Capitolo 7

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D’accordo, due parole che possono significare la mia vita o la mia morte.

“Perché non facciamo una piccola scommessa, mh? Non intendo ucciderti, la tua vita vale molto più della tua morte” mi dice con fare saccente, con l’arroganza di chi sa che in ogni caso vincerà la sfida. Come si sbaglia!

“D’accordo” rispondo io “se vinco io, tu lasci andare via di qui me e i miei uomini sani e salvi, senza giochetti”

“E se vinco io?” mi chiede avvicinandosi di un passo e inginocchiandosi accanto a me, ancora stesa a terra.

“Che cosa vorresti?” gli domando. Non so cosa potrei offrirgli e in ogni caso confido nella mia vittoria.

“Voglio che tu e i tuoi uomini restiate qui e che non cerchiate mai più di fuggire via. MAI!”
 
“Accetto” rispondo dopo un veloce ragionamento. In pratica ho appena firmato la mia condanna a morte e quella dei miei uomini.
“Però voglio un duello regolare, con la mia spada”

Sorride avvicinando ancora di più i nostri visi “Data la mia grande magnanimità di darò oggi stesso tutta l’acqua e il cibo che desideri. Che non si dica che non è stato un duello leale” dice l’ultima frase allontanandosi dalla tenda.
Quella sera mangio tutto il cibo che posso senza però appesantirmi, devo essere in forze per domani, non rallentata. Per la prima notte da quando sono prigioniera non sono più legata alla mia sedia e posso dormire distesa a terra. Hanno portato via il letto ma il terreno è comunque meglio di quell’ammasso di legno scricchiolante.

Il mattino seguente mi sveglio in autonomia. Oggi è il grande giorno, oggi si decidono le sorti del mio futuro e di quello dei miei uomini. Noto subito la presenza di una nuova maglia sul tavolino, finalmente dopo giorni posso sostituire quella rotta tempo addietro. Non faccio quasi in tempo a rivestirmi che Eyal irrompe nella tenda.
“Il Capo ti vuole. È l’ora!” ruggisce.

Fa per prendermi per il braccio mentre mi accompagna fuori, alche gli rispondo “So camminare benissimo da sola!” In questo momento non sono una principessa, sono una guerriera e intendo lottare.

La sensazione della luce solare sulla mia pelle mi investe di un calore nuovo. Non pensavo mi sarebbe mancata tanto.
Raggiungiamo uno spiazzo tra le tende che mi sembra di riconoscere. Dovrebbe essere lo stesso posto dove quella sera mi hanno atterrato. La situazione è più o meno la stessa, una quarantina di uomini disposti in cerchio, solo che questa volta al centro del cerchio non ci sono io, non ancora almeno, ma il Capo. Ogni suo uomo tiene una lama puntata alla gola di uno dei miei, probabilmente temono che io non rispetti le regole e uccida il loro prezioso Capo.
Mi porge una spada non appena avanzo nel cerchio. Come faccia a sapere che quella è realmente la mia spada non ne ho idea e la cosa in parte mi spaventa.

“Le regole sono semplici, mia cara principessa. Non lotteremo all’ultimo sangue o al primo. Faremo alla meglio dei tre. Tre round dove sarà vincitore quello che non lascerà possibilità di mossa all’altro. Sono stato chiaro?”

Con la testa faccio cenno di sì. Continuo ad odiare quando mi chiama principessa.

“Bene, cominciamo!”

I primi minuti li passiamo a far roteare le spade nei nostri polsi. Io devo riprendere la manualità dopo essere stata legata per giorni, lui invece credo voglia solo copiare le mie mosse per capirle e poi prevederle.
Poi si comincia a fare sul serio. 

Cerco di mettere in pratica tutti i miei insegnamenti degli ultimi anni. Opto per una piccola pillola di psicologia, faccio finta che una caviglia mi faccia male, cosa plausibile dopo essere stata legata a lungo. Zoppico un po' portandolo a puntare la sua spada alla mia gamba dolorante. A quella sua mossa con un balzo evito la lama, faccio un salto sul posto e gli blocco la spada a terra con il finto piede malfermo, dopodiché gli punto la mia spada alla gola.

Lui risponde "Punto a te, principessa, bella mossa!" Il complimento sembra stranamente sincero.

-Che si stia divertendo?-

Vedo i suoi uomini innervosirsi prima che io tolga la mia lama dal loro preziosissimo Capo.

Ha inizio il secondo round. Non dovrei montarmi la testa, devo ancora vincere un duello prima di dichiararmi vincitrice, ma l'ebrezza di aver battuto quel pallone gonfiato mi dà un falso senso di protezione. Senso molto ingannevole dato che in meno di qualche minuto finisco a terra con la punta della sua spada puntata verso di me.
Siamo uno pari, il prossimo punto è decisivo!

Iniziamo il terzo round, un round che non posso assolutamente perdere, se non per me per i miei uomini.
Partiamo con qualche mossa di scherno, la mia lama incontra la sua per poi staccarsi immediatamente. Andiamo con dei giochi di gambe, come se stessimo ballando un valzer, un passo avanti e due passi indietro. 

Continuiamo così per un po' fino a che non ci stanchiamo e iniziamo a velocizzare. 

-Ancora un passo, poi altri due, avanti e indietro

Potremmo andare avanti all'infinito. Invece decido di fare la mia mossa, scopro un fianco inducendolo a colpirlo per poi prenderlo di sorpresa. La cosa non va esattamente come avevo previsto e finiamo l'uno davanti all'altra con le rispettive lame poggiate sui nostri colli.
Per un istante che sembra infinito ci guardiamo fissi negli occhi, mantenendo i nostri visi a pochi centimetri l'uno dall'altro, aspettando che l'avversario ceda per primo la spada.

"A quanto pare siamo in una situazione di stallo" mi dice, quasi sussurrando "Cosa hai intenzione di fare?"

Dopo averci pensato un attimo, senza mai staccare gli occhi o la lama da lui, gli rispondo con lo stesso tono "Lascia andare i miei uomini"

"Il patto non era questo. Tu non hai vinto l'incontro, non posso lasciarvi andare"

"Infatti ti ho detto di lasciare andare loro, non me!"

Dopo avergli lasciato qualche istante di silenzio per pensare riprendo "Il patto ora è questo: tu li lasci andare, sani e salvi, e io resto qui con te. Ti do la mia parola che non cercherò di scappare"

"Come so che non mi taglierai la gola non appena loro saranno fuori di qui e che non proverai ancora a scappare? Mi tengo uno dei tuoi uomini qui come garanzia"

"No! Fallo e l'accordo salta. Per quanto riguarda le mie promesse ti ho già detto che hai la mia parola e la parola di una principessa è sacra, per nulla al mondo le verrei meno"

Ci fu un altro attimo di silenzio prima che lui prendesse una decisione.
"Va bene, li lascerò liberi non appena abbasserai la spada" 

"Lo farò solo dopo che avranno raggiunto il cancello!"

Fece un cenno con la mano libera ai suoi uomini, i quali, con riluttanza, iniziarono a condurre i miei uomini al cancello dell’accampamento. 
Mentre li guardavo con la coda dell'occhio andar via gridai loro "Non dite a nessuno che sono qui e non tornate a prendermi, questo è un ordine!"
Stavo mettendo la parola fine alla mia vita ma almeno i miei uomini avevano salva la loro.

Due cuori sotto scaccoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora