Una volta lessi che, per
essere felici bisognava
trovare l'amore.
Presi una matita e
sottolineai quella frase
più volte, cerchiando
la parola “felici”.
Infine, chiusi il libro,
lasciando in mezzo la
matita come promemoria,
e lo posai sopra la mensola.
Mi infilai sotto le coperte
di quel letto sempre
troppo piccolo per
contenere tutti i miei
pensieri, e sistemai i
cuscini in modo da
avere la testa rialzata
per poter intravedere
le stelle, che bruciavano
e brillavano, fuori da
quelle fredde finestre
di camera mia.
Pensai. Pensai che forse,
un giorno, anche io
avrei trovato qualcuno
che, col suo amore, mi
avrebbe reso davvero felice.
Mi immaginavo spesso
come una palla composta
da frammenti di vetro;
tutti, guardandomi,
riflettevano il loro
sguardo, e vedevano
in me ciò che volevano
vedere loro, non
conoscendomi mai
realmente. Nessuno mi
capiva, tantomeno
cercava di aiutarmi,
perché appena tentavano
di avvicinarsi, si
ferivano toccandomi.
Non sapevano che quelle
scaglie appesantivano
anche me, soffocandomi
sotto di loro, annullando
la mia persona, il mio
carattere, me stessa.
Si, ero imprigionata
in una gabbia invisibile
agli occhi. Leggendo
quella frase passai
molto tempo fantasticando
e nutrendo la speranza
che qualcuno, un giorno,
avrebbe posto fine
al mio dolore. Qualcuno
che mi avrebbe
accettata per come ero,
coi capelli costantemente
spettinati e gli occhi bassi.
Che mi voleva accanto
nonostante i miei silenzi,
i miei sospiri, i miei
momenti bui. Qualcuno
che non scappasse dalle
mie paure ma mi aiutasse
ad affrontarle. Ma ero
troppo ingenua per
capire che il dolore che
provavo non era esterno,
bensì interno. Era il
cuore di quella palla
di vetri rotti. Solo dopo
anni, mentre sistemavo
i miei vecchi libri in un
cassetto, rispolverandoli
mi ritrovai quel romanzo
fra le mani. Le pagine
stropicciate perché lette
troppe volte, le parole
un po’ sbiadite, la matita
ancora in mezzo, come
segnalibro per quella frase.
Solo allora, dopo tutti
i miei sbagli, dopo
essermi procurata
troppe ferite, dopo aver
finito le lacrime dai
pianti ed essermi
mangiucchiata tutte le
unghie per la paura.
Solo dopo essermi persa
nel buio, da sola, col cuore
che minacciava di
rompermi la gabbia toracica,
ho saputo interpretare
nel modo corretto quella frase.
Ho sempre creduto che
per essere felice,
qualcuno dovesse amarmi.
Ma con l'esperienza
ho imparato che dovevo
essere io stessa quella persona._.nonsonosoloparole._
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Perché in fondo... Non sono solo parole
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