Quel giorno non lavoravo, che bello; meritavo un po' di relax.
Non volevo creare fraintendimenti, amavo il mio lavoro, però l'unico giorno della settimana che non lavoravo mi sentivo un peso in meno sulle spalle, cioè la domenica.
Avevo deciso di andare a fare colazione al mio bar di fiducia: Metropolitan bar.
Era un bar molto grande, ci trovavi di tutto, era posizionato di fianco alla stazione e ci lavoravano persone molto gentili.
"Cosa desidera?"
"Un cornetto al cioccolato, grazie"
"Ecco a lei"
Il tavolino a cui ero seduta si trovava a fianco del bancone e alzando la testa notai subito dei biscotti al cioccolato appena sfornati. Buoni i biscotti al cioccolato, soprattutto quelli di mia madre. Me li faceva sempre quando ero piccola, li adoravo.
Ripensandoci su avrei potuto portarli quella sera alla cena, se solo fossi riuscita a trovare la ricetta di mia madre.
La dovevo aver conservata, pensavo fosse in un cassetto della cucina.
Sapevo per certo però che mi mancava del cacao in polvere.
Arrivata a casa mi misi all'opera. Ero nel frattempo passata a comprare del cacao in polvere, ero dovuta andare dall'altra parte della città perché al supermercato vicino lo avevano terminato, questa cosa mi aveva occupato troppo tempo. Mi dovevo sbrigare se volevo prepararne abbastanza per tutti. Avevo trovato la ricetta di mia madre.
Sul foglietto, sul suo retro, c'era una specie di "dedica" con la scrittura di mia madre.
"Violet, amore mio, spero che tu conservi questa ricetta, la tua ricetta preferita. Spero un giorno tu cucini questi biscotti ai miei nipotini ma se sarò ancora in vita lo farò io, sappiamo entrambe che sei negata in cucina. Ti voglio bene, mamma."
Una lacrima scese giù per la mia guancia.
Aveva ragione, sono sempre stata negata in cucina ma da quando sono andata ad abitare da sola sono migliorata notevolmente e riesco a fare un po' di tutto.
Dai, devo preparare questi biscotti.
Avevo finito di pulire il disastro che avevo fatto e avevo già messo i biscotti in forno, era l'ora di una doccia.
Non appena avevo finito di lavarmi andai a togliere i biscotti dal forno.
Avevo rischiato di bruciarli, ma per fortuna non è andata così.
Mi iniziai a preparare con molta calma anche dato il grande anticipo. Decisi di indossare un jeans chiaro a zampa, una camicetta nera e un cappotto grigio. Un filo di trucco leggero, raccolsi a metà i capelli e sono pronta.
Sentii suonare il campanello. Mi affacciai alla finestra.
"Arrivo subito"
Era arrivato, puntuale.
Scesi le scale con il vassoio di biscotti in mano, cercando di non farli cadere.
Lo vidi, di fronte alla sua auto, indossava una camicia bianca e un jeans nero: stava molto bene.
Mi aprì lo sportello per salire in macchina, quel ragazzo mi piaceva sempre di più.
Mise in moto e partimmo.
"Cosa hai lì?"
Disse indicando con lo sguardo il mio vassoio.
"Ho preparato dei biscotti al cioccolato, spero vi piacciano"
"Ci piaceranno sicuramente ma non importava, grazie"
Iniziarono 2 minuti di imbarazzante silenzio in quell'auto e così decisi di rompere il ghiaccio.
"Sai, all'inizio non sapevo se accettare il vostro invito, probabilmente doveva essere una cosa fra di voi e adesso vi ritrovate me tra i piedi, quindi se è così, scusatemi in anticipo"
"Tranquilla, siamo sempre noi 4, piace anche a noi conoscere persone diverse, soprattutto se sono gentili ed educate come te"
La mia faccia reagì involontariamente con un arrossamento totale del volto e con un sorriso ad imbecille.
"Poi se Freddie, dopo averti incontrata una sola volta, ha deciso di invitarti da noi, vuol dire che gli sei rimasta impressa"
Non capivo cosa intendesse con quella frase ma la presi come una cosa positiva.
Arrivammo a destinazione dopo 15 minuti di auto, stavamo anche abbastanza vicini.
Sulla porta c'era Freddie che ci accolse ad entrambi con un abbraccio e con un grande sorriso.
"Fai come se tu fossi a casa tua, capito?"
Mi disse Freddie.
Gli altri due membri della band stavano fumando una sigaretta seduti sul divano, mi salutarono con un cenno della testa.
Pensavo non sapessero nemmeno come mi chiamavo e quindi decisi di presentarmi ufficialmente a tutti loro.
"Piacere Violet White"
"Molto piacere John Deacon"
"Roger Taylor"
Mi giro verso Freddie e Brian.
