Dedicato a Thesmo, breve racconto ispirato alla sua poesia L'età dell'Uomo tratta dal compendio poetico Il Quieto Fluire.
Tra il 6 e il 7 Aprile 1862. Battaglia di Pittsburg.
Morte, la silenziosa, l'inesorabile, urla sul campo di battaglia dove non ci sono nemici, non ci sono ideali, non ci sono ragioni, ma solo corpi esanimi di uomini orribilmente mutilati, anime strappate in nome di un ingannevole ideale. Dalla terra sale l'odore acre del sangue, sono certo che se potesse aprire il suo ventre per cancellare dal suo corpo tale viltà non indugerebbe oltre.
Tendo l'orecchio, odo le flebili invocazioni di chi supplica che la Signora in Nero sopravvenga al più presto cosicché il tormento abbia termine, chi chiama la madre perché quando si approssima la fine solo le sue dolci carezze rendono meno aspro il timore del passaggio, chi invoca la pietà di un Dio che sembra aver dimenticato i suoi figli che sebbene siano stolti non meritano che la loro vita abbia tale epilogo. Il giorno volge al termine mentre un fiammingo sole inchioda la laida scena, la luna, a breve, sarà testimone di un'altra pazzia umana.
Vago con lo sguardo, i soldati, i miei fratelli, non ci sono più e fra poco anche per me arriverà il Tristo Mietitore. Penso alla mia amata e a fatica tocco la giubba dalla parte del cuore dove custodisco le sue lettere, le ho lette e rilette così tante volte che le parole fluiscono come un quieto fiume tra le mie labbra.
...Mio amato, occupo i miei giorni laboriosamente, ma le notti sono lunghe e il pensiero di te sul campo di battaglia mi toglie il respiro.
Penso e ripenso ai tuoi discorsi sull'onore e sulla patria, sulla virtù della giusta guerra. Sappi, amore mio, che nessuna madre, sorella o innamorata crede nell'onore della guerra e tollera l'atroce distacco, ma i vostri discorsi, quelli degli uomini, pieni di ardore ci costringono al silenzio. Noi siamo donne, doniamo la vita, rifiutiamo l'idea di toglierla.
Vita mia, ti penso fortemente e prego affinché il mio amore ti riporti a me sano e salvo.
Ho fame d'aria, apro la bocca, ma ne esce un rantolo. Guardare il mondo da questa posizione mi fa ripensare al passato che ora apprezzo e comprendo in modo diverso, ma sembrano appartenere a un'altra persona. Mi costringo a guardare al di là di tutto ciò che mi circonda, vedo il cielo che si dipinge dei colori della sera.
Ricordo.
Il canto degli schiavi di ritorno dai campi di cotone si confondeva con il mellifluo torpore di un'aria pregna di malinconia. Sam, seduto sul patio, li osservava pensando a quanta pace ci fosse in quel luogo. Non si girò quando sentì il familiare cigolio prodotto dalla porta che si apriva, non erano riusciti a eliminarlo nonostante avessero tentato in ogni modo e avevano rinunciato quando Jim aveva sentenziato che fosse il lamento dell'albero che avevano abbattuto per costruire il telaio. Sam aveva sorriso alla sicurezza con cui il vecchio schiavo aveva proferito quelle parole; da quando aveva memoria Jim era stato sempre lì e a giudicare dalle profonde rughe che gli solcavano il viso doveva aver superato i settant'anni già da un bel pezzo. Un pensiero insopportabile lo invase: "Entrambi avevano vissuto un'epoca che inesorabilmente stava giungendo al tramonto divorando il loro mondo, tutte le loro certezze. Vite spezzate in frammenti di speranze."