CAPITOLO 25 - Insensata violenza

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(Maerya)

"Più svelto, Aegon, più svelto!" Maerya richiamò Aegon, stringendo le dita attorno l'elsa della propria spada mentre gli passava accanto. Il fratello rispose alle sue parole con un attacco che la ragazza parò facilmente, restituendogli il colpo con una forza tale da fargli quasi perdere la presa sulla sua arma.
"In un vero duello saresti già morto." Continuò la principessa, dando il tempo ad Aegon di recuperare la propria postura "Presa più salda, gambe più veloci!"
"Credo di voler tornare al fantoccio." Borbottò lui, seguendo però in silenzio le sue istruzioni.
"Non fare il bambino." Replicò Maerya "Forza, colpiscimi."
Ed Aegon, esausto, provò a colpirla: un tentativo fiacco, rallentato dalla fatica, ma più preciso rispetto a quelli che le aveva inferto prima. Erano anni che il principe non faceva pratica con la spada tuttavia Maerya non faticava a ricordare quanto, da bambino, Aegon fosse un talento naturale; nonostante tutta la ruggine che aveva divorato la sua tecnica, il ragazzo sembrava recuperare in fretta.
Maerya lo schivò senza fatica e lo disarmò in poco più di un istante, la spada di Aegon cadde a terra poco lontano da loro con un tonfo metallico seguito da un grugnito infastidito del principe. La ragazza sorrise e, riprendendo fiato a sua volta, lanciò uno sguardo in direzione di Aemond che, dall'altra parte del campo di allenamento, aveva appena concluso il suo scontro con Ser Criston Cole: entrambi, ora, stavano guardando verso di loro con un'espressione corrucciata e il fiato spezzato dalla fatica.
"Principessa." La chiamò il cavaliere, lanciando una rapida occhiata verso Aegon che, nel frattempo, aveva recuperato la propria spada "Scontratevi con vostro marito, prenderò io il vostro posto."
"Oh no." Mugugnò Aegon, impallidendo appena di fronte al ricordo dei rigidi allenamenti al quale Ser Cole lo sottoponeva "Il divertimento è finito."
Maerya rise e, dopo aver fatto l'occhiolino al proprio fratello maggiore, si diresse a passo svelto verso Aemond: la realtà era che si sentiva già le gambe e le braccia pesanti, la fatica le aveva irrigidito i movimenti nonostante non si fosse sottoposta a particolari sforzi; non aveva alcuna intenzione di duellare contro Aemond ma, al contrario, sperava di riuscire a convincerlo a tornare in stanza con lei.
"Non tornerà più." Disse Maerya, divertita "Ser Cole lo farà a pezzi."
"Ha sempre avuto un debole per lui." Replicò Aemond, sorridendole appena e scostandole una ciocca di capelli dal viso "Se la caverà."
La ragazza sospirò, divertita, e si godette quel breve contatto ben consapevole del fatto che quello era tutto ciò che poteva concederle in quel momento "Pensavi di restare qui ancora per molto?"
"Mh." Fu la semplice risposta del principe "Avevi in mente qualcos'altro?"
"Un bel bagno caldo." Confessò lei, appoggiando la propria fronte contro la spalla del marito "Fare da balia ad Aegon è sfiancante."
Aemond si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito "Lascia che me ne occupi io, la prossima volta."
"Così che possiate azzuffarvi come cani rabbiosi?" Maerya alzò un sopracciglio nella sua direzione "Non credo che sia una buona idea."
Il principe strinse appena le labbra e le appoggiò una mano sul fianco, il suo unico occhio lasciava trasparire tutta la sua dolcezza "Bagno caldo sia, allora."
Il sorriso di Maerya si allargò sul suo volto e dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per evitare di lasciargli un bacio sulle labbra sotto gli occhi di tutti; la ragazza si voltò solo per dirigersi verso l'armeria e riporre la sua spada al proprio posto, pronta ad abbandonare il campo di addestramento e concedersi qualche momento di tranquillità insieme a suo marito.
Nel farlo, però, l'arma le scivolò dalle mani e la principessa fu costretta a chinarsi per raccoglierla; fu allora che, per un istante, la vista parve offuscarsi e sentì la testa alleggerirsi, le gambe così pesanti da trascinarla a terra. Il capogiro durò solo un momento ma fu sufficiente a farle perdere l'equilibrio e, dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte, Maerya si ritrovò seduta scompostamente a terra, confusa e afflitta da una fastidiosa sensazione al basso ventre,
Una sensazione che conosceva benissimo.
Prima ancora che potesse sgranare gli occhi e realizzare che cosa le stava succedendo, un calore familiare le inumidì l'inguine e cominciò a colare, inesorabilmente, sulle sue cosce. Oh no. Pensò la principessa, portandosi istintivamente una mano sulla pancia. Non ora, non qui.
"Maerya?" La chiamò Aemond, preoccupato, mentre si chinava su di lei "Va tutto bene?"
Maerya si limitò a rispondere annuendo, consapevole della serie di improperi che le sarebbero sfuggiti dalle labbra se solo avesse aperto bocca, e colta dal panico iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di una rapida via di fuga.
Non ho sanguinato per una luna intera. Si disse, rimanendo ancora ben ancorata a terra. Perché proprio ora?
In quel momento, si sentì sprofondare dall'imbarazzo: se si fosse rialzata, Aemond si sarebbe certamente accorto della macchia di sangue che sporcava i suoi pantaloni e non era sicura che il ragazzo avrebbe capito; ad ogni modo, non poteva certo permettersi di dare spettacolo davanti a tutti. Doveva muoversi in fretta e scappare verso la propria camera.
"Scusami." Blaterò in direzione del marito, giusto un istante prima di prendere un grosso respiro e rialzarsi di scatto, rifiutando l'aiuto che Aemond le stava porgendo. Non gli diede il tempo di chiederle alcuna spiegazione, abbandonò la propria spada a terra e scattò verso l'uscita del campo di allenamento a passo svelto, facendo le scale a due a due nonostante la stanchezza che provava.
Alle sue spalle, Aemond la chiamò un paio di volte ma lei non si girò mai, troppo concentrata nel camminare in modo che le persone che incrociava lungo la strada non facessero caso a lei e al suo volto reso paonazzo dall'imbarazzo.
Quando vide Dyana, impegnata a chiacchierare con altre due dame di compagnia, quasi le venne da piangere per il sollievo. "Dyana!" La chiamò allora, attirando su di sé l'attenzione della donna "Ho fatto un disastro!"
Inizialmente Dyana non sembrò comprendere il significato di quelle parole ma, dopo appena un istante, sgranò gli occhi e si diresse verso di lei a grandi falcate, sollevando appena l'orlo della gonna da terra per evitare di inciampare.
"Si nota tanto?" Le chiese Maerya, lasciando che la donna la prendesse per le spalle e si mettesse dietro di lei, proteggendola da occhiate indiscrete.
"No, Principessa." La rassicurò lei, sorridendole appena nel tentativo di alleggerirla dal suo imbarazzo "Nulla che un po' di acqua fredda e sapone non possano lavare via."
Così, Dyana l'accompagnò nelle sue stanze e si affrettò a prepararle un bagno e degli abiti puliti, assicurandosi che la principessa avesse a disposizione la biancheria appropriata per quelle circostanze. Poi, mentre Maerya si godeva l'acqua calda, la donna le si sedette accanto mentre in un tinello tentava di lavare via la macchia che il suo sangue aveva lasciato sulla stoffa.
"Siete più tranquilla, ora che il vostro sangue è tornato?" Le chiese Dyana, rivolgendole un'espressione divertita.
