Sedici

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Scusate per la lunga, lunghissima attesa, sentivo la pressione dell'ultimo capitolo e l'ho rimandato fin troppo. Mi mancherà molto scrivere di questi idioti sui pattini.

Buona lettura, Lorena

"Un minuto".

Sciogliendo le spalle, inspirai profondamente, espirai e poi ripetei tutto. Era facile ignorare il pubblico esultante per la coppia sul ghiaccio che aveva appena finito di esibirsi. Ed era ancora più facile ignorare i fiori e i peluche che piovevano dalla folla.

Ero forte. Ero elegante. Potevo fare tutto. Non ero debole o impreparato.

Il mondo non sarebbe finito se avessi fatto schifo o sbagliato qualche passo.

Sapevo quello che dovevo fare.

Ero sempre stato capace di farlo. Forse
non ero nato esattamente per questo, ma l'avevo fatto mio. Me ne ero impossessato e sarebbe stato mio per sempre.

Quattro minuti e una manciata di secondi per dare prova di una vita di duro lavoro. Un gioco da ragazzi.

"È ora", mi disse la voce della coach quasi direttamente nell'orecchio, mentre la sua mano andava a posarsi leggera sulla mia spalla.

Annuii lanciandole un'occhiata con la coda dell'occhio prima che mi lasciasse andare e facesse un passo di lato per fare lo stesso con Manuel, che era a pochi metri di distanza e scioglieva i muscoli delle mani e delle cosce.

Notai che lui la guardò, proprio come avevo fatto io, annuendo, come me.

E guardò me oltre la spalla.

Quei luminosi occhi castani incrociarono direttamente i miei, e non avemmo bisogno di annuire o niente del genere. Ci sorridemmo e basta. Il nostro piccolo segreto. Una cosa tutta nostra.

Quella mattina ci eravamo svegliati nella mia stanza d'hotel, con me che sbavavo sulla sua mano e la sua gamba buttata su una delle mie, ed era stata la mattinata più bella della nostra vita, per tutti e due.

Me l'aveva detto, ma io lo sapevo già.

Poi mi aveva dato un forte pizzicotto sulla natica, ed era così che doveva andare tra noi. Era perfetto.

Lo stavamo facendo davvero.

Fra noi c'era questo.

C'era amore, ma anche rispetto e fiducia, eravamo una coppia equilibrata in tutti gli aspetti.

Sapevo che se avevo bisogno di lui, lui c'era.

A livello fisico e mentale, Manuel c'era sempre per me.

Era la persona con cui avevo intenzione di svegliarmi tutte le mattine per un tempo indefinito, ma anche quella con cui mi allenavo dalla mattina alla sera.

Avevamo deciso che non c'era più bisogno di nascondere ciò che provavamo, se avessimo fatto interviste in cui ci avrebbero chiesto una conferma l'avremmo data senza problemi.

Ero stanco di dover negare che Manuel mi piacesse o che fosse solo il mio partner, era molto di più.

Lo guardai e il sorriso che gli si insinuò sulle labbra e sui muscoli delle guance facendo spuntate le sue bellissime fossette era furbo, quasi malizioso, una promessa di quello che sicuramente sarebbe successo quella sera, indipendentemente da tutto.

Indipendentemente dall'esito di quella gara.

Era il suo sorriso fiducioso. Quello che rivolgeva a me. Era mio.

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