Capitolo 3

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“ASSOLUTAMENTE NO!” urla la mia sorellina alzandosi di scatto dalla poltrona.

“Puoi pure scordarti che io assecondi questa tua folle idea di andare a combattere in mezzo alla battaglia!”

“Non ho altra scelta Layla” le rispondo io con tono calmo, ancora seduta sulla poltrona. Mi aspettavo questa sua reazione, come ho detto, è troppo emotiva.
“Qui sono inutile, Permettimi di fare qualcosa per il nostro regno” continuo io.

“Puoi rimanere qui con me, aiutarmi con i trattati di pace, aiutarmi a trovare una soluzione diplomatica, aiutarmi…aiutarmi…non lo so, con qualunque cosa, ma almeno saresti qui al sicuro” riprende lei, ormai troppo soggiogata dalle sue emozioni per ragionare.

Mi alzo lentamente dalla poltrona e mi avvicino a lei, prendendole entrambe le mani nelle mie per tranquillizzarla: “Sappiamo entrambe che la diplomazia non è la mia specialità, vi rallenterei solamente. Lascio che ve ne occupiate te e papà. Ho fiducia che farete uno splendido lavoro” le dico quasi in un sussurro.
So che le si sta per formare una lacrima sul viso così gliel’asciugo prontamente. Anch’io conosco bene mia sorella.

“Starò attenta, te lo giuro! Non scenderò in battaglia a meno che non ne sia costretta”

A queste parole Layla alza finalmente lo sguardo su di me. Ha gli occhi lucidi e in cuor mio spero che i miei non siano nella stessa situazione al momento. Devo essere forte per lei e per me.
“Me lo giuri che tornerai da me sana e salva?!”mi chiede lei infine.

“Te lo giuro!”

Per fortuna il discorso fatto a mio padre è molto più semplice. Come mi aspettavo ha subito capito la logica dietro il mio gesto e dopo poche parole ha assecondato la mia scelta: il mattino seguente sarei partita per il fronte.

Ho detto loro di non aspettarsi mie lettere o informazioni di alcun genere sulla mia posizione. Sebbene mia sorella abbia impiegato un po’ di tempo a comprendere la mia decisione ha poi dovuto accettare.
Se avessi dovuto tenerli aggiornati su tutto c’era il rischio che una qualunque di queste lettere venisse intercettata dal nemico e una principessa, seppur non erede diretta al trono, vale fin troppo. La mia presenza sul campo di battaglia doveva essere un segreto per tutti.

Quella sera, dopo cena, andai immediatamente in camera a riposare, chissà quando avrei mai dormito di nuovo in un letto comodo.
Neanche il tempo di poggiare la testa sul cuscino che già ero entrata nel mondo dei sogni, dal quale mi svegliai di prima mattina, senza ricordarmi se avessi o meno sognato qualcosa.

Decisi di non protrarmi oltre, mi fasciai il petto, misi dei vestiti da uomo e raccolsi i capelli in alto in modo da poterli nascondere dietro un cappello e non dare troppo nell’occhio. Raccolsi la mia spada, l’arco e la faretra che avevo già preparato il giorno prima e che ora stavano poggiati ad una delle poltrone della mia stanza.

Scesi al piano terra cercando di non fare rumore, il mio piano era quello di andarmene senza che nessuno se ne accorgesse, per evitare i saluti con i pianti e gli abbracci che ne sarebbero conseguiti.
Mia sorella doveva però aver intuito il mio piano, infatti mi aspettava alla porta che conduceva alle stalle.

“Pensavi di andartene senza salutare?” chiese con fare ironico.

“L’idea era quella” le dissi, mostrandole il sorriso più bello che potessi fare in quel momento.

Ci abbracciammo come due persone che già sanno che non si vedranno per molto tempo. Non eravamo mai state lontane per più di mezza giornata.
Fui io la prima a staccarmi da quell’abbraccio. Non volevo mi togliesse tutta la determinazione che avevo di andare avanti. Salì in groppa al mio cavallo e mi diressi verso il cancello.

“Ti voglio bene Hel!”

“Anch’io!”

Queste furono le ultime parole che dissi a mia sorella prima di intraprendere il mio cammino verso quella che avrebbe, essenzialmente, potuto essere la mia morte.

Due cuori sotto scaccoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora