"...non so esattamente da quanto sono qui ecco...però vedo che si sono riprodotti...e molto...
...io li ho visti solo in quel reparto però trovo sempre le loro merdine ovunque, da un po'...glielo ho detto solo adesso perchè non sapevo fosse cacca di topo, pulivo e basta..."
Il padrone del posto mi disse che si era già trovato in quella situazione anni fa e fu molto difficile toglierli il prima possibile, dovette chiamare la disinfestazione e nonostante ciò alcuni giorni dopo trovava comunque qualcosa, avrebbe dovuto fare lo stesso anche stavolta. La biblioteca sarebbe rimasta chiusa per 10 giorni, tempo minimo per poter disinfestare, il periodo si sarebbe potuto anche prolungare. Porca puttana.
"...scusi, potrebbe essere una domanda fuori luogo ma come facciamo...noi lavoratori? Ho l'affitto e molto altro..."
"La legge mi obbliga a pagare i lavoratori come se fossero a lavoro..."
Ebbe un tono sgarbato di dire ciò, se era obbligato doveva farsene una ragione.
Purtroppo il signore non si trovava in città e accompagnai io di prima mattina la squadra di disinfestazione il giorno dopo alla biblioteca, li lasciai le chiavi e me ne andai.
Verso le 11:30 andai a fare la spesa al supermercato e mi fermai al parco a leggere un libro mentre mangiavo un panino. Non appena tornata a casa stavo per chiamare i ragazzi ma non volli farlo, sarei potuta andare da loro.
Si, potevo farlo, mi catapultai in camera e iniziai a fare le valigie mentre alla radio suonavano i Led Zeppelin: Over The Hills And Far Away.
"Many dreams come true, and some have silver linings
I live for my dream, and a pocket full of gold"
E nel frattempo inserivo vestiti nella valigia.
Driiin...Driiin
Mi affacciai alla finestra che dava sulla strada per vedere l'ingresso del condominio.
"Oh, Sarah...ti apro"
Salì le scale ed entrò.
"Hey, questa visita inaspettata?"
"Eh stavolta ho una bella sorpresina"
Tirò fuori da dietro la sua schiena una confezione di gelato fresco. Il nostro preferito.
"Wow, sì, ottima idea...vado a preparare del tè, o preferisci del succo?"
"Io succo"
Dalla cucina: "Pera o mela??"
"Pera"
"Perfetto"
Mi sedetti sul divano nel mentre lei aveva già aperto il gelato e preso due cucchiai, era un usanza posizionarlo al centro del tavolo e mangiarlo con due cucchiai, lo facevamo sempre e le tradizioni non si rompono.
Una volta quando eravamo piccole iniziammo a lanciarcelo a vicenda perché eravamo impazzite; avevamo macchiato tutto, persino il muro, sua madre uscì fuori di testa. Cavolo che ricordi.
"Che facevi?"
"Ahm...Beh...Gnam...Stavo...preparando le valigie"
"Cosa? Valigie?"
"Vado lontano da qui, in Australia..."
Iniziai a gesticolare in modo strano e a far credere di voler abbandonare questa vita.
"No via che dici..."
"Non ci vedremo più..."
Mi posizionai una mano sul cuore e mi inginocchiai al suo divano"
"Cretina...Dove vai?"
"Esattamente non lo so, hai presente i Queen..."
"Già, allora? Come va? Hehe"
"Bene bene, diciamo che stiamo "insieme"...i ragazzi in generale sono molto simpatici, mi ci trovo bene..."
"Sono felice per te, siamo state destinate a due destini completamente diversi eh"
"A quanto pare..."
Continuammo a mangiare un pò e a parlare, di lei, del bambino, di Oliver, di Brian, dei ragazzi, di musica...
Finimmo il gelato e mi alzai per andare in camera e finire la valigia, le feci cenno di seguirmi.
"Accidenti quanto è brutto questo maglione"
"Ma sta zitta..."
Si sedette al mio fianco ed io finii la valigia, mi sembravano vestiti a sufficienza.
"E dove sono?"
"Esattamente non lo so, ho un indirizzo"
Mostrai il biglietto che avevo sul comodino: Welsh Way n. 75a, Sunhill, Cotswold.
Cavolo ma allora non era a Londra, si trovava a Cotswold, cavolo che strano, là c'è solo campagna.
"E come ci arrivi da sola?"
"Bella domanda"
"Vuoi un passaggio?"
"No macchè, sono quasi 3 ore in auto, poi tu sei incinta...assolutamente no"
"Come se non guidassi come sempre haha"
"No Sarah non se ne parla. Prenderò un treno"
"Boh fai tu"
"Sei con l'auto?"
"Certo, mica cammino con le ruote..."
"Simpatica...allora mi accompagni alla stazione?"
"Okay..."
Mi infilai la giacca, presi la borsa, i soldi, la valigia ed ero pronta.
Anche Sarah aveva preso la sua giacca dall'attaccapanni e se la stava infilando, nel frattempo rideva da sola.
"Che ridi?"
"Tu sei pazza, mi piaci per questo...stai partendo da sola per non so dove per registrare un disco con una band...sembra un film..."
"Lo so, mi piace haha, finalmente qualcosa di diverso, mi sono sentita sola e fuori luogo per tanto, finalmente..."
"Scommetto che ti farà bene"
Mi accompagnò alla stazione, scendemmo al parcheggio.
"Grazie..Oh..."
Mi stava abbracciando, molto forte, la tenni stretta a me.
"Ciao Vivy..."
"Ti chiamo..."
"ok..."
Mi allontanai dall'auto ed entrai nella stazione.
...
"Un biglietto per Cotswold...Grazie"
E così già £20 se ne erano andate.
...
Il treno era al binario 8 ed era abbastanza grande e spazioso, anche all'interno; non aveva le cabine ma sedute ampie ed un tavolino nel mezzo a quattro posti. Mi sedetti vicino ad un finestrino nella direzione del treno: non comprendo le persone che si siedono nel verso opposto, a me verrebbe da vomitare.
Quante luci che si vedevano mentre progressivamente mi allontanavo dalla mia città. Stupenda la mia città.
Cavolo se era bella...oh, si vede addirittura il big ben. Lo vedevo ogni giorno, ora non lo avrei visto per una settimana.
...
Mi hanno sempre parlato di Cotswold come la città perfetta di campagna, molto calma, tranquilla, poca gente, fattorie, animali...chissà cosa ci faccia uno studio di registrazione in quel posto. I pochi centri abitati sono popolati per lo più da contadini o locande turistiche. Boh, chissà.
Mi addormentai...
***
"Miss, scusi..."
Aprii lentamente gli occhi e guardai quest'uomo davanti a me, era il capotreno.
"Siamo giunti al capolinea, deve scendere..."
"Cavolo, mi scusi mi ero addormentata...Grazie mille"
Mi alzai di scatto e presi la mia valigia dalla cappelliera.
"Di niente, si figuri..."
Scesi dal treno e solo in quel momento mi resi conto di quanto ero persa. Non solo il sonno mi faceva sentire più disorientata del solito ma anche la situazione in sè, adesso che facevo?
Mica sapevo come arrivare all'indirizzo. Non sapevo minimamente in che direzione volgere i miei passi.
Avevo un numero civico, l'unica soluzione era un taxi.
Uscii fuori dalla stazione e nessuna fermata del taxi era presente, mi recai al centro informazioni.
"Scusi, come posso chiamare un taxi?"
"Hahaha ,mi faccia indovinare...Londra?"
Disse così la donna di mezza età con labbra colorate da un rossetto viola osceno mentre si limava le unghie.
"Si perchè?"
"Non glielo hanno mai detto che qua non abbiamo i black cab?"
Mi stava prendendo in giro.
"Non me lo hanno mai detto no...a lei hanno mai spiegato come stare attenti a lavoro? Anzi, come mettersi il rossetto?"
Girai le spalle e me ne andai, uscii di nuovo dalla stazione.
Cazzo ero fottuta.
...
Erano una decina di minuti che ero seduta su quella umile panchina pensando ad una soluzione.
Là vicino c'era una cabina telefonica; avrei potuto chiamare i ragazzi se solo avessi avuto il numero di dove si trovavano.
Nel mentre il mio sguardo assorto nei pensieri osservava la cabina, vi entrò una ragazza con i lunghi capelli neri, raccolti in varie trecce tutte attorno alla testa. portava una bandana colorata, una giacca lunga ed un paio di jeans.
Ascoltai la chiamata.
"Mamma sono scesa ora del treno, prendo e la macchina e arrivo. Nel giro di 30 minuti sono a casa; Sunhill non dista molto da qui."
Aveva detto Sunhill?
Guardai il mio biglietto: dovevo andare proprio lì.
La seguii fino alla sua auto, può suonare inquietante e forse lo era, ma ero disperata. Non appena salì in auto, prima che mettesse in moto le bussai al finestrino...
toc toc
Mi aprì la portiera dall'interno dell'auto.
"Dimmi"
"Dove sei diretta?"
"E a te che interessa? Chi sei? Ho visto che mi hai seguito fino all'auto"
"Oh...beh, ho bisogno di un passaggio...ed ho sentito che eri diretta a Sunhill...quindi..."
"Omg, London isn't it? Si sente molto l'accento"
"Sì..."
"Quindi hai anche origliato la mia chiamata"
"Sì..."
"Cosa mi dovrebbe far salire con me in auto una sconosciuta che ha ascoltato le mie conversazioni e mi ha pedinato fino all'auto..."
"Per adesso sono una sconosciuta, se mi fai salire potrei presentarmi, che ne dici?"
"Credi che questo possa aiutare?"
"Non lo so ma so che ho bisogno di un passaggio e non sarà così facile raggiungere Sunhill a piedi..."
"Sali"
Menomale si fidò di me.
Mise in moto.
"Quindi? Come ti chiami?"
"Violet White"
"Nobile?"
"Assolutamente no"
"Sembrava, dal nome"
"E tu?"
"Freya Thomson...cosa ci fai da queste parti?"
"Sto raggiungendo degli amici in campagna"
"Abitano qua?"
"No, siamo tutti di Londra"
"Che strano periodo per venire a Cotswolds, solitamente i turisti arrivano in estate..."
"Non siamo proprio qua in vacanza..."
"Allora a fare cosa? I contadini? Sai, non ci sono molte attività qua diverse da quella..."
"I miei amici devono registrare un album, un disco..."
"Seriously? Wow, figo...Sei un membro della band?"
"No, non proprio..."
"E allora?"
"Diciamo che li accompagno e "mi frequento" col chitarrista..."
"Oh okay capisco..."
Durante il viaggio parlammo di varie cose; era tornata a casa dopo una settimana perchè era andata a trovare la proprio migliore amica che abita dall'altra parte del paese. Non si erano potute trovare a metà strada visto che la sua amica, Rosemary, era sulla sedia a rotelle. Lo trovai un gesto onorevole.
Da un momento all'altro inizio a venire giù una tempesta, era da tanto che non vedevo piovere così. I fili d'erba nei campi a fianco della nostra auto si agitavano come se fossero dei ballerini, gli alberi li accompagnavano in quella danza. Era pericoloso, eravamo circondate da alberi e uno di questi poteva da un momento all'altro caderci addosso per colpa del vento. Ci fermammo nel bel mezzo di una strada, nel nulla, da sole, con fuori una bufera.
Aspettammo cinque minuti lì ferme.
"Che palle, dovevo tornare a casa da mia madre, sta male..."
"Cavolo...mi dispiace"
"Tranquilla, ha solo la febbre però è anziana quindi..."
"Capisco..."
"Quanti anni ha tua madre?"
"Oh...mia madre?"
"Sì, avrai una madre no? Hahaha"
"Oh..."
Non sapevo rispondere, non avevo mai fatto il calcolo di quanti anni avrebbe avuto mia madre adesso, se fosse ancora qui.
"Beh, mia madre non c'è più"
Freya si immobilizzò, non se l'aspettava e pensava forse di aver esagerato.
"Non immaginavo...scusami..."
"Tranquilla non potevi saperlo, non l'ho detto, quindi..."
"Giusto...come facciamo con questo tempo?"
"Non sembra voglia smettere"
"Ed io devo tornare a casa quindi devo ripartire..."
Incontrammo il cartello di Sunhill ed iniziai a tirare fuori il biglietto con l'indirizzo dalla mia tasca.
Dopo pochi secondi la macchia svoltò in una via, poi si bloccò.
"Cazzo, giusto, tu dove devi andare, avevo già imboccato la strada di casa mia..."
"Qui"
Le mostrai il biglietto.
"Non è molto lontano da qui, ho capito dove, ma non so..."
Sembrava dispiaciuta.
"Non posso portarti fin là, perchè dovrei passare per una serie di strade sterrate che quest'auto non mi permette di imboccare con questo tempo...non so...vieni da me, quando avrà smesso di piovere ti porterò dove devi andare"
"Ma no Freya, tua madre è malata, non posso venire...quanto dista da qui questo indirizzo?"
