Da giorni Clizia è stesa sul prato che guarda il sole, Apollo.
Il gelo si è impadronito del suo corpo, le gambe e le braccia sono quasi del tutto imprigionate dall'erba, le lacrime copiose bagnano le guance ceree.
Clizia disperata ripete a sé stessa che è sua la colpa se Apollo non la degna più di uno sguardo, se la odia. Lui è incapace di amare una sola donna, lei s'illudeva d'essere l'unica.
Quando aveva scoperto che l'aveva tradita con Leucotoe, addirittura se ne era innamorato, la gelosia aveva cominciato a divorare il suo cuore.
Furiosa e impazzita era andata da Orcamo e gli aveva riferito che la figlia era stata sedotta dal dio. Il re in preda all'ira aveva ordinato di seppellire viva la figlia in una buca profonda.
Apollo aveva tentato in ogni modo di salvare Leucotoe, ma senza riuscirci e quando aveva scoperto che lei era stata la causa della morte dell'amata, l'aveva ripudiata.
Ora vuole solo che la morte sopraggiunga presto, mentre contempla il suo amato che traina il carro del sole.
Improvvisamente sente un sussurro:
- Clizia, vuoi veramente morire e trasformati in un girasole? Stare ad ammirare quello lì per l'eternità?
Clizia intravede tra le lacrime una figura in piedi davanti a lei e a stento riconosce Eris. Pensa che il fato è davvero crudele perché le ha mandato la peggiore delle dee negli ultimi momenti della sua vita.
- Eris, lasciami in pace?! - Le risponde con un moto di stizza.
- Se fossi in te, sarei molto arrabbiata. - Continua imperterrita la dea.
Clizia socchiude gli occhi, le lacrime sono diventate come il rivolo di un torrente. Non riesce più a muoversi perché il suo corpo è ricoperto dall'erba, è divenuta tutt'uno con il prato.
Che vuole Eris? Farle dispetto, disturbando il momento di meraviglioso dolore che sta provando?
La sua è una giusta punizione ed è così bello questo sentimento che prova. Le piace ricordare i suoi baci, le sue carezze e le sue parole e quasi consolatorio crogiolarsi nella disperazione!
- Tu sei la dea della discordia, oggi vuoi divertirti con il mio dolore? Ti piace guardarmi soffrire?
Eris rimane in silenzio per qualche minuto e guarda davanti a sé, poi Apollo che noncurante e arrogante splende nel cielo.
- Sai Clizia, è difficile anche per una dea non essere benvoluta dai tuoi simili. Allora perché non rendergli la vita difficile.
- Sono dei, che vita difficile possono avere?
Eris ora le siede accanto, la ninfa inclina leggermente la testa per quanto può guardandola con disapprovazione. Poi torna a guardare il sole e con tono rassegnato le dice:
- Eris, tu sei sempre arrabbiata!
Eris risponde melliflua:
- Vale la pena morire per un belloccio? Che sarà anche un dio, ma è un traditore!
Clizia si sente scossa da quelle parole. Pensa a quanto ama la vita, che si sta punendo per il suo errore, ma Apollo ha mai pensato a quanto l'ha fatta soffrire? No, lui ha pensato solo a se stesso!
Muove le mani dapprima lentamente poi con decisione e riesce a liberarle dall'erba, poi libera il petto e il ventre. Si asciuga le lacrime con il dorso delle mani. Si tocca i lunghi capelli e li sistema togliendo i fiori che stavano cominciando a crescere. A fatica si mette seduta sul prato.
Respira a fondo e l'aria profuma di fiori, e il sole la sta scaldando.
- Sai che ti dico? Hai ragione!
Eris sorride e si alza per poi aiutarla.
- Addio Clizia.
- Addio Eris.
Passa del tempo e Clizia ripensa a quei giorni e non le fa più tanto male pensare ad Apollo.
Per Afrodite!
Eris le aveva suggerito di distruggergli la lira, le poesie e dispetti vari, ma lei gli vuole ancora un po' di bene e non gli avrebbe mai fatto del male.Apollo non vede più Clizia nel prato. La va a cercare e al suo posto trova un girasole nato dalle sue lacrime: il simbolo della sua devozione.
Apollo sente un vuoto nel cuore. Raccoglie il fiore e lo lancia nel prato, è consapevole che la donna che l'ha amato, è ritornata a vivere felice.
Clizia ha consumato la sua vendetta dimenticandolo...
Apollo guarda spesso i girasoli e pensa alla devozione di un amore perduto.