Sei

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Dovevo pubblicare ieri ma non ho fatto in tempo.
Bacino e buona lettura, Lorena.

"Manuel" strillai.

Era la decima volta che provavamo a fare quella presa.

E nove che lui prendeva male la rincorsa e mi franava addosso.

"Man-" come non detto, era di nuovo precipitato su di me.

Di peso, tra l'altro.

Ululai per il dolore poggiandomi una mano sul fianco.

"Cazzo Simò!" parlò sulla mia spalla, stava cercando di rialzarsi ma senza successo, che le sue mani ormai tremavano per lo sforzo ed eravamo distrutti.

Ricadde su di me di peso, la testa precisamente all'altezza del mio cuore, potevo sentire il suo respiro sul braccio.

"Dai, ti aiuto" lo presi per il bacino e lo spostai di lato, disteso a pancia in giù sul materassino vicino a me.

Eravamo esausti.

Erano le due di pomeriggio e mancava ancora un'ora di allenamento, ma i nostri arti non parevano collaborare.

Manuel aveva cominciato a sbagliare mira mezz'ora fa e io ero troppo stanco per rimproverarlo.

Mi stava venendo un buco nel fianco per quante volte mi era franato addosso.

Guardai di lato e lo vidi respirare a pieni polmoni, l'aureola di capelli castani sparsi intorno alla sua testa e il naso lucido di sudore.

"S-Simo?" il tono si era addolcito, segno che la sessione di allenamenti di quel giorno era stata più pesante del solito.

La mia testa viaggiava già al momento in cui mi sarei immerso nella vasca dove avrei vegetato per almeno un'ora.

"Mh" il mio fu più un mugolio che altro.

La presa che stavamo facendo era una delle più difficili che avessimo mai provato.

Manuel doveva correre verso di me, arrivarmi davanti e in quel momento io dovevo afferrarlo per il bacino, sollevarlo e lanciarlo a quasi un metro di altezza, imprimendo forza sui suoi fianchi per farlo roteare in aria, e una volta finito doveva riatterare tra le mie mani e fare un mezzo giro su sé stesso per tenersi in equilibrio sui pattini.

Si era rivelato più difficile di quanto pensassimo, la sessione di allenamenti della mattina ci aveva già sfinito abbastanza.

Ogni volta che lo sollevavo per lanciarlo in aria non riusciva a girare su sé stesso e mi cadeva addosso.

Menomale che la stavamo provando ancora sui materassini.

Lo vidi passarsi una mano nei capelli e poi poggiarla sul petto, che si alzava e abbassava seguendo il suo respiro.

La maglia blu che indossava quel giorno gli fasciava il petto in una maniera che mi ipnotizzava.

Mea culpa se un paio di volte non ero riuscito a prenderlo in tempo perché stavo guardando da un'altra parte.

Dovevo ammettere che la situazione tra noi stava leggermente migliorando.

Eravamo così impegnati nel realizzare le prese che non avevamo tempo né voglia di metterci a discutere.

Seppur qualche occhiata di fuoco volava sempre.

La coach ci aveva abbandonati da un po', la invidiavo molto.

Vidi Manuel alzarsi su un fianco per afferrare la bottiglietta d'acqua accanto a sé e mandarne giù metà in un solo sorso.

"Vuoi?" disse porgendomela.

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