"Io sono Freddie Mercury, tesoro"
"Voleva dire Farrokh Bulsara"
Disse Roger ridacchiando da solo.
"No, adesso sono Freddie, ho cambiato il mio nome ufficialmente, quel nome non esiste più"
"Come mai, se posso, lo hai cambiato?"
Chiesi, ma allo stesso tempo pensai di essere stata troppo affrettata e ficcanaso.
"Vedi..."
"Tranquillo, se non vuoi rispondermi va bene così, non voglio sembrare troppo ficcanaso"
"No no, è giusto che ci conosciamo meglio, alla fine ti abbiamo invitata noi. Ho cambiato il mio nome perché non mi sentivo a mio agio con il mio nome, Freddie mercury suona decisamente meglio, in tutti i sensi"
"Io comunque sono Brian May"
Mi girai verso il chitarrista, mi stava porgendo la mano con un grande sorriso sul volto.
"Bri, ma non ci provare subito così, non sta bene"
"Roger sta zitto"
Freddie mi guardava ridendo mentre gli altri due, nuovamente, si bisticciavano come due bambini.
"Violet, giusto?"
Mi chiese gentilmente il bassista.
"Giusto"
"Che hai fatto qui?"
"Ho preparato dei biscotti al cioccolato, non so come siano venuti, spero siano buoni"
"BISCOTTI AL CIOCCOLATO?!?!"
Il biondo si mise a scartare il vassoio ed attaccò un morso ad un mio biscotto.
"Ti piacciono?"
"Si sì...sono..buoni davvero"
Rispose mentre stava masticando.
Finito di mangiare la cena preparata da loro, che non era nemmeno così male, ci mettemmo a parlare in salotto.
Avevamo esplorato 800 discorsi diversi a partire da come si erano conosciuti ad arrivare al mio lavoro.
Dopo qualche secondo di silenzio, finiti gli argomenti, Freddie se ne uscì così:
"Sai perché ti ho invitata qui stasera Violet?"
"No, sono curiosa"
"Quella sera, al pub, quando ci siamo incontrati, ho visto qualcosa in te"
"È arrivato il poeta"
"Zitto roger, Freddie continua"
Disse Brian molto interessato alla vicenda.
"Una persona così, che appena mi ha visto non se ne è andata, dovevo conoscerla"
"Perché avrei dovuto andarmene scusa?"
"Negli anni 70 un ragazzo straniero, con atteggiamenti strani e con una faccia così strana non è ben visto"
"Se anche avessi saputo tutto questo non mi sarei spostata, anzi, ho trovato il tuo sorriso molto originale"
Freddie era un ragazzo fragile, anche se riusciva molto bene a nasconderlo con il suo atteggiamento così sicuro di sé.
Aveva bisogno di persone come i suoi amici, che per fortuna, aveva trovato.
Erano tutti e 4 dei bravi, gentili e divertenti ragazzi.
Erano passate altre due ore in quella casa e ora sono le 24:25, avevo pensato che sarebbe stato meglio tornare a casa, avrei preso un bus.
Mi alzai dal divano e feci cenno di dover andare via.
Mi dissero che Brian poteva riportarmi a casa ma sapendo che avrebbero dovuto dormire lì e che erano tutti un po' brilli, decisi di non far partire nessuno.
Fuori, dall'altro lato della strada c'era una fermata del bus, perfetto.
Ringraziai tutti, li salutai ed uscii di casa.
Brian mi seguì.
"Aspettami , aspetto con te che arrivi il bus"
"Tranquillo, non importa, arriva tra 10 minuti"
"Non ti lascio fuori da sola di domenica sera a Londra"
Aspettammo in silenzio tutti e due. Vidi arrivare il bus da lontano.
"Senti, prima che te ne vada, ti va se un giorno di questi ci troviamo per bere qualcosa insieme?"
La proposta mi bloccò, non mi sarei mai aspettata che avrebbe potuto essere così sincero e sfrontato, sarà colpa dell'alcol.
"Va bene, ci sentiamo poi per trovarci d'accordo?"
"Sì, va bene, io intendevo io e te, non io, te e i ragazzi"
"Avevo capito hahaha, ci vediamo Brian"
"Ciao Violet"
Aveva paura che non volessi vederlo da solo e che ci dovevano essere gli altri? Probabilmente non aveva capito che il motivo principale per cui mi trovavo a quella cena era proprio lui.
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"I've always looked for you"-Brian May
FanficViolet é una ragazza Londinese dal passato travagliato, nata nel dicembre del 49 e lavora da qualche anno in una modesta biblioteca della città. È proprio sul posto di lavoro che incontrerà le persone che le travolgeranno completamente la vita: un g...