Colta di sorpresa da quella domanda, la principessa di limitò ad annuire e a restituirle lo stesso sorriso: non era stato quello a tranquillizzare il suo spirito, ma il tè della luna che aveva bevuto il giorno prima. Questo, però, Dyana non doveva saperlo.
Nessuno doveva saperlo.
Non si pentiva di averlo bevuto, il suo sapore sgradevole le aveva guastato il senso del gusto per tutto il resto della giornata ma la serenità che lo aveva seguito ne era valsa assolutamente la pena; era il giudizio degli altri che temeva: quale donna sposata avrebbe mai voluto bere del tè della luna? Una donna che, per giunta, di figli non ne aveva ancora.
Una donna che tradisce, è questo che avrebbero pensato di lei e non poteva davvero permetterselo.
Come se non bastasse, quello non era stato nient'altro che un rimedio temporaneo alle sue paure: quanto tempo sarebbe passato prima che si trovasse di nuovo nella stessa, identica, situazione? Sapeva bene che il tè della luna non era innocuo ma un'opzione da ponderare con attenzione e misurare con cautela, che non avrebbe potuto semplicemente berne una tazza ogni volta che si concedeva ad Aemond.
Aemond. Pensò, e si sentì improvvisamente travolta dal senso di colpa: lo aveva lasciato lì, al campo di addestramento, senza dargli alcuna spiegazione sul perché fosse fuggita; doveva essersi preoccupato molto nel vederla cadere a terra in quel modo, Maerya si sentiva soffocare dall'imbarazzo alla sola idea di dovergli raccontare le sue ragioni ma sapeva di non avere altra scelta. In un modo o nell'altro lo avrebbe scoperto, ora che erano sposati certe questioni non sarebbero più potute rimanere private.
Maerya sospirò pesantemente e si abbandonò contro la ceramica della vasca, lasciando che l'acqua calda lenisse il dolore al basso ventre che si faceva via via più intenso. Quando ne uscì, la sua voglia di abbandonare la tranquillità della propria camera rasentava lo zero: stravolta dalla stanchezza dell'allenamento e spossata dai crampi, Maerya si stese sul proprio letto e si avvolse nelle sue coperte, addormentandosi nell'esatto istante in cui la sua testa toccò la federa del cuscino.
Se Aemond venne a visitarla dopo pranzo di certo non se ne rese conto, la principessa riaprì gli occhi ore dopo affamata e, in qualche modo, più stanca di quanto non lo fosse prima di addormentarsi. Decisa a non lasciare ancora a lungo il proprio marito sulle spine, Maerya si lavò il volto con dell'acqua gelida e si spazzolò in fretta i capelli, legandoli poi in una lunga treccia che le ricadeva, disordinata, su una spalla.
Passò prima dalle cucine, prese di nascosto una manciata di biscotti al miele e sgattaiolò via prima che qualcuno si accorgesse di lei; sgranocchiò il suo frugale pasto mentre ripercorreva i corridoi a ritroso, facendo attenzione a non sbriciolarseli sul vestito e rimpiangendo il fatto di non averli accompagnati con un bicchiere di latte caldo. Mandò giù l'ultimo boccone prima di arrivare davanti alla camera di Aemond, si scrollò le ultime briciole dalle mani e fece per bussare ma la porta le si aprì davanti senza che avesse nemmeno il tempo per avvicinarsi.
Abbandonò il proprio sorriso nel momento esatto in cui realizzò che non era stato suo marito ad aprirle la porta ma Maestro Mellos. Aemond era in piedi alle sue spalle, lo sguardo severo e la mandibola contratta, le dita strette attorno al legno della soglia e il corpo rigido, teso.
Maerya guardò l'anziano con gli occhi sgranati, poi tornò a sollevare lo sguardo verso il proprio marito che, nel frattempo, si era accorto di lei e ora la guardava con un'espressione indecifrabile dipinta in volto.
Lo sa. Questa consapevolezza la travolse come una secchiata d'acqua gelida. Aemond sa del tè della luna.

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