Nove

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Scusate per l'immenso ritardo, buon capitolo, Lorena.

Jacopo mi stava fissando da un quarto d'ora.

Lo sapevo e lo stavo volutamente ignorando.

Non che una situazione del genere fosse una novità, ma il suo sguardo mi provocava una certa ansia e cercavo di evitarlo.

"Simò?" Mi richiamò ad un certo punto.

Evitai di girarmi.

Se fossi scappato forse sarei riuscito a sfuggirgli, no?

Era sabato sera e avevo trascorso il pomeriggio a dormire, meritato riposo per l'allenamento extra che avevamo fatto quella mattina io e Manuel.

Non ero solito dormire il pomeriggio, perché poi crollavo come un corpo morto per almeno tre ore, ma quel giorno tutte le prese che avevamo fatto mi avevano sfinito, complice anche il dividere la stessa aria di Manuel per tutto quel tempo.

Quel ragazzo aveva il potere peggiore di tutti, ovvero risucchiare le mie energie solo con la sua presenza nelle vicinanze.

Portai le spalle in avanti e indietro per sgranchirmi gli arti e poi mi guardai allo specchio del soggiorno: avevo i capelli dritti e il segno del cuscino sulla guancia.

Poco male, in quelle condizioni mi avrebbero visto solo i miei.

Jacopo, che ancora aveva lo sguardo fisso sulla mia schiena, era seduto sul divano con Carlotta che gli dormiva accanto, accoccolata con la testolina sulla sua spalla e il corpo abbandonato sullo schienale del divano.

Sbuffai per il suo sguardo indagatore e mi diressi in cucina cercando di distrarmi.

Aprii il frigorifero e afferrai una bottiglia d'acqua, bevendo direttamente da lì.

Mia madre aveva chiamato qualche minuto prima, avvisandoci che sarebbe tornata da lì a poco e chiedendoci di apparecchiare per quando sarebbe tornata con mio padre e le pizze.

Il sabato sera era uno dei pochi momenti che potevamo passare tutti insieme, Jacopo e Vanessa spesso venivano a cenare a casa nostra e mia nipote di tanto in tanto rimaneva a dormire fino al giorno dopo.

Cominciai ad apparecchiare ignorando mio fratello, che mi stava ancora guardando e sembrava sul punto di dire qualcosa.

Lo vidi spostare delicatamente la testa di Carlotta dalla sua spalla per potersi alzare, poi la coprì con un plaid che trovò lì vicino e si avvicinò a me con un passo cadenzato.

"Simò?" Mi richiamò.

Alzai gli occhi e lo guardai, "Jacopo, parla e basta".

Lui mi guardò per qualche secondo, poi fece il giro del tavolo per potersi avvicinare ancora.

"Hai presente Manuel?" mi chiese, come se non lo conoscessi, come se non fosse il mio partner da più di un mese e ci passassi più della metà del mio tempo.

"Sì Jacopo, ho presente Manuel" risposi, un tono vagamente infastidito che lo fece ridacchiare.

"L'ho incontrato l'altro giorno" esclamò dopo qualche secondo di silenzio.

Arrestai i miei movimenti per guardarlo e spronarlo a parlare.

"Era con Marta" aggiunse con un filo di voce.

A quel nome mi irrigidii e lo fissai.

Marta? Quella Marta?

La partner assolutamente bellissima e con la quale aveva avuto tantissima chimica fino a poco tempo prima?

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