell'essere messa in quel modo sotto i riflettori, la sottile vergogna che le era strisciata sotto la pelle e la confusione che l'aveva travolta al solo pensiero di dover nascondere un sentimento che per lei era naturale tanto quanto respirare e si chiese se anche lì, in un minuscolo villaggio sperduto nelle Terre dei Fiumi, le persone l'avrebbero guardata allo stesso modo.
Attenzioni moleste. Ripeté nella sua mente e sollevò appena lo sguardo verso il proprio marito.
Chissà se era proprio a quello che Aemond si riferiva, se quei commenti fossero riusciti a scalfire tutta l'indifferenza che aveva ostentato fino ad ora.
Nessuno parve fare troppo caso a loro mentre si intrufolarono tra quello sgangherato accrocco di case, percorsero le sottili strade sterrate che li avrebbero condotti verso il grande falò che era stato allestito nella piazza principale e Maerya colse l'occasione per guardarsi curiosamente attorno, assaporando quell'assaggio di vita rurale. Era un villaggio di contadini, le porte delle loro case erano ornate di teschi di montone dalle corna arricciate, tappeti di pelle di pecora, campane tubolari e altri giochi di vento; la Stella a Sette punte ornava, in varie forme, il portico di ogni abitazione e alla principessa non sfuggì il modo in cui anche le persone più umilmente vestite non si erano privati dallo sfoggiare gioielli con simboli religiosi, cosa che riuscì a strapparle un sorriso.
Non c'erano fiori ad ornare a festa il paese, ma nastri colorati e spighe di grano: il simbolo del raccolto per il quale stavano festeggiando.
La musica che riempiva l'aria era sconnessa, gli strumenti erano scordati e le voci che ci cantavano sopra erano altrettanto stonate ma la cosa non sembrava far altro che animare la gioia di quella serata, alimentando le risate dei bambini ed il vociare divertito dei più grandi. Il profumo di cibo la colpì subito dopo, risvegliando il suo stomaco attraverso le narici con un pungente odore di fritto e di spezie.
"Stanno friggendo la frutta!" Esclamò Maerya, trascinando Aemond con lei verso il cortile di una delle case che si affacciava sulla piazza, uno spazio apparentemente minuscolo reso ancora più piccolo dalle numerose persone che lo affollavano in attesa di essere servite. Curiosa, la principessa tentò di mettersi in punta di piedi per osservare il modo in cui le cuoche gettavano delle fette di mela rivestite di pastella in un ampio calderone, estraendole poi dall'olio con dei lunghi cucchiai forati prima di appoggiarle su un ampio piatto in attesa che venissero servite.
"Voglio assaggiarle, Aemond." Insistette la ragazza, tornando a guardare verso il proprio marito "Sto morendo di fame."
"D'accordo, jorraeliarza." Replicò lui, divertito da tutto quel rinnovato entusiasmo ma, allo stesso tempo, reso guardingo dalle attenzioni che alcuni degli uomini in fila sembravano aver rivolto nella loro direzione "Se avessi saputo che sarebbe bastato così poco per farti tornare il sorriso ti avrei portato qui prima."
Maerya si ritrovò a serrare le labbra al suono di quelle parole e l'idea che il principe si fosse accorto del suo malumore riuscì a scuoterla appena, convinta com'era di essere riuscita a mascherarlo "Oh, quindi lo hai notato."
"Stai ancora pensando a quello che ci siamo detti questa mattina?" Le chiese mentre si mettevano in fila, i cappucci ancora ben posizionati sulle loro teste a coprire l'argento dei loro capelli e a dissimulare il viola delle loro iridi.
"No, ma..." Cominciò la ragazza, incerta se rivelargli o meno la natura delle ansie che le attanagliavano lo stomaco, turbamenti su cui si erano soffermati davvero troppe volte perché Aemond avesse ancora voglia di sentirli "Ho parlato con la mamma."
"Mh." Al suo fianco, il principe non poté far altro che sospirare; non le chiese di che cosa avessero parlato, forse riusciva ad immaginarlo o forse si aspettava che lei si sarebbe spiegata senza bisogno di essere esortata.
"Non mi va di parlarne." Maerya scrollò le spalle sotto il suo mantello e si giunse le mani in grembo, percorrendo il profilo della sua cicatrice avanti ed indietro in continuazione "Non è nulla di nuovo, comunque."
Aspettarono il loro turno in silenzio, non erano abituati ad attendere per ottenere qualcosa ma in quel momento la fila appariva davvero come una piacevole distrazione: l'olio sfrigolava senza sosta e ad ogni passo il suo profumo sembrava farsi sempre più intenso, allargando quello che sembrava un buco nello stomaco della principessa. Nell'attesa Maerya si guardò intorno, godendosi il clima di festa che li circondava e le danze scoordinate che uomini e donne avevano cominciato a ballare di fronte al fuoco del falò; i bambini giocavano loro intorno, stuzzicando del cibo o sventolando in aria nastri colorati mentre si rincorrevano.
"Buona luna del raccolto." L'accolse una delle cuoche, la donna le mostrò un sorriso che le arricciò i piccoli occhi scuri tuttavia la sua fronte parve aggrottarsi, confusa dai cappucci che coprivano i volti dei due ragazzi "Sia lode alla Madre."
"Sia lode alla Madre." Ripeté Aemond, prendendo rapidamente la parola al posto della moglie "Due, grazie."
"Tre." Intervenne Maerya, prima di lanciare un'occhiata verso il principe "Ho molta fame."
"Arrivano subito." Replicò la donna e il suo volto si distese appena "Non siete di queste parti, non è vero?"
"No." Fu la secca risposta del principe che, sospettoso, non aggiunse nient'altro.
"Sono tre stelle di rame."
Quando Aemond si scostò il mantello di lato per porgerle il denaro scoprì il pomello dell'elsa della sua spada, dettaglio che non sfuggì alla cuoca: i suoi occhi fecero avanti ed indietro dall'arma al volto del ragazzo, soffermandosi su quest'ultimo per qualche secondo quando si accorse della benda che lo ricopriva. "Grazie." Fu tutto ciò che disse, usando una voce tanto sottile che persino Maerya faticò ad sentirla "Buon appetito."
"Sia lode alla Madre!" Esclamò la principessa, prendendo tra le mani entrambe le sue porzioni di frittelle "Non ho mai mangiato le mele fritte."
"Non faccio fatica a crederlo, mia Signora." La donna parlò con un sorriso ma, per qualche motivo, questo riuscì a gelare il sangue nelle vene di Maerya "Divertitevi."
Aemond la guidò lontana dalla fila appoggiandole una mano sulla spalla, ben deciso a lasciarsi alle spalle il peso di quelle parole. "E' davvero così evidente?" Gli chiese, sotto voce, la principessa "Questi mantelli sono logori."
"Nessun altro qua patisce il freddo tanto quanto noi." Le fece notare lui "E nessun altro porta una spada."
"Perché l'hai portata, comunque?" Maerya parlò solo dopo aver dato un morso ad una delle sue frittelle, indifferente a tutto il calore che ancora emanava.
"Un po' di sicurezza." Aemond non fu altrettanto tentato dal cibo, la ragazza lo osservò con attenzione mentre scrutava la sua porzione con una sorta di vago disgusto nell'occhio "Mh, è piuttosto unto."
"E dolce." Il sorriso della principessa si allargò sul suo volto "Assaggia, non fare lo schizzinoso."
Il principe le lanciò un'occhiataccia da sotto il cappuccio ed il fuoco del falò illuminò il viola della sua iride, sospirò e si avvicinò il cibo alla bocca prima di dare un piccolo morso alla pastella, morso che masticò molto più a lungo del dovuto.
"No." Sentenziò infine, scuotendo piano la testa "Non fa per me."
"Posso averla?" Si affrettò a chiedere Maerya mentre, con gli occhi sgranati, si passava la lingua sulle labbra.
"Maerya, è disgustosa."
"Io non ho il tuo palato raffinato." Lo schernì lei, rivolgendogli un sorriso sghembo "Mio Signore."
"Tieni." Borbottò Aemond, porgendole ciò che chiedeva "Non ti strozzare."
Maerya gli fece la linguaccia e lui sbuffò, cosa che la fece scoppiare a ridere. "Sei musone." Gli disse prima di fare un passo verso di lui, in modo da essere abbastanza vicina da sfiorargli il mento con la punta del naso "E spocchioso, non siamo venuti qui per divertirci?"
"Siamo venuti qui perché io volevo che tu ti divertissi."
"Far felice tua moglie è davvero una tale tortura?"
"La maggior parte delle volte." Solo allora il principe si fece sfuggire un sorriso, costretto ad incassare il leggero schiaffo che Maerya gli diede sul petto "Ma è un piccolo prezzo da pagare per il suo sorriso."
"Non te la caverai con lo zucchero." Replicò lei, tornando ad addentare il suo cibo "Queste frittelle sono già abbastanza dolci, mi farai venire la nausea."
"Mh." Borbottò e, in un attimo, le mise le mani sui fianchi, obbligandola a voltarsi prima di stringerla a sé "Va bene, niente più zucchero."
Maerya rise e si abbandonò contro la sua spalla, sollevando gli occhi verso l'alto per guardarlo dritto in viso nel tentativo di mascherare il brivido di piacere che le scivolò lungo la schiena "Non racconteremo di questo alla mamma."
"Non è necessario che sappia ogni cosa." Aemond le appoggiò la mano destra sul collo, il palmo appena premuto contro la sua pelle mentre le dita le sfioravano il mento e la mandibola, seguendone il profilo con una lentezza quasi frustrante "Resterà uno dei nostri piccoli segreti."
La principessa socchiuse gli occhi in attesa del bacio che sapeva sarebbe arrivato e lo fissò sulle labbra del marito fino a che non si incontrarono con le sue, infilando una mano sotto il suo cappuccio per accarezzargli il viso ed invitarlo ad avvicinarsi ancora. In un attimo tutta l'angoscia che ancora gravava su di lei si trasformò in farfalle nel suo stomaco, un gradevole solletico che riuscì a restituirle la leggerezza che per tanto tempo aveva cercato.
Con Aemond era davvero troppo semplice dimenticarsi di tutto ciò che la circondava, delle preoccupazioni e dei dubbi che fino a pochi momenti prima avevano offuscato la sua mente; quando la baciava in quel modo ogni cosa pareva perdere di importanza, lasciandoli soli in una piccola bolla in cui nessun altro poteva entrare.
Non avrebbe mai potuto immaginare che quella preziosa, romantica, solitudine si sarebbe trasformata in un'arma nelle mani di chi da quella solitudine ne rimaneva escluso: occhi puntati su di loro, nascosti per passare inosservati, ma che, lucidi, prestavano attenzione ad ogni dettaglio.
La spada, la benda, la cicatrice e la ciocca di capelli argentati che era sfuggita da sotto il cappuccio, quegli occhi viola così simili tra loro e quelle labbra che, pur essendo tanto diverse, si incurvavano nello stesso modo.
Un principe e la sua principessa, marito e moglie. Fratello e sorella.
Un peccato, un abominio, che non tutti erano disposti a tollerare, la fiamma di un tumulto che nessuno dei due aveva la più pallida idea di aver acceso.
"Mh." Mormorò Aemond, inumidendosi le labbra subito dopo essersi separato dalle sue "Assaggiate così, quasi mi piacciono."

Up In Flames || House Of The Dragon ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora