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Mi guardai intorno per un paio di minuti, intenta a scorgere Hei-Ran tra i volti di tantissimi studenti.
Era il secondo anno di università, benché io mi ritrovai a dover ripetere il corso di lingua coreana, che non avevo passato. Dopotutto non me ne stupii, me l'ero cercata, avevo solo da impegnarmi e studiare sodo. Per questo, durante le vacanze, avevo iniziato già a darmi da fare, volevo fare bella figura e non presentarmi come una tabula rasa, spoglia di ogni sapere. Non che i K-drama fossero il metodo per eccellenza per imparare il coreano, così come le canzoni K-pop, ma io la consideravo un'ottima partenza.
Nel frattempo, nel mio periodo di riposo, ero ritornata a Bristol dalla mia famiglia e avevo fatto un'altra delle mie pazzie: cambiai acconciatura. Mi tinsi i capelli di un rosa pesca, che, a detta di tutti, risaltava i miei occhi verdi.

Mi buttai a capofitto sulla mia amica, non appena la vidi. Corsi verso di lei, abbracciandola da dietro con l'intenzione di prenderla alla sprovvista.

«Buddy!» esclamai, felicissima di vederla.
Accando a lei si aggiunse anche Jaehyuk poco dopo, un suo amico, nonché compagno di corso, con il quale io, comunque, non avevo alcuna materia in comune. Diversamente, tenevo i corsi di psicologia insieme a Hei-Ran.

Entrambi non si fermano molto, se non giusto il tempo per fare il punto della situazione e raccontare le cose essenziali. Aspettammo, quindi, il momento per condividere i dettagli, scendendo nel particolare, delle esperienze svolte in quei mesi, sebbene io già sapevo, anche se in parte, come Hei-Ran avesse passato le vacanze.

Quando loro mi salutarono, io ritornai a fare quello di prima, cioè a guardarmi intorno. Se mi fossi trovata in un altro posto, al di fuori della Corea del Sud, mi sarei sicuramente sentita a mio agio, avrei avuto degli amici o avrei conversato con qualcuno. La mia estroversione mi portava spesso a rivolgere la parola anche a degli sconosciuti. Ma lì ero sola; certo, con me avevo Hei-Ran e Jaehyuk, ma con quest'ultimo non avevo una così grande confidenza, mentre la prima, come un po' era giusto che fosse, aveva un unico pensiero da ormai qualche mese: Choi Yeonjun.
Non mi restava, perciò, che pensare. I pensieri erano i soli che mi permettevano di chiacchierare. Ovviamente, a qualcuno, non sarebbe dispiaciuta una situazione del genere, ma io ne soffrivo, anche se non lo mostravo. La mia anima era espansiva, solare, calorosa. Quella solitudine mi trasmetteva un freddo, per me, insolito, innaturale. E il gelo è pungente, invasivo, immobilizzante, una dimensione antitetica alla mia realtà costruita di sola luce. Eppure le mie follie le affrontavo da sola, mi cercavo la compagnia lungo il viaggio. Sebbene Hei-Ran e Jaehyuk erano la mia nuova compagnia in quell'avventura, erano un po' distanti dal mio ideale solito. Questo sia per le motivazioni già espresse che per un problema di fondo: loro ci mettevano il sentimento. Può quasi sembrare strano per una persona estroversa non dedicare quanto meno dell'affetto nei rapporti interpersonali. Persino Hei-Ran, con la sua introversione, aveva imparato a farlo, lo stesso valeva per Jaehyuk, che nella sua cortesia mi dimostrava di tenerci, benché il legame che ci univa fosse meno solido. Io li consideravo miei amici, però partiva del disagio dentro di me, poiché mi sentivo sempre in difetto, rispetto a loro.
Questo è il mio più grande difetto; mi circondo di persone, senza tenerci abbastanza. A Seoul, le cose si erano prospettate diverse in tutto e per tutto, fin da subito. Qui, seppur con due amici, avevo instaurato dei buoni legami, probabilmente i più sinceri che io abbia mai costruito con delle persone.

E fu in quella intimità inconsueta, continuando a buttare l'occhio di qua e di là tra le zone dell'università, che il mio sguardo cadde su di lui.

Coup de foudre 𐠟 HueningkaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora