La neve cadeva lenta lenta su Parigi

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Su Parigi la neve cadeva lenta lenta; Elena, mentre la osservava, si sentì pervadere da una strana gioia e si rese conto che aveva dimenticato quella sensazione di meraviglia delle piccole cose. Appoggiò la mano sul vetro e il freddo se ne impossessò così come la curiosità di sentire il suono della neve, aprì la finestra ascoltando attenta, ma regnava un silenzio irreale. Il plenilunio con i suoi riflessi argentei creava quell'atmosfera magica che la avvolse e in quel preciso istante le sembrò di sentire il battito del suo cuore, era felice, «che strana sensazione,» sussurrò.
Sentì la presenza di Serge alle sue spalle, ma non si mosse, l’amante le diede un bacio sulla nuca, poi le sistemò sulle spalle lo scialle «sarà meglio chiudere prima che ti prenda un malanno.» Chiuse la finestra, rimasero nella penombra uno di fronte all’altro, Elena voleva imprimere ogni suo tratto nella mente: i capelli con qualche filo bianco, gli occhi verde mare e le labbra sottili incorniciate dall'accenno di ricrescita della barba. Serge le accarezzò il viso e poi tracciò un lento percorso lungo il collo attraversando la spalla fino ad arrivare alla mano che strinse e poi portò alle labbra baciandole. La attirò a sé, «andiamo a letto, abbiamo ancora un po’ di tempo.» Serge la sollevò così lei poté cingergli i fianchi con le cosce.

«Elena…Elena.»
«Sì, sono sveglia.»
Serge l’abbraccio, avvicinò le labbra all'orecchio come se le volesse confidare un segreto.
«Domani sarà l’ultimo giorno dell’anno e anche l’ultimo in cui siamo separati.»
«Sono sicura che funzionerà,» le parole le uscivano tremanti dalla bocca, «ti potrebbe sopraffare perché è un uomo violento,» si strinse ancor di più a lui, «promettimi che farai attenzione.»
Lui le diede un bacio sulla bocca per zittirla, non voleva ascoltare nulla che non comprendesse il fatto che presto sarebbero stati insieme senza alcun impedimento.
«Stai tranquilla, il piano non può fallire.»
Elena gli accarezzò il volto, «brinderemo insieme al nuovo anno.»

Serge percorreva le vie silenziose, le serrande dei negozi abbassate gli davano malinconia, le luminarie si spensero all’unisono come se qualcuno avesse premuto un interruttore e la luce dell’alba cominciò a illuminare i tetti del Quartiere Latino. Alzò il bavero del cappotto e mise le mani in tasca dove trovò il bigliettino da visita di Simon Martin, il marito di Elena, se lo rigirò tra le mani ripercorrendo con la memoria  gli eventi accaduti un anno prima. Simon Martin lo aveva contattato per investigare sulla presunta infedeltà della moglie. Rise tra sé e sé dell’ironia della sorte e del cliché in cui era caduto: il marito ingaggia un investigatore per cercare le prove dell’infedeltà di Elena, ma lei è innocente. L’investigatore si sente attratto dalla donna e la avvicina, in seguito si innamorano a tal punto che decidono di eliminare l’ostacolo alla loro unione: Simon. 
L’investigatore guardò l’orologio, erano le sette, aveva tutto il tempo di andare a casa per organizzarsi e poi avrebbe atteso paziente la mezzanotte per festeggiare il nuovo anno e la sua nuova vita con Elena. 

Elena arrivò a casa, doveva fare presto, prima che il marito rincasasse e si accorgesse della sua assenza, oltrepassò lo studio per andare in camera da letto quando la voce di Simon interruppe i suoi pensieri.
«Spero che tu abbia una buona giustificazione per non aver passato la notte a casa.» Lei si bloccò sul posto, le ci volle un attimo per ricomporsi e diventare la donna perfetta che il marito conosceva; ritornò sui suoi passi e si lanciò fra le sue braccia. 
«Oh! Simon, non puoi neanche immaginare ciò che è accaduto! Alice mi ha chiamato ieri sera, aveva la febbre altissima e, povera, non aveva in casa neanche l’antipiretico.» 
Parlava lentamente e sicura di sé, nello stesso tempo osservava il marito cercando di capire se la credesse, «ti sembra “normale”» e mimò le virgolette, «che le mancasse il necessario per una simile eventualità?». 
Simon la osservava, non aveva più dubbi sulla sua fedeltà dopo che l’investigatore gli aveva portato le prove e poi l’amava tanto, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. 
«Amore, perdonami, non ti ho dato neanche un bacio.» Lei continuò imperterrita, appoggiò le labbra sulle sue, «com’è andato il viaggio?».
«Bene, ho concluso un ottimo affare,» le accarezzò la guancia e con il pollice le sfiorò le labbra, «mi sei mancata in questi giorni.» La strinse a sé, ma sentì Elena irrigidirsi. «Qualche problema?».
«No no,» balbettò lei, «e che vorrei fare una doccia e poi devo uscire per il parrucchiere e le ultime spese per il veglione.»
«Mi sembra giusto.»
Lei sentì un moto di soddisfazione, lo aveva in pugno e tanto bastava.
«Però il mio no, non è definitivo!». Si strusciò addosso al marito…
Un'ora dopo Elena, sotto la doccia pensava:«all’alba sarò libera e una ricca vedova.» 
Cominciò a ripetere mentalmente, per l'ennesima volta, ogni parte del suo piano.

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