So che siamo in settimana santa e probabilmente nessuno leggerà il capitolo ma eccoci qui e, come al solito, buon venerdì.
LorenaLa mia macchina non funzionava.
Non solo i fili erano bruciati, ma si era anche scaricata la batteria, il che mi aveva costretto a lasciarla da mio zio per quasi una settimana.
E avevo dovuto chiamare Manuel.
Non di mia spontanea volontà, sia chiaro.
Avevo chiesto a Jacopo ma era - ovviamente - occupato.
Come mia madre e mio padre.
Che mi avevano consigliato di chiedere un passaggio a Manuel, visto che - purtroppo - abitavamo abbastanza vicini e per mia sfortuna possedeva una macchina.
E allenandoci insieme avevamo gli stessi orari.
Uscii dalla porta di casa sbuffando, non avevo messo in conto di dovermi sottoporre alla sua presenza fin dalle cinque di mattina.
Col borsone in mano mi avvicinai all'auto parcheggiata fuori dal cancello.
Manuel aveva il finestrino abbassato e già mi stava fissando.
"Buongiorno schiappa" esordì così, un ghigno sul viso e una sigaretta tra le dita che portava alla bocca di tanto in tanto.
"Manuel" feci un gesto con la mano e aprii lo sportello per poter entrare nella macchina.
Lo strattonai avvicinandolo a me con forza per prendere la sigaretta tra le dita ed uscii nuovamente dal veicolo per poter andare a buttarla ad uno dei cestini fuori.
"Ma che-" Manuel mi guardava sconvolto e scossi la testa rientrando in macchina e sbattendo lo sportello.
"Sei un'atleta Manuel, non puoi fumare" dissi.
"Fumare mo'" prese a gesticolare. "Era 'n drummino al volo".
"Sì sì" mi girai per prendere cintura e mettermela, "Come no".
"Fumà ogni tanto te aiuterebbe" mi disse quando mi girai a guardarlo.
"Certo".
"Sei sempre così nervoso Simò, rilassate".
Lo vidi appoggiare una mano al mio sedile e guardarsi indietro per fare retromarcia.
Ammisi a me stesso che Manuel Ferro aveva un profilo disegnato da una creatura celeste.
E il pensiero mi fece rabbrividire.
"Tra l'altro" riprese a parlare girando il volante con una mano aperta - gesto che mi fece deglutire un paio di volte in mancanza d'aria - "conosco pure 'n altro modo che te farebbe rilassà".
Cercai di dissimulare il rossore che sentivo sulle guance alzando gli occhi al cielo.
"Man-"
Mi interruppe subito - "Guarda che-"
"Non finire la frase".
"Ma che te pensi Simò" rigirò il viso per potermi guardare e mise la mano sul cambio, "mica dicevo quello".
Alzai un sopracciglio nella sua direzione e incrociai le braccia al petto. "No?"
"Certo se te voi rilassà 'na volta se potrebbe pure fa' ma-"
Lo spinsi da una spalla e ridacchiò mettendo in moto la macchina e partendo, "Sempre in amicizia si intende".
"Certo".
"C'è da di' che molti amici se rilassano in altri modi ma ecco, se tu volessi, alla fine..."
"Manuel?"
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Evermore
FanfictionSimone Balestra ha trascorso un'intera esistenza sui pattini: è campione di pattinaggio di coppia - o meglio - lo era. C'è un problema però, il suo ultimo partner l'ha scaricato senza dispiacersi troppo e ora non sa come fare. E per quanto sia talen...