"A occhio e croce ti direi un quarto d'ora a piedi ma con questo tempo..."
"Non ti preoccupare...unica cosa...hai un ombrello?"
Prese un ombrello che era tra la portiera della auto e il suo sedile.
"Tieni"
"Grazie, te lo riporterò..."
"No no no, non ti ho potuto nemmeno portare fino a dove volevi e ti lascio andare sola con questo tempo, non mi devi nulla..."
"Hai già fatto tanto"
"Ciao Violet, spero che ci rivedremo prima o poi..."
"Anche io, grazie Freya"
Scesi dall'auto, là fuori c'era una vera tempesta cavolo, e faceva un freddo cane. A noi due vento.
Stavo vagando per la strada piena di fango proveniente dai prati circostanti che non riuscivano più ad assorbire l'acqua. I girasoli si stavano accasciando e lo scenario era molto desolante.
Ero bagnata fradicia dalla testa ai piedi, stavo per arrivare alla via giusta, avevo visto il cartello da più distante.
Ad un certo punto alzai lo sguardo e in lontananza un mulino faceva roteare velocemente le sue pale, di fianco ad esso c'era una piccola adorabile fattoria. Era un bel ritratto, nonostante il tempo.
Un mezzo si stava avvicinando alle mie spalle.
Cercai di aumentare il passo in modo. Da infilarmi in un buchetto tra una via e l'altra per farlo passare visto che le strade non erano molto larghe. Mi posizionai sulla soglia di un cancello ed aspettavo che il veicolo passasse, non era di certo facile guidare per quelle strade sterrate con questo tempo. Non mi disturbava fermarmi; non mi sarei comunque potuta bagnare più di così.
Il furgone stava passando, era un furgone vecchio, con tratti arancioni, sembrava proprio uguale a quello di Roger.
No, aspetta.
il furgone si fermò davanti a me, si abbassò il finestrino del guidatore. Io tenevo la testa bassa con il cappuccio.
"Ti sei persa bambola?"
Un'altra voce dal posto a fianco al guidatore:
"Eddai Roger, dobbiamo andare a casa non lo vedi il tempo? Chiedile se ha bisogno di un passaggio ma non sempre con il tuo modo"
Avrei riconosciuto la loro voce tra migliaia: Roger e Brian.
Iniziai a sogghignare con me stessa, sempre a testa bassa.
"Che ridi?"
Alzai la testa e mi spostai il cappuccio con la mano ridendo.
"Violet?!?!?"
Continuavo a ridere
"Mi spieghi che cazzo ci fai qua, sali su."
Brian che aveva la mano sul volto e il gomito sullo sportello vicino al finestrino si mosse subito si scatto e si buttò quasi completamente su roger per poter osservare dal finestrino.
"Ciao Bri, surprise"
"Ma che ca..."
Scese dall'auto mi aprì velocemente lo sportello del retro, prese la mia valigia, la mise là dentro e mi fece entrare.
Mi sedetti nel retro del furgone completamente fradicia e con una risata molto strana. Il fato mi ha voluto bene, era destino.
Brian si era spostato nei sedili posteriori assieme a me, lasciando solo Roger a guidare.
Brian mi guardava un po' scioccato perché non si capacitava di capire come facessi io ad essere lì.
"Mi spieghi cosa ci fai qua?"
"Cavolo Brian, sembra che non tu sia nemmeno contento" disse Roger.
"Certo che lo sono, è solo che mi aveva detto che doveva lavorare..."
Brian continuava a guardarmi con una faccia strana.
"C'è stata un'infestazione di topi alla biblioteca, sarà chiusa per 10 giorni"
"Oh..."
"Hai visto Brian? i topi sono dalla tua parte"
Dopo questa frase di Roger iniziammo un po' tutti a ridere.
Poi Brian si mette accanto a me e mi abbraccia dandomi un bacino sulla fronte.
"Cavolo se sono contento che tu sia qua..."
Ricambio l'abbraccio e il bacio.
"Eh beh, dopo tutta questa fatica..."
Ridemmo ed anche Roger.
Arrivammo a destinazione; chissà gli altri come avrebbero reagito.
STAI LEGGENDO
"I've always looked for you"-Brian May
FanficViolet é una ragazza Londinese dal passato travagliato, nata nel dicembre del 49 e lavora da qualche anno in una modesta biblioteca della città. È proprio sul posto di lavoro che incontrerà le persone che le travolgeranno completamente la vita: un g...