Capitolo 9

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Atsumu's POV

Finalmente, dopo un'intera settimana, la caviglia è guarita e non sento più nessun dolore, solo un leggero fastidio. Fortunatamente in questi giorni ha piovuto molto, quindi non avremmo potuto continuare anche se non mi fossi fatto male. Ne abbiamo approfittato per riposarci, e anche per conoscerci meglio, anche se all'inizio Omi era in ansia che le tracce scomparissero. Alla fine sono riuscito a convincerlo, dicendo che anche lui avrebbe dovuto trovare riparo dalla pioggia, perciò sarebbe stato inutile.

Dopo aver placato le sue ansie, abbiamo parlato di tante, tantissime cose, personali e stupide, insicurezze e bravate, cosa ci piace dell'altro e cosa ci piace di noi, e posso ormai dire che la nostra scommessa l'ho vinta io, anche se non penso riuscirò mai a farglielo ammettere.

"Atsumu sei pronto?" sento una voce dall'altra parte della caverna.

"Sto arrivando!" dico in risposta, affrettandomi a chiudere la mia bisaccia e prendendo in braccio Kaze, che sta ancora dormendo.

Allungo il passo per raggiungere l'entrata della caverna, dove trovo Kyoomi, pronto a partire.

"Hai preso tutto?" mi chiede, appena mi vede.

"Si mamma, non preoccuparti." gli rispondo, canzonandolo un po'.

Lui sospira leggermente, poi si avvia per il sentiero, facendomi cenno di seguirlo.

Dopo alcune ore di cammino, intervallate da brevi pause per riprendere fiato, ci fermiamo in una radura abbastanza spaziosa, con l'intento di fare pranzo.

Ad un certo punto, mentre stiamo preparando il cibo, vedo Kyoomi fermarsi, voltandosi per guardare la fitta boscaglia che circonda la radura.

"Va tutto bene Omi?" chiedo, leggermente preoccupato.

Lui sembra risvegliarsi da una sorta di stato di trance e, voltatosi verso di me guardandomi negli occhi, facendomi arrossire leggermente, annuisce quasi impercettibilmente.

Così continuiamo i nostri preparativi, ma continuo a tenere d'occhio il mio amico, che sembra preoccupato del bosco.

"Che c'è" dico giocosamente dopo un po' "hai paura che gli alberi ti portino via?"

"Non sono gli alberi a preoccuparmi, ma ciò che si nasconde fra le loro fronde." risponde, portando un silenzio diverso dai nostri, uno carico di tensione e attesa.

Dopo un po' lo sento sbuffare "Atsumu, c'è qualcosa che non ti ho detto. Sediamoci un attimo." dice, con aria seria.

Così ci sediamo su un tronco caduto lì vicino, e io rivolgo lo sguardo verso il bosco, cercando di intravedere qualcosa.

"Non vedrai nulla." mi avverte Sakusa, non aggiungendo altro e facendo tornare qual silenzio così strano.

"Sai già che io non sono interamente fantasma." è la prima cosa che dice "Mia madre era un'umana, e, dopo aver conosciuto mio padre si sono innamorati e hanno avuto me. Probabilmente ti starai chiedendo in quella tua testolina come sia possibile che un umano e un fantasma siano entrati in contatto, figuriamoci avere un figlio. La spiegazione è molto semplice: mia madre era una medium, ossia uno di quei pochi umani capaci di toccare i fantasmi. Ma lei era molto più di questo. La sua abilità era così grande che le era possibile vedere gli spettri, invisibili persino agli stessi fantasmi. Questi sono anime di creature ormai morte ma che non riescono a staccarsi dalla vita, spesso per un rimpianto o un rimorso particolarmente forte. Questa sua abilità mi è stata trasmessa. Non ne parlo spesso, dopo la morte di mia madre, avvenuta subito dopo la mia nascita, per mio padre era doloroso sapere che un così importante pezzo di lei fosse rimasto dentro di me. La amava molto, forse troppo, e mi ha sempre disprezzato perché mi attribuiva la colpa della sua morte."

Le imperfezioni dell'amore~ A Sakuatsu storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora