dolce come un babà

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È l'alba, percorro via Cisterna dell'olio diretta alla pasticceria in via Spaccanapoli. Attraverso una piazza del Gesù silenziosa, mi fermo un attimo davanti alla chiesa di Santa Chiara e mi affido a lei recitando un'Ave Maria.
Fra qualche ora tutto il quartiere si risveglierà in un'umanità vociante e frettolosa e io sarò in laboratorio a far dolci e leccornie di ogni genere.
Arrivo alla pasticceria Partenope e apro la serranda giusto per entrare e la richiudo alle mie spalle.
L'ho allestita con vetrine moderne, mantenendo i complementi d'arredo del classico napoletano; entro nel laboratorio cominciando a lavorare come se seguissi un rito: accendo le macchine impastatrici, riscaldo i forni e guardo l'elenco dei dolci da preparare.
- Bene, bene... devo preparare babà, sfogliatelle e la caprese in monoporzione... per cominciare...
mi piace parlare ad alta voce per farmi compagnia.
Dopo circa un paio d'ore è tutto pronto.
Guardo i babà sul bancone, pronti per essere esposti in vetrina e sento un languorino; non ho fatto ancora colazione e lo stomaco reclama.
Prendo il prescelto, lo osservo con aria professionale.
- Ottimo! Forma perfetta, giusta grandezza.
Con la forchettina premo leggermente il dolce, lo taglio e lo assaggio.
- Mmm... morbido al punto giusto... l'interno bianco fa contrasto con l'esterno dorato e il profumino di Rhum si espande solleticando le mie papille gustative; lo mangio con gusto.
Ora che è tutto pronto posso rilassarmi sulla comoda poltrona nella stanza adiacente che ho allestito come studio e uso nei momenti di pausa quando c'è troppo lavoro e non posso tornare a casa. Ho una voglia improvvisa di dormire, mi siedo e mentre vago nei miei pensieri mi addormento...
- oh! Cielo, ho fatto tardi, devo aprire il negozio
Tento di alzarmi dalla poltrona, ma...
- dov'è la poltrona? Cos'è questo odorino di Rhum? Mi sento un po' stordita!
Cerco di capire dove sono e mi guardo intorno, ma ho difficoltà nei movimenti, mi tocco e sono appiccicosa e morbida al tatto... ancora quell'odore di Rhum.
- Ma insomma, -  esclamo, - ho mangiato solo un babà, non ho bevuto tutta la bottiglia!
Cerco di camminare, ma niente, non riesco a muovermi. Allora cerco di guardare ciò che è davanti a me e mi vedo riflessa nella vetrina, trasecolo:
- Ma che diavoleria è questa! Sono diventata un babà!
Mentre cerco di riprendermi dallo choc, sento una voce:
- Signorina, per favore vorrei quel babà. Grazie.
- Ma indica me?
Mi giro quel tanto che basta per vedere che sono in fila con altri dolci.
La commessa mi prende con le pinze e rido perché mi fa il solletico, mi ripone in una scatolina e la chiude lasciandomi al buio.
- E ora? Che faccio?  - Mi chiedo avvilita.
Per un tempo che non riesco a calcolare vengo trasportata e sento tutti i rumori del traffico, poi il rumore di chiavi, porte che si aprono e chiudono e finalmente mi fermo.
Sento rumore di stoviglie, apre il pacchetto e uno spiraglio di luce mi colpisce, mi prende e mi appoggia su un piattino. Sento l'odore del caffè, quanto ne vorrei anch'io una tazzina e ora che mi mette sul vassoio il profumino di babà che emano si confonde con quello dell'aroma del caffè, mi appoggia accanto una rosa.
Mi solleva e sicuramente diventerò la colazione di sua moglie, a guardarlo è proprio carino, valutando dalla mia posizione sembra alto, ha i capelli scuri e una leggera barba sotto un viso regolare.
- Ma guarda cosa vado notando, - borbotto stizzita, - non mi sembra il caso, vista la fine che fra poco farò.
Sento una porta che si apre:
- Mamma, ti ho portato una cosa che ti piace tanto.
Appoggia il vassoio su un tavolino, una signora seduta in poltrona gli rivolge un sorriso triste.
- Sei molto caro, grazie. - Torna a guardare fuori.
- Mamma, devi mangiare qualcosa. Non serve a nulla ostinarsi,- le dice dandole un bacio, - non mangiare non farà ritornare papà.
Lei sospira e mi guarda, poi prende la rosa e ne annusa il profumo.
- Mi hai portato il babà come tuo padre.
Lui prende una sedia e si siede accanto alla donna, le accarezza la guancia.
- Ha un profumo di buono, è morbido e gustoso; poi l'ho comprato nella pasticceria Partenope. La tua preferita.
- Sì, quella dove andavo con tuo padre la domenica. Dopo aver assistito alla messa nella chiesa di Santa Chiara, facevamo una passeggiata nel chiostro e poi andavamo a prendere il caffè e io mangiavo sempre un babà.
- Lo so che ti manca, ma forse se ne assaggi anche solo un pezzetto ti farà tornare un po' di serenità. -
La donna annuisce.
- Ecco è finita! Ma non mi sentono parlare? Non capisco, sono vittima di un sortilegio? Di un incubo?
- Hai sentito? - Chiede lui,
- Cosa? - Risponde la madre,
- Come una voce di donna.
- Allora mi possono sentire! Forse se urlo forte e mi agito, si accorgeranno che sono una persona.
Comincio ad urlare e ad agitarmi.
- Mamma ascolta, non senti anche tu?
Si alza di scatto urtando il tavolino e comincio a cadere...
-Aiuto! No, non mangiarmi...
… le parole mi muoiono in bocca. Mi guardo intorno spaesata, sono nel mio studio... era un incubo!
Guardo l'orologio e sento i rumori nella pasticceria. Vado e trovo Rita, la commessa, che sta servendo un giovane con una signora anziana.
- Buongiorno. - Dico
- Buongiorno, - risponde lui, poi alla signora - con il babà prendi anche il caffè? -
- Sì, grazie,- risponde la donna e mi dice, - sa signorina, venivo sempre con mio marito e poi… i suoi occhi si rattristano, - non avevo più voglia di vivere senza di lui. Stamattina mio figlio ha comprato per me il vostro babà e la dolcezza del suo gesto mi hanno aiutato a sentirmi meglio; allora ho deciso di uscire.
- Sono contenta per lei.
.... ho una pazza idea, mordo leggermente la mano, ho il sapore del babà!

 ho una pazza idea, mordo leggermente la mano, ho il sapore del babà!

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One Shot scritta per la libreria del Cappellaio Matto

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