Fu un colpetto sulla fronte a svegliarmi.
Poi qualcuno disse "Buongiorno", costringendomi ad aprire gli occhi ed a guardare di sbieco il dito a pochi centimetri dalla mia faccia.
La secchezza delle mia gola e il dolore sordo alla testa mi spinsero a buttare via il lenzuolo che avevo tirato fino al mento. La trapunta non sapevo dove fosse finita.
Seduto sul bordo del letto c'era Manuel, pulito e in forma smagliante, con una maglietta azzurra che dava ai suoi occhi una strana sfumatura, che dovetti ammettere a me stesso mi piacesse molto.
"Che vuoi?", gemetti, tirandomi su e appoggiando la schiena alla spalliera del letto.
Lui ignorò la mia risposta rude e sorrise. "Vestiti. Devi farti una doccia e uscire da questa stanza per un po'".
Feci un paio di sbadigli, con una smorfia di dolore per via della gola irritata, e allungai la mano per prendere il bicchiere mezzo vuoto che stava sul comodino da quando Manuel se n'era andato la sera prima.
Bevvi l'acqua tiepida rimasta, poi gli chiesi: "E mi hai svegliato per questo? Per dirmi di fare una doccia?"
"E per portarti fuori di qui" aggiunse lui.
Non volevo uscire di casa. Nemmeno dal letto. E soprattutto non volevo farmi la doccia.
Con una mossa fulminea, che non mi lasciò il tempo di prevederla, Manuel avvicinò la mano al mio viso e mi diede un paio di schiaffetti sulla guancia.
"Muoviti. Margot non ha molta pazienza".
"Chi è Margot?"
Ero confuso.
"La conoscerai fra un minuto. Sbrigati. Nel frattempo, te porto un altro bicchiere d'acqua".
Manuel si alzò e fece una smorfia. "E lavati anche i denti".
Per un attimo mi venne voglia di alitargli in faccia per punirlo, ma non ne avevo le forze... e poi era stato gentile con me. Aveva fatto tutto il possibile per aiutarmi.
Nonostante i suoi commenti antipatici, decisi di risparmiargli il mio fiato puzzolente, almeno per quella volta.
Ma la mia domanda non aveva ricevuto risposta... Chi diavolo era Margot e perché dovevo conoscerla?
Soprattutto se ero malato.
Spalancai la bocca per ribattere, ma la mia testa iniziò a pulsare, ricordandomi che all'interno del mio corpo era in corso la guerra contro il virus.
E, quando scostai le lenzuola e feci penzolare le gambe dal letto, il mio corpo probabilmente mi maledisse.
Ogni singolo centimetro del mio corpo era dolorante, dalle palpebre alle dita dei piedi, e sentivo degli strani scricchiolii alle ginocchia. Mi alzai lentamente in piedi con un lamento.
"Non ho voglia di fare niente" dissi guardando Manuel davanti a me, fermo in mezzo alla stanza.
"Non ti costringerò a fare qualcosa", ribatté lui. "Ti ho detto che hai bisogno di riposo".
"Quindi... dove andiamo?"
Il suo volto rimase imperscrutabile.
"Non in un posto brutto".
Sbattei le palpebre.
"Ti fidi di...". Fece una smorfia. "Non importa. Vestiti e basta".
Chinai la testa e obbedii senza opporre resistenza, per darvi un'idea di quanto stessi male. Mi trascinai fino alla cassettiera, da cui presi un paio di calzini e dei boxer puliti.
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Evermore
FanfictionSimone Balestra ha trascorso un'intera esistenza sui pattini: è campione di pattinaggio di coppia - o meglio - lo era. C'è un problema però, il suo ultimo partner l'ha scaricato senza dispiacersi troppo e ora non sa come fare. E per quanto sia talen...