Epilogo - Seconda parte

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Molto stupita da me stessa per avercela fatta, ma finalmente Evermore è finita, dopo sei mesi era anche ora direi.
Trigger warning per uno smut che magari vi fa cagare eh, non lo so, ma se non vi fa cagare top, mi sono impegnata per una volta.
Vi ringrazio per tutte le stelline e tutti i commenti che mi lasciate sempre, anche se magari ci metto sei mesi a scrivere un capitolo e poi vi scordate il resto, ci sto lavorando.
Buona lettura!
Lorena :)

Mattia fece subito amicizia con la nostra nuova inquilina, Diana era un cane molto socievole, ed essendo ancora cucciola, si trovava bene con il frutto della nostra progenie, che sembrava più interessato alla sua coda che al fatto che fosse un cane.

Mattia era stato abituato a crescere con gli animali di Manuel, i nostri animali, e non si era mai fatto problemi ad accarezzare Zeus - più che accarezzare si limitava a tastarlo con molta forza - e a farsi leccare da Ragù, che a volte lo puliva come fosse uno dei suoi piccoli. 

Manuel, un occhio a nostro figlio e uno al televisore, perché i mondiali intanto andavano avanti e insomma, - chi eravamo noi per non vederli? - continuava a girare e rigirare la pasta nella pentola che potevo benissimo immaginare quanto si stesse scuocendo, tanto era impegnato a seguire le esibizioni dei pattinatori di quell'anno.

"Da qua" dissi, sfilandogli il cucchiaio di mano e scolando la pasta.

Poi aggiunsi un po' del vasetto di pesto che mio fratello ci aveva gentilmente regalato e misi a tavola i piatti.

Io e Manuel eravamo seduti l'uno di fronte a l'altro, Mattia, invece, col seggiolone in mezzo a noi.

Gli tolsi dalle mani l'ennesimo pupazzetto distrutto, perché se lo metteva in bocca e sapeva che non doveva, ma gli stavano ancora crescendo i dentini, quindi era più forte di lui.

Gli misi un bavaglino al collo e gli porsi la sua porzione di pasta, che avrebbe divorato buttandone la metà a terra.

La pediatra ci aveva detto di abituarlo a mangiare da solo, anche se Manuel era molto scettico a riguardo, lo vedevo posare gli occhi su di lui di tanto in tanto con aria preoccupata e mi veniva da ridere.

Manuel versione papà era forse la sua versione migliore, mi dava un senso di pace vederlo a che fare con un esserino così piccolo, lui che era stato abituato tutta la sua vita a badare solo ad animali che erano molto più indipendenti. 

Mattia gli somigliava in tantissime cose, alzava gli occhi al cielo come lui, si scostava i riccioli dalla fronte come Manuel era sempre solito fare ed era anche incredibilmente testardo come lui.

Da quando era entrato nelle nostre vite avevo avuto l'impressione di vedere una sua piccola versione in tutto e per tutto.

Continuando a guardare il programma, mormorò ad un tratto: "Scommetto che potremmo ancora vincere se gareggiassimo".

Annuii, guardando la coppia che faceva una spirale della morte che Manuel e io saremmo stati ancora in grado di fare più velocemente, ci avrei scommesso.

Non che ci allenassimo più, ma molte mattine, prima che la pista si riempisse di giovani pattinatori pieni di grinta e coraggio, mi prendeva la mano e ripetevamo delle versioni private dei nostri vecchi programmi, cercando di non perdere la tecnica e la manualità che avevamo accumulato nel corso degli anni. 

Ridevamo per metà del tempo, sostituendo quasi sempre i tripli con i doppi, ma ogni tanto ci guardavamo negli occhi e capivamo che stavamo pensando la stessa cosa. E facevamo un triplo toe. O un triplo toe-loop. 

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