Buon venerdì buon weekend buon tutto.
Buon capitolo e buona lettura, LorenaQuando mio padre e mio fratello tornarono a casa loro, mia madre si avvicinò di soppiatto.
Sapevo che non aveva creduto alle mie parole, era più sveglia rispetto agli altri e leggeva le mie emozioni da quando ero piccolo.
Gli bastava un solo sguardo e riusciva ad intuire cosa c'era che non andava.
E probabilmente c'era riuscita anche durante il pranzo, ma per qualche ragione non aveva voluto dirmelo.
Quindi aveva aspettato che gli altri se ne andassero per mettere su quello sguardo.
Le mani incrociate sotto il seno e la testa inclinata.
Aveva capito tutto.
"Simone?" mi richiamò.
"Mpf" mugugnai in risposta.
Ero praticamente già mezzo disteso sul divano, i piedi sul tavolinetto davanti e le braccia incrociate al petto.
Mi sarei addormentato di lì a pochi minuti se solo lei non mi avesse richiamato.
"Simo?" riprovò.
Sentii che con passi cadenzati si stava avvicinando a me e aprii un occhio.
"Lo so che sei sveglio" mi disse.
"No" risposi, richiudendo l'occhio e sistemandomi meglio.
Lei si sedette sul divano accanto a me e posò una mano sul mio ginocchio.
"Raccontami figlio mio, cosa c'è che non va?" chiese.
Scossi la testa.
Non avevo voglia di parlarne.
"Lo so che c'è qualcosa che non va" riprovò.
Mi limitai ad alzare le spalle.
"Se non me lo dici chiamo Jacopo e lo faccio venire qua".
La minaccia mi fece aprire un occhio. "Non ho niente".
"Lo sai che so che non è vero".
Il suo tono mi infastidì un po', non avevo voglia di discuterne.
"Dimmi cosa c'è che non va", mi ripeté all'orecchio, con un tono zuccheroso e finto. "Se me lo dici, ti do un cioccolatino alla ciliegia preso dalla mia scorta di San Valentino...".
Neppure un'offerta così allettante mi avrebbe convinto ad aprire la bocca.
Mi allontanai ancora un po', ma lei mi venne dietro e si avvinghiò a me mettendo la gamba sopra la mia.
Mi abbraccciò stretto. "Prima parli, prima ti lascerò in pace", tentò di corrompermi.
Non riuscii a trattenere uno sbuffo.
Come se fosse facile.
"Siiimoone", mi tubò all'orecchio in tono scherzoso, ignorando le mie proteste. "Dai, dimmelo. So che lo vuoi. Non lo dirò a nessuno, lo prometto".
"No", ribattei; ovviamente mi sentivo colpevole e lei lo sapeva benissimo.
"Sei una bugiarda" le dissi.
"Una bugiarda?", ebbe il coraggio di chiedere, come se davvero fossi convinto che l'avrebbe tenuto per sé.
"Va bene... lo dirò solo a una persona, d'accordo?" feci finta di arrendermi.
"A chi?". Lei rimase in silenzio, a dimostrazione del fatto che di solito la sua platea era molto più ampia. Dovevo scegliere a chi dirlo.
"A Carlotta" dissi sorridendole.
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Evermore
FanfictionSimone Balestra ha trascorso un'intera esistenza sui pattini: è campione di pattinaggio di coppia - o meglio - lo era. C'è un problema però, il suo ultimo partner l'ha scaricato senza dispiacersi troppo e ora non sa come fare. E per quanto sia talen...